La vera faccia della Cri: parla Sandra Zacaglioni, presidente dell’Associazione Cremona

crocerossine-con-bandieraTratteremo oggi, e nei prossimi giorni ci ritorneremo, un argomento assai delicato che ci farà aprire gli occhi su una realtà che ad oggi si conosce parzialmente e talora in maniera distorta: il ruolo contraddittorio e dissonante della Croce Rossa Italiana.

Intervistiamo a tal proposito Sandra Zacaglioni, Presidente dell’Associazione Nazionale Cremona – Onlus.

Simona Mazza Ciao Sandra, innanzitutto com’è nata l’Associazione Cremona e di cosa si occupa?

Sandra Zacaglioni L’Associazione patriottica, apolitica, apartitica “Cremona” è nata per volere di mio padre, il Ten. Colonnello E.I. Alfredo Zacaglioni (pluridecorato e Cavaliere della Repubblica Italiana) che durante la seconda guerra mondiale, partecipò alla Guerra di Liberazione, da sempre tutela gli interessi materiali e morali dei militari iscritti e delle loro famiglie.

Mio padre si arruolò a 16 anni é partito volontario come partigiano col gruppo dei trecento Ternani, impiegato prima nel controspionaggio e poi successivamente inquadrato nel Gruppo Combattimento “Cremona” del ricostituito Esercito Italiano combattendo la guerra di liberazione e la “battaglia del Senio”, rimanendo ferito nelle paludi di Ravenna; contemporaneamente era anche a disposizione della Casa Reale. Terminata la guerra fu arruolato nei Marò (truppe da sbarco della marina) e fu impiegato per liberare i prigionieri di guerra italiani ad Alessandria d’Egitto. Al ritorno fu inquadrato nella S. Marco ed imbarcato sulla nave Grecale.  

Mi raccontava spesso del ruolo della Croce Rossa Italiana, dei suoi premurosi militari e dell’amore con cui le Crocerossine curavano che i feriti ed i malati, (essendo stato anche lui ricoverato in una postazione di primo soccorso della CRI al fronte).

Da qui l’idea di fondare un’Associazione, in suo onore, che “ricordasse il passato ma che guardasse al futuro” e che ha come obiettivo primo quello di tramandare ai nostri giovani quei ricordi ed instillare in loro i sentimenti di amor patrio, coesione e identità Nazionale, di libertà e di rispetto della persona umana, che sono ripresi nella nostra stupenda Costituzione.

S.M Le tue parole e la tua foga trasmettono, anzi fanno penetrare nei pori di chi ti ascolta, l’amore viscerale che hai per la “causa” e per la Croce Rossa, cosa ti spinge oggi a puntare il dito verso i controversi comportamenti dell’organizzazione?

S.Z E’ proprio l’amore per la Croce Rossa e i suoi intenti umanitari a spingermi a parlare e far conoscere un aspetto contraddittorio ma soprattutto ingiusto dell’Ente, nei confronti dei suoi stessi uomini.

S.M Come è nata la Croce Rossa?

S.Z La Croce Rossa trae origine dall’ispirazione di uno svizzero Henry Dunant che organizzò dei volontari che dessero soccorso ai feriti delle battaglie di Solferino e S.Martino. Successivamente i volontari italiani “militarizzati” furono trattenuti in servizio e si creò un corpo di soccorritori specializzato “con le stellette”, composto da uomini che si sono sempre distinti per il valore sociale.

S.M Cosa sta succedendo adesso all’interno della Croce Rossa, o meglio ai piani alti? 

S.Z Purtroppo questo patrimonio di professionalità e generosità è minato proprio da coloro i quali ne dovrebbero conservare le tradizioni. Mi riferisco ai provvedimenti amministrativi, di varia natura, che intaccano gli stipendi del personale militare della Cri e mettono in sofferenza le loro famiglie.

