La lunga strada verso la libertà

Johannesburg, Sudafrica, ingresso separato per bianchi e neri nel Museo dell’apartheid, rappresentativo del periodo di discriminazione razziale

Dagli Stati Uniti all’Asia, la marea antirazzista, firmata “Black Lives Matter”, sta rimpiendo le maggiori piazze del mondo, a seguito dell’uccisione di George Floyd.

La rete globale ufficiale #BlackLivesMatter è un’organizzazione internazionale per i diritti umani, fondata nel 2013 in risposta all’assoluzione dell’assassino di Trayvon Martin, giovane afroamericano ucciso a colpi d’arma da fuoco a soli 17 anni, in Florida. La missione del movimento è sradicare la supremazia bianca, intervenendo a difesa delle comunità nere, spesso vittime della violenza da parte di governi e forze di polizia.

Nel 1964 l’approvazione del Civil Rights Act in America sanciva la fine legale della discriminazione e della segregazione razziale in tutto il paese; trent’anni dopo, l’elezione democratica del Presidente Nelson Mandela nel 1994 segnava la fine dell’apartheid in Sudafrica. Nonostante il regime di restrizione dei diritti civili su base razzista sia stato ufficialmente abolito, il razzismo affligge ancora numerosi angoli dei paesi più sviluppati. La “razza” continua in buona misura a determinare la condizione sociale dei suoi cittadini.

Le piazze contro il razzismo

“Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”. Nelson Mandela fu senza dubbio uno di questi: un irriducibile e audace visionario, che sacrificò la sua vita per lottare contro le disuguaglianze in Sudafrica. É evidente quanto il mondo abbia bisogno ancora oggi di simili idealisti. Stasera, lunedì 8 giugno, Canale 5 ripropone la storia di quello che fu il primo presidente nero del Sudafrica e premio Nobel per la pace, ripercorrendo il lungo cammino verso la libertà e la liberazione della sua gente. Un film purtroppo ancora troppo attuale, che aiuta a riflettere e far capire cosa il razzismo sia in grado di provocare tutt’oggi nel mondo.

Arrestato, scarcerato, nuovamente arrestato, infine ingiustamente condannato all’ergastolo per tradimento allo stato. Vivere in Africa e nascere con il colore “sbagliato” significava chinare il capo o lottare. Nelson Mandela scelse la libertà, diventando l’icona mondiale della lotta al razzismo e al regime segregazionista che oppresse il Sudafrica per decenni. Nelson decise che ciò che era capitato a lui non sarebbe più dovuto capitare a nessun altro; scelse di sfruttare il suo tempo in prigione per prepararsi e diffondere i suoi valori, praticando la non violenza e l’amore per la sua patria.

“Nessuno è nato odiando qualcun altro per il colore della pelle o il suo ambiente sociale o la sua religione. Le persone odiano perché hanno imparato a odiare. Se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto” (dall’autobiografia di Nelson Mandela).

“Amico bianco, sii anche tu incazzato nero”

Proprio come il popolo americano sostenne il Sudafrica nella sua legittima lotta contro l’apartheid, così oggi il Sudafrica supporta Minneapolis e il movimento Black Lives Matter.

Nella nazione simbolo della lotta alla segregazione razziale, i cittadini hanno protestato di fronte al parlamento, a Cape Town, in solidarietà con i manifestanti statunitensi.

Il governo sudafricano, oltre ad invocare la massima moderazione nel rispondere alla rabbia e alla frustrazione dei cittadini afroamericani, in particolare da parte delle forze di sicurezza, ha anche invitato tutti i leader a lavorare insieme allo sviluppo di una serie di interventi e misure volte a porre fine alle violenze e ai danni subiti da molti membri della comunità afroamericana.

La violenza che ha caratterizzato alcune delle proteste in America rischia di offuscare e compromettere il nobile obiettivo di attirare la consapevolezza internazionale sulle legittime preoccupazioni in merito alla violenza contro i neri e altre minoranze etniche nel territorio. La deplorevole morte di George Floyd offre – e chiede – tuttvia agli Stati Uniti l’opportunità di affrontare questioni fondamentali dei diritti umani, come l’uguaglianza e la pari dignità di tutti i cittadini. Tale rivendicazione va salvaguardata, evitando che resti soffocata nella repressione delle manifestazioni più esasperate.

Diritti, non privilegi

La strada verso la libertà è ancora lunga e corre sempre il rischio di rimanere deserta. Tornare nelle piazze è l’antidoto più efficace all’indifferenza e la forma più vera di solidale protesta che la cittadinanza attiva globale possa mettere in atto. Anche quando non sono i nostri a essere calpestati, la violazione dei diritti umani chiama in campo tutti.

Nelson Mandela in Sudafrica, Martin Luther King negli Stati Uniti, insieme alle loro lotte e ai loro seguaci, hanno lasciato un’inestimabile eredità. Oggi la storia chiede che quel patrimonio venga riportato nelle strade, nelle bocche degli attivisti e di poter raggiungere i primi punti delle agende politiche globali.

1 risposta

  1. FEDERICO LA SALA

    GUARIRE LA NOSTRA TERRA….

    PREMESSO CHE “La strada verso la libertà è ancora lunga e corre sempre il rischio di rimanere deserta. Tornare nelle piazze è l’antidoto più efficace all’indifferenza e la forma più vera di solidale protesta che la cittadinanza attiva globale possa mettere in atto. Anche quando non sono i nostri a essere calpestati, la violazione dei diritti umani chiama in campo tutti” (Lucia Palmioli, cit., sopra) E CHE “Nelson Mandela in Sudafrica, Martin Luther King negli Stati Uniti, insieme alle loro lotte e ai loro seguaci, hanno lasciato un’inestimabile eredità” (cit.), OGGI, ALLA LUCE DEL NOSTRO PRESENTE STORICO, è più che urgente e utile richiamare richiamare LA SAGGIA INDICAZIONE DEL SUDAFRICA DI MANDELA, DI TUTU, E DI DECLERCK (cfr. http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=887).

    Federico La Sala

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