Ossessionati dal Mare: la ricerca dei personaggi di Baricco e Calvino

Due autori apparentemente così differenti per stile, forma e tematiche trattate si trovano accumunati dalla costruzione di personaggi che presentano la stessa, morbosa, ossessione: il mare. Entrambi gli autori, infatti, sviluppano accurate riflessioni sul rapporto tra l’uomo e il Mare, sull’incapacità umana di comprendere appieno i segreti del reale, di giungere in fondo al suo mistero.

In “Oceano Mare” di Baricco tutti i personaggi dell’opera entrano in contatto con esso, ognuno in maniera differente, ma egualmente profonda, quasi mistica, intraprendendo, ognuno a suo modo, una ricerca, un’indagine che li condurrà alla scoperta del reale.

Il primo personaggio che incontriamo è Plasson, il pittore, che stancatosi <<della pornografia>>, ovvero della ritrattistica, dedicherà la sua vita interacopertinaoceanomare_1258477364 a cercare di ritrarre il mare utilizzando, per dipingere, proprio l’acqua delle sue onde che, asciugandosi immediatamente, restituirà alla tela la sua verginità. Ma non è un problema per Plasson; sa di non poter ritrarre il mare finché non avrà trovato i suoi occhi, il suo inizio. In questa ricerca sarà affiancato dal professor Bartlebloom, un individuo singolare, che fissa per ore il mare cercando instancabilmente un qualcosa che rende la sua ricerca complementare a quella di Plasson: il punto esatto in cui il mare finisce.

Entrambi risultano totalmente immersi in questa ricerca, effettuata in maniera quasi scientifica, proprio come “Palomar” di Calvino, nel momento in cui Palomar stesso si trova su una spiaggia mentre cerca di <<vedere un’onda, cioè di cogliere tutte le sue componenti simultanee senza tralasciarne nessuna>>. Non a caso, il nome del protagonista dell’opera è lo stesso del monte californiano deve è installato uno tra i più potenti strumenti visivi esistenti, il telescopio Hale. Palomar, infatti, nella sua attenta analisi, procede sistematicamente isolando un’onda, seguendola per creare un inventario dei suoi movimenti da comparare ai movimenti delle altre, per passare poi alla descrizione della stessa, dopo averla osservata oggettivamente come fenomeno.

Ma mentre le ricerche effettuate da Plasson e Bartlebloom in “Oceano Mare” non li condurranno ad una “scoperta scientifica”ma alla riscoperta di sé stessi e del proprio universo interiore, il processo compiuto da Palomar lo farà giungere alla conclusione che ogni onda, seppur unica, è simile a tutte le altre, aprendo la riflessione sul rapporto unità/varietà, sull’infinita complessità del reale; quindi nessuno dei tre personaggi giunge, alla fine, ad ottenere vere e proprie “scoperte scientifiche”, a trovare delle risposte effettivamente connesse alle proprie ricerche ma, nel loro cercare, compiono comunque un percorso che può essere definito un processo di anabasi, un ascesa verso una comprensione più profonda di ciò che hanno dentro e di quello che li circonda.

Questo perché, tutti e tre i personaggi, seppur appartenenti ad universi letterari differenti e non comunicanti, si ritrovano a compiere la stessa operazione: scandagliare i segreti del reale. Perché è di questo che si tratta, della comprensione e dell’interpretazione della realtà, e quindi del mondo stesso, che passa attraverso la metafora della sfrenata voglia di comprendere l’incomprensibile, di scoprire i profondi segreti di un qualcosa che, a sua volta, è troppo profondo: il mare.

di Noemi Cinti

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