La domenica della gioia

candelaLa terza tappa dell’Avvento è tradizionalmente chiamata “domenica della gioia”. Le prime battute della seconda lettura della Messa, infatti, tratte dalla Lettera ai Filippesi, ci esortano a gioire: “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!” (Fil 4, 4).

L’eco dell’esortazione paolina esprime appieno la gioia della comunità cristiana che con meraviglia e stupore si accinge anche quest’anno a vivere con fede le ormai prossime festività natalizie. Presso l’angusta mangiatoia di Betlemme ci attende Maria, la Madre di Dio, che avvolge in fasce il suo Figlio unigenito; Giuseppe, l’eletto custode del Redentore, che da uomo giusto e saggio provvede ai bisogni della S. Famiglia; gli Angeli, che cantano in coro la gioia del Paradiso e i Pastori che, udito il lieto annuncio angelico, si dirigono senza indugio verso la mangiatoia di Betlemme.

Nella prima lettura di oggi desideriamo che ci contagi la gioia e l’esultanza di Sofonia, il profeta dell’Antico testamento, conosciuto come il fustigatore delle colpe che causarono prima la crisi religiosa di Israele e successivamente l’esilio babilonese. Ma la liturgia odierna fa vestire a Sofonia i panni dell’ambasciatore di una grande speranza: egli, infatti, è il messaggero della tenerezza di Dio, la cui bontà “rimetterà ogni colpa, abolirà la condanna antica, confonderà i nemici di Israele e, infine, regnerà glorioso e potente sulla casa di Giacobbe” (cf Sof 3, 14-17). In queste parole del profeta, la Chiesa ha sempre visto preannunciata la venuta gloriosa di Gesù Cristo, il Messia, nel cui nome è redento tutto l’universo. Anche il Vangelo ci introduce alla gioia natalizia.

La voce del Battista annuncia al popolo che non è lui il Messia: “Viene Colui che è più forte di me, a cui io non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc3, 16-17). Giovanni, inoltre, dando indicazioni su come accogliere la venuta di Gesù, si fa Precursore del Messia, scelto dal Signore per preparare la via al Cristo di Dio. Accogliamo anche noi gli insegnamenti del Battista e sforziamoci di essere fedeli ai doveri del nostro stato, evitiamo di recare offese e siamo più generosi nei confronti del prossimo. Comprendiamo, quindi, che la gioia cristiana, carissimi fratelli e sorelle, sgorga da due sorgenti, collegate tra loro: l’opera di Dio, che gratuitamente ci dona la pace e l’opera dell’uomo che con la sua collaborazione modella la sua vita in base ai doni che riceve da Dio. È la gioia di tutti i cristiani, pellegrini nel tempo e nella storia, che attendono con speranza il ritorno glorioso di Gesù. E allora, la liturgia di oggi, diventa per noi un pressante invito a “ritrovare” la gioia perché il Signore, in Gesù, ha posto la sua dimora in mezzo a noi e ci ha donato il suo amore; è un invito a “ricercarla” sempre, perché la gioia del Signore non è superficiale o effimera, ma profonda, radicata nel cuore, capace di riempire tutta la vita del credente; è una gioia che può convivere con ogni sorta di prove e, perciò, – per quanto possa apparire illogico – anche con il dolore e con la morte.

Quella del Natale è una gioia che mai nessuno potrà togliere a coloro che come i tralci alla vite, sono uniti a Cristo con la fede e con le opere (cfr Gv 16,22-23). Il cristiano che incarna la gioia del Signore è coerente con le sue scelte ed infonde fiducia, ottimismo, speranza. Da soli non potremo mai realizzare tutto questo; il Signore “completerà per noi l’opera sua” (Sal 138) e ci aiuterà nella misura in cui saremo capaci di aprirGli il cuore. È importante a tal proposito, soprattutto in questo tempo forte, restare uniti al Signore attraverso l’ascolto costante della sua parola e l’esercizio assiduo della preghiera per essere, inoltre, uomini e donnedi profonda interiorità e maestri di raccoglimento. Dio abita in noi, e come osserva S. Agostino, “è più intimo a noi di noi stessi”; perciò, se sapremo dialogare con Lui, certamente potremo meglio comunicare con il prossimo; se saremo sensibili a ciò che è buono, vero e bello, la nostra testimonianza cristiana, creativa e semplice nello stesso tempo, diventerà agli occhi di chi ci osserva uno strumento efficace di contagio. Ovunque il Signore ci chiama ad operare siamo invitati ad essere “lievito” attraverso il quale ogni realtà sociale può sviluppare al massimo tutte le sue potenzialità.

Non è pensabile una nuova evangelizzazione senza il nostro contributo. Carissimi, la liturgia di questa Domenica, che non a caso viviamo nel cuore dell’Avvento, ci aiuta ad entrare in sintonia con l’autentico spirito del Natale, certamente ben diverso da quello mondano che ad ogni costo lo rende soltanto un’occasione di commercio. Nel cammino di preparazione al Natale, ci guidi come sempre la Vergine Maria. Come lei, attendiamo in silenzio il compimento delle promesse antiche, consapevoli che prima di portare al mondo la pace e la gioia dobbiamo accogliere nel nostro cuore l’Artefice della Pace, Cristo Gesù. Perché questo si realizzi, è necessario convertirsi al suo amore e compiere sempre la sua volontà. Il mio augurio è che anche noi, carissimi amici, possiamo vivere questa consolante esperienza attraverso la quale ognuno di noi può diventare portatore della gioia di Cristo, il quale è disceso dal cielo in terra per consegnarsi totalmente all’intera umanità.

di Fra’ Frisina

foto: libero.it

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