Narrare la Parità: nuovi modelli di genere

UN-PREMIO-PER-LEUROPA-NARRARE-LA-PARITAUguali. Sulla carta. Ma poi? L’attualità racconta spesso e volentieri esattamente il contrario, soprattutto, quando le sue storie sono declinate in un’ottica di genere. Parità e lotta agli stereotipi diventano così temi nevralgici, sia a livello nazionale sia a livello europeo, per la costruzione di una nuova coscienza diffusa.

In tal senso, “Narrare la parità”, premio indetto dall’Associazione Woman to Be, propone una sfida: creare storie che offrano modelli alternativi di mascolinità e femminilità, improntati all’interscambilità dei ruoli, favorendo nuove e più equilibrate relazioni. Abbiamo incontrato, Maria Grazia Anatra, presidente dell’Associazione promotrice dell’iniziativa, che ci ha parlato non solo del premio, ma anche dello speciale target al quale si riferisce, ovvero i bambini, della giovanissima fascia 0-6 anni.

Maria Grazia Anatra, la vostra Associazione Woman to Be si basa sui principi di democrazia ed uguaglianza. Tra l’altro, dal vostro statuto si legge: “si propone di sostenere e di valorizzare, in ambiti differenziati, la partecipazione attiva, la rappresentatività e la professionalità delle donne”. Scusi la domanda che può sembrare un po’ capziosa: l’Italia e l’Europa sono veramente così indietro su questi temi al punto da necessitare gruppi volontari che, dal basso, si associno e li prendano in carica?
Sono del parere che l’Italia sia ancora decisamente indietro rispetto a traguardi sacrosanti, quali diritti concreti e paritari nel mondo del lavoro, della rappresentatività politica ecc. A questo proposito credo molto nelle iniziative dal basso che aggregano e instaurano sinergie concrete tra le donne. Di positivo in questi ultimi anni c’è la voglia e la grinta di farsi largo nonostante tutto. Ad esempio, il fenomeno dei gruppi che sui social media, in modo abbastanza spontaneo nascono e stringono legami convergenti su obiettivi precisi, mi sembra davvero importante e credo che avranno sicuramente molto da dire, nel più imminente futuro. Purtroppo, però, non credo che questa tendenza fotografi la realtà della maggioranza delle donne italiane.

Maria Grazia Anatra, parliamo del premio che avete lanciato “Narrare la parità”. Immaginiamo che una iniziativa così non nasca dal giorno alla notte. Quale l’evento e/o gli eventi scatenanti che hanno portato lei e il suo gruppo a progettarlo e indirlo? Può raccontarci brevemente?
Effettivamente, mia è la maternità dell’idea di un premio di letteratura per l’infanzia. Anche perché in passato ho lavorato, e ancora oggi amo, questo settore. In particolare, l’idea di un premio mi è sembrata vincente in quanto come iniziativa è qualcosa di ricorsivo. E dunque una pratica tendenzialmente “di sistema” che può incidere di più rispetto ad una iniziativa sporadica. Inoltre, questa edizione punta molto sulla dimensione europea che il premio stesso intende acquisire. Il nostro sforzo come Associazione sarà proprio quello di collegarci con altri soggetti di Paesi UE interessati alla letteratura per l’infanzia e al sostegno di politiche educative improntate a relazioni più equilibrate tra i generi.

Maria Grazia Anatra, il premio si rivolge ai bambini 0-6 anni. Perché questa scelta così audace? Non sono “troppo giovani”, per questi temi?
Questo è un interrogativo che spesso viene posto e agisce, ahimè, come freno. Si immagina che determinati concetti non possano essere appresi in età così “tenere”, se così le vogliamo chiamare. In realtà i processi di interiorizzazione e replicabilità di stereotipi mentali, riproponenti ruoli e mansioni femminili e maschili codificate, avvengono molto presto nella mente di un bambino/a. E dunque prima si comincia a intervenire e a proporre modelli alternativi o interscambiabili e meglio è!

Maria Grazia Anatra, il premio giunge quest’anno già alla seconda edizione. Quale il momento più emozionante della scorsa? E cosa vi aspettate da questa?
La scorsa edizione, e cioè la prima, è stata a dir poco “formativa”. Nel senso: il tema era talmente nuovo rispetto alle tematiche che la letteratura per l’infanzia propone solitamente da aver faticato non poco a veicolare nel giusto modo quello che chiedevamo. Da questa seconda edizione, invero ambiziosa, ci aspettiamo e ci auguriamo di poter fare un nuovo salto di qualità. Intendiamo infatti proporre, come accennavo, ad altri paesi Ue l’iniziativa. Invero, poi, il mio sogno è quello di pubblicare da parte di tre, quattro case editrici straniere, magari tramite coedizioni, altrettante opere vincitrici dei rispettivi premi “Narrare la parità”, traducendo e/o diffondendo le opere vincitrici nei rispettivi Paesi.

Maria Grazia Anatra, parliamo del futuro. Oltre il premio che state così fervidamente sostenendo, quali gli altri obiettivi, sul breve-medio e lungo termine, per la vostra Associazione?
La nostra Associazione si è sempre contraddistinta per una varietà di azioni e di iniziative su moltissimi fronti, anche, tra loro, abbastanza diversi. Ad esempio, il sostegno all’imprenditoria femminile è sempre stato un nostro obiettivo importante. E dunque continueremo a mandare avanti iniziative di valorizzazione della presenza femminile. Nel settore turistico, ad esempio, tramite l’ampliamento di un applicazione turistica dal titolo “Versilia APPassionata con gli occhi di una donna”, pubblicata lo scorso luglio 2014. La prima App dallo sguardo femminile. Stiamo pensando seriamente di creare tante altre APPassionate sul territorio nazionale.

Maria Grazia Anatra, cosa si sente di poter e voler dire agli uomini e alle donne italiane?
Agli uomini penso che si debba chiedere un “altro” modo di porsi di fronte alla vita. E cioè una diversa consapevolezza: buttare la maschera dei dominatori può far bene alla società, ma prima di tutto a loro stessi. Alle donne mi sentirei di suggerire di volare alto senza incertezze. Perché ne hanno tutte le capacità!

di Eloisa De Felice

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