È lungo i confini dei paesi che ne fanno parte che l’Europa della vergogna si esprime e si manifesta in tutta la sua miseria. Rallentato prima, poi fermato dal doppio muro di filo spinato tra Serbia e Ungheria, il fiume di profughi ha voltato a sinistra dirigendosi verso la Croazia.
Agli inizi di settembre Angela Merkel aveva affermato che la Germania avrebbe accolto tutti i profughi siriani senza limiti. Dopo l’arrivo in Baviera di 60.000 persone in soli 12 giorni, il governo tedesco ha fatto retromarcia e ha chiuso le frontiere con Austria. Questo evento si è ripercosso a ritroso lungo il percorso dei profughi. Le autorità croate di fronte a una massa di oltre 10.000 persone hanno deciso di chiudere sette degli otto punti di frontiera con la Serbia. Poche ore fa la Croazia ha deciso di consentire il passaggio, ma verso l’Ungheria. Nei giorni scorsi già diverse centinaia di profughi avevano varcato i confini tra Serbia e Croazia e il governo croato aveva affermato che avrebbe messo a disposizione autobus per permettere il proseguimento del viaggio verso la Slovenia e l’Austria.
Non contenta del doppio sbarramento già realizzato, l’Ungheria, per scongiurare il rischio che i profughi possano entrare nel paese attraversando il confine con la Croazia, ha iniziato la costruzione di un altro recinto di filo spinato anche lungo questo confine. Confine che ha una lunghezza di 355 km, più del doppio dei 175 km di quello con la Serbia. Il primo ministro Viktor Orbán poche ore fa, in un’intervista radiofonica, ha detto che “600 soldati hanno avuto l’ordine di cominciare stanotte (la notte scorsa, ndr) a costruire 41 km di barriera e che altri 1000 si aggiungeranno durante il fine settimana”. Ha poi deplorato la mancanza di sostegno da parte degli altri Stati membri dell’UE nella crisi dei profughi: “Sembra che non possiamo fare affidamento su nessuno”. Meno male, ci auguriamo che sia così.
Nonostante molti governi europei abbiano preso le distanze da quello ungherese, il cuore del vecchio continente rischia una situazione di stallo con migliaia di profughi, tra loro famiglie con bambini piccoli, accampati lungo le ferrovie e le strade o fermi ai confini, in bivacchi a ridosso del filo spinato. Ma il vero stallo è della politica europea, assente e del tutto incapace di governare l’emergenza migratoria.
Con la chiusura delle frontiere interne l’Europa rinuncia di fatto a uno dei suoi capisaldi, quello della libera circolazione sancito dal trattato di Schengen. Le cose non vanno meglio quanto a confini i esterni. Lunedì scorso i ministri degli interni hanno deciso di dare avvio alla seconda fase dell’operazione EurNavFor Med. Questa fase prevede l’intercettazione di imbarcazioni nelle acque limitrofe alle coste della Libia. Inoltre già sarebbe partita la richiesta all’ONU, sembra su bozza preparata da UK, per procedere anche con la terza fase, quella propriamente militare. Quella che consentirà la distruzione dei barconi.
EurNavFor Med equivale a un muro nel Mediterraneo. Un muro piazzato nell’acqua, davanti alle coste libiche. Equivale a mettere un enorme tappo davanti alla Libia. Se il tappo funzionerà i profughi e i migranti che arrivano dall’Africa sub-sahariana cercheranno altre vie. Non il Canale di Sicilia, ma l’Egeo diventerà sede di traffici. Con i trafficanti turchi che si sostituiranno a quelli libici. È solo questione di tempo.
E se poi EurNavFor Med si spingerà nelle acque turche ne vedremo delle belle, con la Turchia che non tollererà ingerenze (negli ultimi tempi al governo turco piace assumere ruoli da grande potenza) da parte dell’Europa, che in passato troppo spesso è stata intransigente con lei. E ciò, nonostante la Turchia sia parte della Nato.
Mala tempora currunt.
Intanto cadono le prime teste. Quella di Manfred Schmidt, presidente dell’ufficio federale tedesco per la migrazione e i profughi, è caduta per karakiri. L’ufficio, che è praticamente un ministero, era stato accusato dal governo di lentezza nell’esaminare le richieste di asilo. E dire che in Germania le cose vanno molto meglio che altrove.
Dopo le critiche al vetriolo dei presidenti di alcuni Länder al governo centrale, accusato di aver fatto un passo più lungo della gamba mostrandosi prodigo nei confronti dei migranti, ora rischia la testa anche il ministro degli interni Thomas de Maizière. E la stessa Angela Merkel non ha da stare tranquilla. Se cadesse il governo tedesco sarebbe un evento straordinario. E drammatico, con conseguenze per l’intero continente di cui la Germania, che è la vera meta di gran parte dei profughi, è locomotiva. Mala tempora currunt, sed peiora parantur (brutti tempi corrono, ma peggiori si preparano).
La frase è di Marco Tullio Cicerone, 106-43 a.C., senatore, filosofo, oratore dell’antica Roma, nonché fustigatore dei costumi del tempo.
Domani a Monaco inizia l’Oktoberfest.
di Pasquale Episcopo
foto: DPA / FAZ – AP
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