In un mondo di “puttane” e di “azzeccagarbugli”

Sembra ieri ma è già passato parecchio tempo dalle note di quel mondo di ladri cantato dal nostro Antonello nazionale che lamentava le ruberie di alcuni noti politici non proprio inclini alla correttezza.

In questi giorni, gli urlanti portatori dell’onestà politica che ci governano al momento, navigano sull’onda lunga della promessa di una indiscriminata libertà economica, personale e statuale, che – a loro modo di vedere – rappresenta quella priorità assoluta inderogabile che non conosce ostacoli alla sua realizzazione.

Per carità, si è tutti d’accordo sul fatto che la lotta di classe sia finalizzata a garantire la dignità economica di un popolo evoluto volto a eliminare alla radice il seme dell’insopportabile spauracchio della povertà.

Ma questo diritto, per quanto insopprimibile, non si ottiene vegetando in attesa di elemosine in danno a chi pensa, soffre, lavora e costruisce la propria personalità sociale e professionale attraverso l’esercizio dei diritti fondamentali a tutela della collettività organizzata a cui appartiene.

E difatti – guarda caso – la tribù degli onesti prende sotto attacco i portatori sani di altri due diritti fondamentali, assolutamente prioritari, che sono il diritto di difesa e il diritto all’informazione, capisaldi della società civile di un mondo occidentale che garantisce la libertà di parola e di accesso alle poltronissime di Stato anche a chi è riuscito a terminare le semplici scuole dell’obbligo.

Ci vuole tanto studio e sacrificio (anche economico) per diventare azzeccagarbugli d.o.c.; se i bravi colleghi che hanno fatto assolvere la Sindaca romana non avessero “azzeccato” le norme giuste per “sgarbugliare”  gli impicci combinati da questi disordinati amministratori, al punto di dar luogo a un complesso processo penale, a quest’ora sarebbe già ripartita la pericolosissima macchina elettorale.

Ci vuole tanto coraggio e altrettanto impegno culturale per informare i cittadini di quel che succede nei palazzi di potere; gli atti di “prostituzione” giornalistica lamentati con sconfortante semplicità dai presunti lesi da notizie scomode, sono gli stessi che vengono “utilizzati alla bisogna” proprio da chi crede di poter fare uso e consumo dell’informazione a proprio vantaggio politico.

No cari signori, non funziona così.
Difendere e informare non sono attività in vendita a basso prezzo come se fosse merce scadente o scaduta; sono valori preziosi, custoditi in cassaforte, riservati a chi li merita e che ha fatto lo stesso percorso culturale per comprenderli e apprezzarli.

Non potete trasformare il cristallo in vetro, l’oro in ottone o – se vi piace di più – la cioccolata in fango.

Magari qualche saldo di fine stagione riuscirete pure a trovarlo, di tanto in tanto, ma sarà sempre la triste eccezione a un regola assolutamente inderogabile.

Nella foto, da sinistra, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio

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