Gli Astrociti, dei veri direttori di “orchestra”

astrociti-300x224Le cellule GLIALI sono oltre il 90% della massa cerebrale, ma per quasi un secolo sono state  considerate poco più che «colla» per tenere assieme i neuroni, su cui si concentrano da sempre le attenzioni dei neuroscienziati. Il termine Glia  indica  tutte le «altre» cellule del sistema nervoso e cioè Astrociti, oligodendrociti, microglia.

Cogliendo un po’ tutti di sorpresa, negli ultimi anni diverse ricerche hanno mostrato che alcune tra queste cellule “affiancano” i neuroni nell’elaborare informazioni. «Molti ani fa, nei grandi convegni internazionali, le relazioni su questo tema non erano più di quattro o cinque l’anno, ora sono 400 o 500 – conferma Giorgio Carmignoto dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Padova. “Ormai le perplessità che accolsero i nostri primi studi sono superate, ed è evidente che per capire il cervello non basta studiare i neuroni”. Con il suo gruppo Carmignoto è stato tra i primi al mondo a studiare gli astrociti. Assieme ad altri colleghi sparsi per l’Europa fa ora parte del progetto «Neuroglia», finanziato dall’Unione Europea proprio per capire di più sul ruolo di queste cellule. Gli astrociti, privi di attività elettrica, sembravano solo un’impalcatura per consentire ai neuroni di funzionare, incapaci però di «parlare».

In realtà, come hanno dimostrato Carmignoto e il suo gruppo, gli astrociti parlano eccome, tra di loro e con i neuroni, ma in modo diverso. Gli Astrociti non usano segnali elettrici, ma flussi di calcio, che a loro volta stimolano il rilascio di trasmettitori: gli stessi usati dai neuroni, solo che in questo caso si chiamano gliotrasmettitori. Un metodo per seguire questi flussi di calcio non esisteva fino a metà Anni 90. Da allora i ricercatori hanno scoperto diverse funzioni fondamentali degli astrociti: sono loro, quando «sentono» le sinapsi attivarsi, a richiamare un maggiore afflusso di sangue per fornire ai neuroni l’energia necessaria per lavorare. Ancora più importante, gli astrociti intervengono nel processo che ci consente di immagazzinare ricordi. «Quando impariamo qualcosa di nuovo, alcune sinapsi si rafforzano, ma allo stesso tempo quelle circostanti si indeboliscono, in modo da farla risaltare ulteriormente». Ed è proprio l’astrocita vicino alla sinapsi da rafforzare che si occupa di «spegnere» quelle vicine. Una funzione fondamentale per l’apprendimento e la memoria, altro che colla. Se gli astrociti sono così importanti, è inevitabile pensare che siano anche coinvolti in diverse patologie.

Le novità più interessanti, che Carmignoto ha illustrato  nel 2010 negli Usa, a Santa Fe, al meeting annuale della «American Society for Neurochemistry», riguardano l’epilessia. Attualmente gli studi si susseguono dal 2010. Quanto scoperto è stato confermato:  gli astrociti fanno anche da direttori di orchestra, coordinando più neuroni, perché «sparino» assieme quando necessario. E una crisi epilettica è dovuta proprio a una scarica simultanea e anomala di un gran numero di neuroni. «Siamo soltanto alla punta dell’iceberg – conclude Carmignoto, che si aspetta ancora molte sorprese sul ruolo degli astrociti -. Di sicuro dobbiamo iniziare a pensare al cervello come a una rete di neuroni e astrociti, non solo di neuroni». E questo in particolare per gli esseri umani. Un dato intrigante è, infatti, che il rapporto tra astrociti e neuroni cresce lungo il cammino dell’evoluzione. I vermi e i topi  hanno circa 10 neuroni per ogni astrocita; noi abbiamo 10 astrociti per ogni neurone. Tutto ciò avrà un significato. Per chi fosse interessato all’argomento: www. Neuroglia.eu/welcome.php

Dr. Gherardo Tosi

Psicologo Psicoterapeuta

00152 Roma

E. mail : tosighe@libero.it

Foto: molecularlab.it

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