Letta e il nuovo governo: a un passo dalle nomine

img1024-700_dettaglio2_big_LettaEnrico Letta dopo il colloquio con i gruppi parlamentari e con il Presidente della Repubblica ha deciso che domani scioglierà la riserva.

Ieri dagli Usa, Berlusconi aveva assicurato che il governo si farà, ma ha posto come unica condizione la restituzione dell’Imu, oltre che una presa di posizione forte contro Equitalia.

Alfano ribadisce che non si può tradire l’elettorato su questi punti cardine “ se vogliono avere i nostri voti, dovranno passare attraverso queste forche caudine”. Sulla richiesta non convergono i montiani, che puntano alla diminuzione, ma escludono la cancellazione della tassa sulla casa.

Insomma il caos regna sovrano e Berlusconi, che appare quanto mai l’unico vero dominatore della scena, non sembra preoccuparsi più di tanto. L’unico segnale di freno dalle istituzioni sembra venire solo da Napolitano, il quale si è dichiarato preoccupato per “il populismo di Berlusconi”, ma oggettivamente non sembra una posizione eccessivamente rilevante.

Tuttavia il Cavaliere non pone ostacoli e non calca apparentemente la mano neppure sui nomi dell’esecutivo, anche se spinge qualche candidatura. Gradirebbe ad esempio Maurizio Lupo all’Istruzione,( in alternativa Gelmini, giusto per sbeffeggiare il Pd), Sacconi e Brunetta sarebbero perfetti-a suo dire- come ministri dell’Economia.

Dopo essere atterrato dagli Stati Uniti, Berlusconi ha dunque convocato una riunione urgente a Palazzo Grazioli per fare il punto sulla situazione (fra gli ospiti anche Enrico Letta).

Pare che il briefing si sia protratto fino all’imbrunire a causa di divergenze interne sulle condizioni per formare l’esecutivo. Fra le varie controversie, una su tutte riguarda la volontà di far cadere il governo prima dei due anni fissati da Napolitano.

Intanto tra Alfano e Letta le tensioni non si allentano e sembra cosa scontata visto che le “larghe intese” dovrebbero mettere d’accordo due storici nemici.

Tra i nodi irrisolti, uno su tutti sembra la candidatura di D’Alema. Uno dei dirigenti berlusconiani dichiara- “ se tra i ministri c’è D’Alema, non si capisce perché non possa esserci anche Berlusconi”. Del resto la voglia di rinnovamento, tanto sbandierata da Letta, attuabile grazie al coinvolgimento di giovani rampanti, cozzerebbe pienamente con le sue volontà. Ma sono davvero queste le divergenze ? E soprattutto sono divergenze reali?

Il braccio di ferro a dire il vero sembra voler nascondere mosse ben più astute, come quella di sollevare un finto polverone per contrattare successivamente nomi e intenzioni più aderenti ai reali programmi  dei due partiti. Se infatti il problema è quello di bilanciare la presenza di D’Alema agli esteri o Amato all’Economia, il Pd punterebbe a Franceschini come esponente di maggior rilievo del governo Letta.

Il fatto è che né l’economia né la giustizia, stranamente sono i posti più ambiti al momento. Del resto Berlusconi vede di buon occhio la candidatura di Vietti e su Mauro e Lupi nessuno ha finora sollevato polemiche

Allora cosa si cela dietro la nebbia? Probabilmente il vero proposito del Pdl è quello di speronare ulteriormente il Pd e disarcionarlo definitivamente, soprattutto costringendolo a fare ulteriori passi falsi davanti al suo elettorato, che dopo le elezioni ha dato segni di cedimento.

Ma finora ci siamo dimenticati di parlare degli obiettivi del vero protagonista, almeno al momento, del governo: Letta.

Cosa chiede?

Ebbene Letta vorrebbe una “legislatura costituente”, con “immediate misure anticasta e sociali”. A seguire ci sono una serie di riforme :quella elettorale, un senato alle regioni, limitazioni al numero degli enti e della presenza nella politica in generale.

Ma ridurre il numero dei parlamentari espone il Paese a un grande rischio :quello di essere rappresentato da un potere legislativo meno rappresentativo del corpo elettorale stesso e i territori piccoli non potrebbero essere rappresentati adeguatamente.

Insomma una bella riverniciata all’intero sistema, in modo da renderlo più nuovo, almeno a parole. Peccato che le sue parole non convincano del tutto certi seri analisti del sistema, i quali ci ricordano che Letta è infeudato quanto gli altri.

Sebbene giovanissimo (46 anni) è appartenuto alla casta di Nino Andreatta, che aveva come obiettivo il liberismo le privatizzazioni, l’eurocrazia e la sudditanza alla finanza, tanto cara ai vari Bilderberg, Trilateral e Aspen. Del resto Letta ha ribadito ieri, durante una conferenza stampa,  che il suo programma sarà in sintonia con i voleri dei nostri “interlocutori internazionali”. Il vicesegretario del Pd ha altresì precisato che rivedrà l’istituto della cassa integrazione, cosa che ha suscitato subito le reazioni dei lavoratori che percepiscono gli ammortizzatori sociali. Cancellare la cassa integrazione sarà uno dei cavalli dii battaglia di Letta?

A questo punto non ci toccherà che aspettare lunedì, quando arriverà la fiducia al governo.

di Redazione

foto: agi.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.