S.M Di cosa si tratta e in che modo stanno mettendo in ginocchio intere famiglie. Si tratta di provvedimenti lineari oppure c’è una certa disparità di trattamento? Spesso infatti si tende a sacrificare le fasce deboli, come si dice “Deboli con i forti e forti con i deboli”

S.Z La Cri, a seguito di errori materiali, commessi dalla stessa amministrazione (come ammesso dal Direttore Generale), ha intrapreso una serie di recuperi stipendiali sconsiderati a danno del suo personale. Ad essere maggiormente colpiti sono state, come dici tu, le fasce deboli, ovvero i i graduati di truppa, i sottufficiali e gli ufficiali di grado più basso.

S.M Potresti spiegarci nel dettaglio come avviene questo recupero?

S.Z L’amministrazione ha la potestà di recuperare le somme quando c’è un errore. Si avvia un recupero, in ossequio alla legge 241/1990 (norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi). Nel caso in cui sia impossibile recuperare le somme da parte del dipendente, l’Amministrazione si può rivalere sul funzionario che ha commesso l’errore.

S.M Cosa dice la giurisprudenza in proposito?

S.Z La giurisprudenza prevede la “ripetizione delle somme” sullo stipendio per un quinto rispetto alla capacità redditizia del soggetto. Inoltre si é consolidato il principio che la procedura corretta è quella della compensazione (in rate mensili) tra le somme eventuali da corrispondere e quelle da recuperare.

Preciso che i lavoratori sono sia civili sia militari (questi ultimi hanno il contratto del comparto difesa). Nel 2005 si è passati all’applicazione del nuovo contratto lavorativo per i militari CRI che tuttavia è stato esteso dopo 4 anni. Nel computo della compensazione sono stati calcolati solo pochi mesi, perché l’amministrazione non aveva più soldi nelle casse. Morale della favola: dal 2009 ad oggi l’amministrazione non ha erogato gli arretrati. Inoltre non ha neanche pagato gli interessi e la rivalutazione monetaria, come previsto dalla legge, calcolata su indici Istat.

S.M Che verifiche sono state fatte in proposito e da chi?

S.Z Il ministero Economia e Finanza ha disposto delle ispezioni dalle quali sono state delineate delle illegittimità, sulla base di ciò la Cri ha provveduto a ricalcolare le somme che riteneva non dovute e che in alcuni casi risultano anche prescritte, inoltre questa situazione ha portato anche a rivedere le carriere dei militari della Cri ed alcuni di loro hanno subito anche la retrocessione del grado (ossia la perdita di quello rivestito): cosa altamente lesiva del decoro e della dignità di un militare la cui carriera si basa sulla gerarchia, ovverosia sul grado.

S.M Conviene intentare una causa contro l’Ente e se sì, quali sono i costi?

S.Z Per iniziare ogni causa amministrativa (al Tar e poi al Consiglio di Stato) lo Stato chiede un contributo”unificato” minimo pari a €.650, a cui sono da aggiungersi i costi dell’avvocato che vanno dai 2.000 ai 3.000 a seconda delle parcelle. La cosa sconcertante è che l’amministrazione ha tradito il principio di imparzialità perché in alcuni casi ha applicato il principio della compensazione tra i crediti e i debiti, ma in altri casi in modo incomprensibile ha agito in modo sostanzialmente opposto. Ma il peggio non è finito. Ad esempio nel corso degli anni, la CRI autonomamente decise di adeguare i valori dei buoni pasto partendo da €.4,65 (valore previsto all’epoca per i militari) fino a portarli alla quota di €.12  (come il personale civile). Oggi, si è deciso di riportarli ad €.7,00 (valore oggi attribuito per i militari), nell’ottica del recupero, sono stati ricalcolati il valore dei buoni pasto erogati in passato chiedendo indietro somme di denaro a fronte di un valore cartaceo del buono pasto. Sono state toccate inoltre le “indennità di missione” che vengono corrisposte quando il militare deve partire (per un militare la missione è un ordine) e le indennità meccanografiche. Per quanto riguarda la indennità di missione, preciso che si tratta di una cifra ridicola, ovvero di qualcosa superiore a € 1 ,00/ora.

