La Corte dei Conti dice no all’Austerity

corte_dei_conti--400x300La Corte dei Conti, dopo aver analizzato attentamente le scelte politiche degli ultimi cinque anni, ha bocciato il piano di austerità che aveva come obiettivo principale il taglio alla spesa pubblica. Il rigore è già costato circa 230 miliardi di euro.

I giudici hanno accusato la classe politica di aver sostenuto delle dottrine economiche suicidarie che rispondevano solo al diktat dell’Europa, senza mai appellarsi al buon senso o ascoltare il parere d’insigni economisti (la minoranza, a dire il vero) che mettevano in guardia dall’applicazione di un sistema eccessivamente liberista.

Il presidente della Corte, Luigi Giampaolino, ha da subito lamentato “il mancato conseguimento del pareggio di bilancio, che ha causato un indebitamento di circa 50 miliardi (al netto) in più rispetto all’obiettivo da raggiungere, provocando di riflesso un blocco del Pil e una caduta del gettito fiscale che ha portato nelle casse dello Stato circa 90 miliardi in meno, senza, aver raggiunto, tra le altre cose, la tanto sospirata riduzione della pressione fiscale.

Anche i risparmi della spesa pubblica si sono rivelati un disastro: si è registrata un’inflessione di 40 miliardi.

Giampaolino ha fatto notare, parlando del Governo Letta, che il “passaggio alla nuova legislatura sembra proporre un primo tentativo di operare in discontinuità da una politica di bilancio che, a partire dal 2010, ha dovuto fare affidamento su consistenti aumenti d’imposte, nonostante le condizioni di profonda recessione in cui versava l’economia”.

Il Presiedente ha aggiunto “ il 2012 ci consegna un quadro molto fragile non solo in termini di crescita, ma anche di finanza pubblica. L’Italia presenta un andamento corrente della propria finanza pubblica nettamente migliore rispetto ai paesi in crisi e anche rispetto alle grandi economie europee. Ma la situazione cambierà allorché si guardi all’altro parametro di Maastricht, il rapporto fra debito e prodotto: un indicatore che colloca l’Italia tra i paesi in crisi e distante dagli altri grandi paesi, Spagna inclusa”.

Adesso pare che qualcosa si sia smosso e anche dagli Stati Uniti arrivano i primi timidi segnali di cambiamento: la Federal Reserve ha, infatti, deciso di stampare moneta non curandosi del possibile aumento dell’inflazione, che comunque secondo i calcoli, dovrebbe essere normalizzato in breve tempo.

Stessa politica era già stata attuata a Tokio qualche tempo fa.

In un passaggio del Rapporto 2013 sul Coordinamento della Finanza Pubblica, elaborato appunto dalla Corte dei Conti, si legge “ l’austerità serve ma non basta, anzi, se assolutizzata rischia di peggiorare la situazione”.

In un altro passo, che fa riferimento alla scorsa legislatura, c’è invece scritto “ l’adozione di una linea severa non ha, peraltro, impedito che gli obiettivi programmatici assunti all’inizio della legislatura fossero mancati. E’ stata essa stessa, una rilevante concausa dell’avvitamento verso la recessione”.

In conclusione, La Corte dei Conti invita a rimodulare la trattativa con Bruxelles, per non cadere nella spirale della cieca e sterile obbedienza a criteri da valutare di volta in volta, a seconda delle esigenze e specificità dei singoli Paesi Membri.

di Redazione

foto: agenziaimpress.it

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