Napolitano concede la grazia a Romano, nel nome della sovranità Usa

napolitano3L’alto ufficiale della Nato, Joseph Romano ha ricevuto la grazia dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e non sconterà i cinque anni di reclusione, per il sequestro di persona da lui commesso nei confronti di Abu Omar.

Ricordiamo che Joseph Romano è stato condannato per aver favorito il trasferimento dell’imam Abu Omar in Egitto, dove sapeva che sarebbe stato torturato.

Per sottrarre l’ufficiale dalla condanna della magistratura, sono stati avviati ben sei conflitti di attribuzione, alimentati dall’uso strumentale del segreto di Stato, apposto persino sulla confessione di alcuni imputati., così in tutti e tre gradi, inclusa la Cassazione, la condanna è stata annullata.

Il comunicato emesso dal Quirinale esprime tutto il disappunto per l’esercizio dell’azione penale nei confronti del soldato e si dà notizia di un D.P.R, datato 8 marzo 2013, con il quale è stato modificato un decreto del 2 dicembre1956, recante il regolamento relativo all’applicazione dell’art.7 della Convenzione di Londra del 1951, sullo status delle Forze Armate dei paesi aderenti alla Nato. Nel decreto si stabilisce che , dietro richiesta Usa, il ministro di Giustizia può rinunciare alla giurisdizione italiana “in ogni stato e grado del procedimento fino al passaggio in giudicato della sentenza”

Ecco cosa recita il comunicato: “ a fondamento della concessione della grazia il Capo dello Stato ha, in primo luogo , tenuto conto del fatto che il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, subito dopo la sua elezione, ha posto fine a un approccio alle sfide della sicurezza nazionale, legato a un preciso e tragico momento storico e concretatosi in pratiche ritenute dall’Italia e dall’Unione Europea non compatibili con i principi fondamentali di uno Stato di diritto”. Poi prosegue “ l’esercizio del potere di clemenza ha ovviato a una situazione di evidente delicatezza sotto il profilo delle relazioni bilateri con un Pese amico, con il quale intercorrono rapporti di alleanza e dunque di stretta cooperazione in funzione dei comuni obiettivi di promozione della democrazia e di tutela della sicurezza”.

La posizione presa dal nostro governo servirebbe in pratica a rivendicare il principio dell’immunità degli agenti, organi di uno Stato, che commettono un reato in un paese diverso, tutto in nome di una politica internazionale che cede, ancora una volta, davanti alla tracotanza americana

Non è la prima volta che nei 70 anni di dominio usa, un americano, civile o militare, riesce ad aggirare la nostra giurisdizione. Come dimenticare i piloti autori della strage del Cermis oppure il caso di Amanda Knox, addirittura sponsorizzata dalla ex first lady Hilary Clinton.

Senza contare che il presidente americano ha chiesto la cancellazione delle condanne per tutti i 23 americani coinvolti nella vicenda ( 22 agenti della Cia e appunto il colonnello Romano), minacciando velatamente, che in caso contrario, non interverrà in difesa dei marò italiani in attesa di giudizio in India.

Nel comunicato si legge altresì “ D’altra parte, della peculiarità del momento storico dà conto la stessa sentenza della Cassazione che , pur escludendo che il Romano, come gli altri imputati americani- potesse beneficiare della causa di giustificazione dell’aver obbedito all’ordine delle Autorità statunitensi, ne ha però ricordato il dramma dell’abbattimento  delle Torri gemelle a New York e il clima di paura e preoccupazione che rapidamente si diffuse in tutto ilo mondo; e ha evidenziato la consapevolezza alla quale conseguì l’adozione da parte degli Stati Uniti di drastici provvedimenti”

L’amara verità è che è prerogativa del Presidente della Repubblica, dal punto di vista formale e legale, concedere la grazia, ma dal punto di vista morale la sua decisione risulta alquanto discutibile, anche perché nel comunicato non si menziona il fatto che in tutti i paesi Ue, il sequestro di un (presunto ) terrorista, specie se il fine ultimo è quello di sottoporlo a interrogatorio usando la tortura, è considerato un crimine contro l’umanità.

Peccato che lo Statuto della Corte penale internazionale, all’art7, include fra i crimini contro l’umanità la “sparizione forzata di persone” ed esclude qualsiasi forma di immunità.

di Simona Mazza

foto: ilportaborse.com

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.