S.M Non ci sono altri modi per recuperare i soldi senza prelevarli forzosamente dalle tasche dei dipendenti, dal momento che si tratta di errori imputabili all’amministrazione?

S.Z Si sarebbe potuto agire in modo differente perché le somme imputabili ad errori dell’amministrazione, che stanno mettendo in difficoltà i militari della CRI e le loro famiglie, riguardano periodi passati in prescrizione ed in molti casi i Tar e il Consiglio di Stato hanno deciso di dare la sospensiva a favore dei dipendenti, mentre in altri casi la CRI é diventata soccombente con conseguenti costi che si riversano sul contribuente a causa del contenzioso che si è instaurato.   

S.M Si tratta di un provvedimento scellerato, ma in realtà pare che ci sia dell’altro. Di cosa si tratta?

S.Z Ad aggravare la situazione, a dire il vero, è stato un decreto del governo Monti che ha trasformato la Croce Rossa in un Ente privato, con la conseguente smilitarizzazione di 1.200 militari. Ebbene, questa norma prevede che questi dipendenti dovrebbero essere ricollocati entro due anni a patto che siano stati banditi concorsi nella pubblica amministrazione. Peccato che i concorsi siano pochissimi e i posti ancor meno! Questo significa che oltre 4.000 lavoratori saranno messi sulla strada con grave tragedia delle loro famiglie.

S.M Come hanno risposto l’Associazione Cremona e i militari della Cri a questo provvedimento?

S.Z Innanzitutto abbiamo impugnato il provvedimento di legge evidenziando che il decreto di privatizzazione è affetto da eccesso di delega, delega scaduta e mancata promessa sulla clausola di invarianza finanziaria, oltre che ad essere palesemente incostituzionale. Voglio gridarlo con quanto fiato ho in gola: questo decreto é affetto da gravi carenze, lede i diritti costituzionali basilari quali il diritto al lavoro. Anche la Corte dei Conti ha espresso censure sui provvedimenti di decretazione del Governo Monti dell’ultimo periodo del 2012 dove ricade anche il D.L. n.178/2012 con cui é stata avviata la privatizzazione della Cri.

Voglio aggiungere, per onor del vero, che tutte le azioni che intraprende l’Associazione Nazionale Cremona per tutelare i militari della CRI sono svolte in accordo e sinergia con il 4° Co.Ba.R. (organo di rappresentanza dei militari della CRI che non hanno un sindacato come il personale civile). In questo ci avvaliamo dell’avvocato che è sempre a disposizione per questi casi veramente incredibili e per aiutare i militari in difficoltà. 

S.M Che risposte avete avuto dall’attuale Governo?

S.Z A dire il vero, il Governo si è da subito reso conto del “fattaccio” increscioso e per porre rimedio ha presentato un Disegno di Legge che riformi il decreto della prevista privatizzazione, anche se non é stato dato l’avvio alla sua trattazione.

S.M Insomma ci sarebbero spiragli di apertura! Come si è evoluta la faccenda?

S.Z Non direi, dal momento che la cosa é attualmente in all’attenzione in un provvedimento in discussione in Parlamento.

S.M Cosa prevedeva il decreto?

S.Z Il decreto prevedeva un risparmio di 42 milioni di euro in 4/5 anni per le casse dello Stato (gettando i dipendenti in mezzo alla strada), mentre non veniva calcolato il contenzioso imperversante, i danni relativi al depauperamento di delicatissime e costose attrezzature acquistate con i soldi del contribuente (ospedali da campo, ambulanze ecc) con maggiori oneri e danni per oltre 250/300 milioni di euro.

S.M Insomma anche in questo caso la privatizzazione è servita a rimpinguare le casse dei ricchi, svuotando quelle dei poveri. Possibile che nessuno abbia preso una posizione più ferma?

