Inizia l’Avvento

Apriamo nella gioia il periodo di intensa preparazione alla festa di Natale e con l’inizio dell’Avvento iniziamo oggi un nuovo anno liturgico, il cui centro è occupato da Cristo.

Per comprendere meglio questa immagine, facciamo riferimento al sole, la stella luminosissima attorno a cui ruotano i pianeti della nostra galassia, simboli questi, dei martiri e dei Santi che baciati “dall’amor che move il sole e l’altre stelle” (Dante) lodano Dio e dal cielo intercedono per noi; il pianeta più vicino a Cristo è la Vergine Maria che all’inizio dell’Avvento si accosta a noi per consegnarci la Speranza dei millenni, il suo Figlio Gesù. Oggi gli uomini hanno bisogno di tanta speranza perché, sopra un’unica barca, si trovano a traghettare acque difficili. E quando nel mare della vita imperversano le tempeste occorre che ci si salvi tutti insieme, nessuno escluso; quando la bufera delle acque fa affondare nell’abisso delle fragilità umane le tante false sicurezze, abbiamo bisogno proprio di una salda speranza che è Cristo, “lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8), Colui che ha assunto carne umana in un tempo passato, ma viene anche oggi e che ritornerà definitivamente in un futuro conosciuto solo dal Padre. Egli ci dona una grande speranza: abbraccia la dimensione del tempo perché è “il Vivente” e, mentre condivide la nostra povertà umana, rimane per sempre, dandoci in ogni momento la vicinanza di Dio.

Il Signore Gesù si è fatto carne, ma Egli è anche la solida roccia sulla quale l’uomo è invitato a costruire la sua vita. Solo attraverso Cristo, l’uomo che anela alla libertà, alla giustizia e alla pace può risollevarsi e alzare il capo; in Cristo, infatti, “la liberazione è vicina” (Lc 21,28). Considerando attentamente questo aspetto fondamentale del mistero di Cristo, possiamo affermare che Gesù non riguarda soltanto i cristiani o i credenti, ma anche ogni uomo perché Egli, che è il cuore della nostra fede, rappresenta anche il fondamento saldo della speranza universale. Lo si constata ogni giorno: il mondo ha estremamente bisogno di questa speranza. Perciò, accogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo che nella seconda lettura, esorta i cristiani di ogni epoca a preparare la venuta del Signore, conservando i cuori irreprensibili e nella santità (cf Ts 3,13).

Paolo utilizza il vocabolo adventus che dal latino possiamo tradurre con i termini “avvento”, “venuta”, “presenza”, “arrivo”. Nel mondo antico, questo termine si riferiva all’arrivo di un re o di un suo funzionario; indicava anche la venuta di una divinità sulla terra. I cristiani, successivamente adottarono il termine in riferimento a Gesù: Egli è il Re dei re, disceso dal cielo in terra per visitarci nella pace. “Dio è qui – volevano dire – e non ci ha lasciato soli”. La parola “avvento” comprende, quindi, il significato di visitatio cioè, “visita di Dio”: il Signore vuole entrare nella mia vita e convertirla al suo amore. Ogni giorno facciamo esperienza di avere poco tempo per il Signore ed anche per noi stessi. Siamo così assorbiti dal “fare” che il troppo fare, purtroppo, ci travolge: il lavoro, le attività, l’attuale società, i suoi interessi, il divertimento e lo svago monopolizzano la nostra attenzione e ci allontanano sempre più da Dio. L’Avvento arresta questo disordine, invitandoci a sostare in silenzio per capire e per carpire una presenza. È il Signore che chiede di entrare definitivamente nella vita troppo frenetica per farci comprendere che i singoli momenti della giornata sono doni del suo amore e segni della sua attenzione per ciascuno di noi.

L’Avvento, perciò, ci stimola a contemplare il Signore, presente nella nostra vita. La certezza di averLo sempre a fianco a noi non dovrebbe aiutarci a considerare il mondo con occhi nuovi, non dovrebbe aiutarci a leggere l’esistenza umana come lo strumento più idoneo per accogliere in ogni momento la sua “visita”? Altro elemento costitutivo dell’Avvento, quindi, è l’attesa che si fa speranza. L’Avvento, perciò, ci aiuta a comprendere questo tempo corrente (cronos) alla luce della fede e cioè, come il momento favorevole per la nostra salvezza (kairós), personale e comunitaria. Tutta la vita dell’uomo è una continua attesa: da bambini, infatti, si vuol crescere; da adulti ci si vuol realizzare; in età matura, infine, si aspira al meritato riposo.

Per i cristiani, tale attesa è supportata da una certezza: il Signore è presente in mezzo a noi, ci accompagna e un giorno ci accoglierà nel suo regno di giustizia e di pace. Ma bisogna fare attenzione perché ci sono tanti modi per attendere la sua venuta. Se al tempo che Dio ci dona non sappiamo dare un senso vero, se il presente cioè, rimane vuoto, l’attesa rischia di essere insopportabile. Il presente, pertanto, sarà esageratamente lungo e il futuro sempre più incerto. Diamo, quindi, un senso alla nostra vita e l’Avvento cristiano sarà un’occasione privilegiata per svegliare in noi la gioia dell’attesa e la forza singolare della nostra fede che è Cristo stesso. Se Gesù è presente nella nostra vita, non esiste più alcun tempo privo di senso e possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno. Perciò guardiamo a Maria, a colei che incarna pienamente l’umanità speranzosa. Ci ottenga Lei la grazia di vivere questo tempo vigilanti e operosi. Mettiamoci alla sua scuola per entrare in questo tempo di grazia ed accogliere la venuta di Dio nella nostra vita.

di Fra’ Frisina

foto: crocifissonet.it

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