Pdl senza struttura, senza ruoli e senza voce

capezzone

Il Pdl si caratterizza sempre più come un partito invertebrato, senza spina dorsale. Un partito che si esprime univocamente solo quando parla Silvio Berlusconi,  perché in questi casi nessuno dei suoi osa contraddirlo. Al contrario, quando a parlare sono gli altri componenti del Popolo della Libertà, succede il caos; chi non sapeva, chi non ha sentito, chi non sa come comportarsi, chi aspetta le direttive del presidente del Consiglio, perché senza quelle non si sa cosa dire, chi si appresta a dire che tizio o caio parla a titolo personale, ecc.. Insomma accade quello che nemmeno alle elementari succede quando in aula manca la maestra: confusione totale. Questa semplice considerazione nasce dagli ultimi fatti accaduti in Parlamento e qua e la per l’Italia e conferma ciò che è la convinzione di una cospicua parte degli iscritti al Pdl: disorganizzazione. Questa lacuna partitica si sta evidenziando soprattutto nell’ultimo periodo, dalla fuoriuscita di Fini & Co., perché in precedenza, in un  modo o nell’altro, tutto era contenuto, nei toni e nei modi. Ma probabilmente accade anche a causa della leadership berlusconiana divenuta ridondante senza Fini. Tuttavia, dopo le diatribe interne che hanno accompagnato tutto l’iter parlamentare prima che il decreto sul processo breve passasse alla Camera, dopo la retromarcia sul nucleare che non ha avuto una bella eco sull’opinione pubblica a causa dell’evidente opportunismo temporale, dovuto solo alle conseguenze del sisma giapponese e non per causa di scelte concettuali, e dopo l’uscita infelice del candidato consigliere al comune di Milano, Roberto Lassini, un’altra tegola si è abbattuta sul Pdl. Questa volta si tratta di un’uscita a dir poco da sprovveduto del deputato Remigio Ceroni: modificare l’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana. Senza commenti. Da queste liti interne e dalle uscite estemporanee sempre più frequenti si evince, secondo me, la mancanza di struttura del partito, il rispetto dei  ruoli partitici necessari a far capire agli interni chi deve parlare a nome del partito e agli esterni quel’ è il pensiero del partito stesso e cosa viene detto a titolo personale. Il Pdl, è noto, è un partito formato sulla personalità del grande capo Silvio Berlusconi, che l’ha creato, lo finanzia ( o almeno lo finanziava all’inizio dell’avventura) lo ha plasmato e lo ha reso strumento per governare grazie soprattutto alla sua abilità nel comunicare i propri concetti e alla persuasione che egli riesce a capitalizzare, ma tutto ciò non basta perché la figura del fondatore è in netta discesa. Ma il declino si evidenziava già dal 2010, perché un partito importante non si può permettere situazioni tipo il pasticcio creato nel Lazio alle ultime elezioni regionali dove il Popolo della Libertà rimase senza lista a causa di un errore burocratico causato a quanto pare da un Alfredo Milioni qualsiasi, il presidente di sezione incaricato di presentare i nomi dei candidati. L’assenza di ruoli definiti e di una voce unica sono probabilmente le cause del decadimento di uno dei più grandi partiti nazionali. Tant’è che Daniele Capezzone, attuale portavoce del Popolo della Libertà, nell’ultimo periodo sembra ricoprire sempre meno il suo ruolo che, mancando, favorisce in questo modo quelle voci disparate e quelle iniziative inopportune che offrono uno spettacolo davvero imbarazzante per il partito ma soprattutto per l’Italia intera.

Enzo Di Stasio

Foto: notizieincircolo.blogspot.com

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