“Avrebbe fatto meglio a uccidersi lui piuttosto che ammazzare tanta gente”. Il padre di Anders Behring Breivik, Jens è un ex diplomatico in pensione che vive in Francia e non vede il figlio dal 1995. Non riesce a pensare di vivere tutto il resto della sua vita con questa vergogna dentro, “Come ha potuto stare lì, uccidere tante persone innocenti e pensare che tutto quel che aveva fatto andava bene?” Ma lui, il figlio, ha continuato a dichiararsi non colpevole e di aver fatto tutto senza l’aiuto di nessuno, anche se le Autorità Giudiziarie norvegesi non escludono che possa essere stato coadiuvato da altri. Sarà tenuto in custodia cautelare fino al 26 settembre e per un periodo di tempo in completo isolamento, con la sola possibilità di parlare con i suoi avvocati. Ha confessato, durante l’interrogatorio in tribunale, di aver voluto dare “un segnale forte” al partito che governa, reo di aver consentito l’intrusione massiva di cittadini di religione musulmana. La strage di giovani laburisti doveva stroncare il ricambio generazionale del partito. Nel frattempo la polizia norvegese ha rivisto l’iniziale numero di vittime rendendo noto che da 93 sono scese a 76 per la difficoltà di reperire informazioni dall’isolotto di Utoya.
di Massimo Ticchio
foto: novinite.com
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