S.Z Hai colto nel segno: ancora una volta i soldi pubblici sono stati impiegati in modo inspiegabile se tutto é proiettato nell’ottica della privatizzazione, i militari con il loro particolare status che deve essere pubblico non possono esistere all’interno di una Società privata che si dovrà costituire a breve sulle ceneri dell’Ente pubblico CRI. Non parliamo poi delle attrezzature che dovrebbero essere cedute gratuitamente alla società privata. Speriamo che non vi sia accanimento sul Corpo Militare della CRI e che non sia smilitarizzato proprio per queste ragioni.

A preoccuparsi della situazione, oltre alla la Corte dei Conti, anche i ministeri interessati alla privatizzazione che si ritrovano a gestire una situazione non trasparente e fuori controllo perché, secondo il mio parere, oltre a non mantenere le promesse di non variare i costi a carico dello Stato, decurta tutta una serie di servizi per i cittadini in un momento in cui emergono le cosiddette “nuove povertà” e di cui ha tanto parlato il Presidente della CRI asserendo che l’Ente sta aiutando le famiglie disagiate ad esempio pagando loro le bollette. Questa attività  non è una novità in Croce Rossa e tantomeno non è una scoperta del Presidente perché questo avviene già da moltissimi anni.

Insomma una privatizzazione che non porta giovamenti ma nocumento perché la Società privata non potrà avere le stesse potenzialità dell’Ente pubblico per assistere i cittadini in difficoltà ed ipotizzo anche una diminuzione dei servizi, non tralasciando che per legge la Cri é anche braccio operativo della Protezione Civile nel caso di disastri e pubbliche calamità. lascio a Voi immaginare gli scenari

S.M Alla luce di questi fatti, quali accuse lanci alla gestione di questo Ente benefico qual’é la Croce Rossa?

S.Z Le osservazioni sono di varia natura, innanzitutto di ordine morale, in quanto l’ente non sembra rispettare i 7 principi ispiratori che ne dovrebbero costituire il modus operandi: (Umanità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità, Imparzialità, Universalità). La Croce Rossa infatti si accanisce in recuperi stipendiali paradossali e di grande entità sui propri dipendenti militari, andando a richiedere delle somme, anche quelle piccole, come quelle dei buoni pasto, di cui parlavo prima.

Con questi presupposti tre di questi principi sono completamente decaduti da chi ne dovrebbe preservare e tutelare i valori quali; l’umanità, l’unità, l’imparzialità che non sembrano applicarsi in questo frangente perché in tutto ciò, oltre ai militari, ci sono anche le famiglie che soffrono.  

S.M Come si comporta invece sulle “grandi cose” ? 

S.Z Purtroppo su alcuni aspetti l’Ente non è stato in grado di porre rimedio poiché, ad esempio, nel caso in cui i militari della Cri si ammalino per cause di servizio (molti sono affetti da sindromi tumorali per esposizione in teatri bellici all’estero quali i territori della ex-jugoslavia, ecc.), a differenza dei loro colleghi delle forze armate, in molti casi oltre a pagarsi alcune cure con i propri soldi è prevista una sola fine se non possono fare servizio con l’uniforme: il licenziamento!!! In altri casi l’amministrazione ha dovuto fare delle raccolte fondi per aiutare le famiglie dei militari che a causa della scomparsa del loro congiunto si trovavano anche a perdere l’unica fonte di sostentamento. Non parliamo poi dell’aspetto pensionistico che è veramente esilarante.

S.M Dalle tue parole risulta chiaro che la principale causa di questo dissesto sia imputabile alla privatizzazione della Cri. Qualcuno ha provato a spiegarne gli effetti collaterali a chi di dovere?

S.Z Si, ad esempio l’Onorevole Crosetto, all’epoca Sottosegretario alla Difesa, ha smentito le dichiarazioni pretestuose del Vertice dell’Ente ed ancora oggi si occupa della vicenda. Difatti Crosetto, alla presenza di Vertici internazionali di Croce Rossa rappresentò la legittimità della presenza di un Corpo Militare Italiano all’interno di una società di Croce Rossa, come una scelta nazionale perfettamente in linea con i principi ispiratori della Croce Rossa. Devo anche ringraziare l’On. Crosetto perché continua a seguire e sostenere una soluzione che vada a favore dei militari della CRI. In ultimo l’uso di una “tuta rossa” operativa in dotazione ai dipendenti e volontari, é stata in alcuni casi imposta anche ai militari della CRI ed appare in contrasto con ogni legittimità e ragionevolezza perché l’uniforme “con le stellette” per il militare é il segno distintivo del suo assoggettamento ai regolamento e ai codici militari, cui ha giurato fedeltà e rispetto così come alla Repubblica Italiana. Noi ci rifacciamo a quei valori, e nessuna confusione ci dovrebbe essere. Purtroppo ai militari della CRI cui viene imposto il contrario sono costernati per questa condizione e si dolgono per questa forzatura innaturale

di Simona Mazza

Di seguito la Petizione volta ad evitare che la Croce Rossa Italiana da 150 Anni punto di riferimento per tutti i Cittadini, la Comunità e le fasce più bisognose, sia Privatizzata!!!

Il testo della Petizione è riportato nel seguente Link: Petizione

foto: riviera24.it

6 Risposte

  1. Rocca

    Occorre pesare del perche’ l’attuale governance CRI e’ stata particolarmente interessata a questa privatizzazione e sopratutto pesare gli interessi che vi stanno dietro ( che certo non sono interessi di Croce Rossa e dei suoi volontari e dipendenti ) I volontari sono stati semplicemente ed inizialmente usati in tutto cio, e oggi si stanno rendendo conto che questa privatizzazione sara’ anche la loro fine per un semplice motivo : sono appunto volontari e non possono fare anche la parte dei dipendenti, ma, sopratutto NON LA VOGLIONO FARE !!!!

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  2. Lo Statalista

    Ringrazio il Presidente dell’ Associazione nazionale Cremona per le sue parole chiare e per la sintesi delle sue risposte, che fanno luce sulla situazione che sta attraversando la CRI. Tale stato di cose, che sta creando non poche preoccupazioni tra il personale, è solo un sintomo di un male molto più pernicioso che può essere individuato nel neoliberismo. Tale linea di pensiero, nata in America, stà creando solo danni e sofferenza a livello globale. Nel mondo la forbice sociale si è allargata drammaticamente, a fronte di una ristretta elite finanziaria che grazie alle speculazioni economiche si è ulteriormente arricchita, vi è il 99% della popolazione che si è rapidamente impoverita! In Italia negli ultimi cinque anni il numero dei poveri si è raddoppiato.Questo capitalismo predatorio ha come nemico tutto quello che è statale. In una prima fase rende la struttura da abbattere inefficente, per poi avere la giustificazione di svenderla per favorire i privati, nella totale e cinica non curanza dei dipendenti che vi operano. Contro il neoliberismo si è schierato apertamente il premio nobel per l’ economia Paul Krugman. Bisogna fermare la svendita allegra di pezzi dello Stato, che con la scusa di una crisi economica creata ad arte favorisce questa manovra. Questi parassiti finanziari mossi unicamente da interessi personali, stanno desertificando lo Stato, stanno privando i cittadini di molti servizi indispensabili, ma questo non importa, l’ unico obiettivo è speculare!! Le lacrime di coccodrillo risultano solo ridicole.

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  3. Arturo

    Sono volontario CRI da moltissimi anni……..per quello che mi riguarda la CRI in questo momento non è più quella di una volta quando si faceva tutto (l’ottavo principio di CR)con umiltà e non eravamo degli impiegati volontari, cosa che sta accadendo oggi. Sono molto d’accordo col nostro Presidente del fatto che NON vogliamo fare la parte dei dipendenti.

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