Elezioni in Serbia: trionfano i conservatori filoeuropeisti di Vučić

vucicCon il 48,4% dei voti il Partito del Progresso (Sns) ha  stravinto le elezioni politiche serbe tenutesi questo fine settimana. Risultato certamente atteso quello del partito di Aleksandar Vučić (foto), che ha staccato nettamente gli altri concorrenti: al secondo posto il Partito Socialista (Sps) con il 14,05% dei voti, a seguire il Nuovo Partito Democratico (Nds) con il 5,86% e il Partito Democratico (Ds) con il 5,46%. Ottengono alcuni seggi anche i rappresentanti delle minoranze: nove per gli ungheresi, tre per i bosniaci musulmani e due per gli albanesi.

A formare il governo sarà quindi l’Sns, partito conservatore di centrodestra e filoeuropeista, che potrà contare su una larghissima maggioranza, avendo acquisito ben 158 seggi su 250. Ottimo il risultato ottenuto, soprattuto guardando alle ultime elezioni di maggio 2012, quando la formazione di centrodestra ottenne solo il 24% dei consensi. È andata molto peggio, invece, all’ex presidente Boris Tadic, ex Ds e fondatore del Nuovo Partito Democratico, che porta a casa un misero 5,86% rispetto al 22,06% di due anni fa.

In calo, se pur di pochi punti percentuali, è stata l’affluenza alle urne: a votare si è recato solo il 53,2% degli aventi diritto al voto, contro il 57,7% del 2012.

Ma chi è il nuovo premier serbo?

Aleksandar Vučić, quarantaquattrenne, visto dai più come uomo nuovo della politica, è il Primo Vice Ministro serbo uscente, carica istituzionale molto particolare costruita attorno al suo nome nell’ultima legislatura. Figura molto carismatica, ha saputo conquistare il popolo serbo promettendo una lotta serrata alla corruzione, una riforma dell’amministrazione pubblica, una diminuzione del deficit sul Pil e ha sostenuto a gran voce l’ingresso del Paese nell’Unione Europea. Attualmente è a capo del Partito del Progresso. Come molti colleghi, in passato è stato membro di spicco del Partito Radicale Serbo,  formazione nazionalista di estrema destra, ed è stato Ministro dell’Informazione durante il regime di Milosević. Proprio in quel periodo, infatti, si è fatto notare dall’Unione Europea per aver approvato una legge che, di fatto, limitava moltissimo la libertà di informazione.

Le elezioni anticipate sono state fortemente volute da Vučić, che ha saputo sfruttare al meglio il lavoro fatto e il consenso ottenuto negli ultimi 18 mesi nel governo di coalizione con i socialisti. Alle precedenti elezioni, infatti, non vi era stata una vittoria netta da parte di un partito, tanto che l’Sns guidato da Tomislav Nikolić (presidente uscente), il Partito Democratico di Boris Tadić e i socialisti avevano dovuto formare un governo di solidarietà nazionale.

Vučić si trova a dover governare un Paese in gravi difficoltà. La crisi economica si fa sentire più che mai, la disoccupazione rasenta il 20% e il deficit di bilancio si mantiene da alcuni anni stabile al 7 %. C’è poi la questione kosovara: la Serbia non ha ancora riconosciuto l’autonomia del Kosovo. Tuttavia Vučić, pur restando fermo su questa posizione, ha dichiarato di volere perlomeno disciplinare la questione. A riguardo non è chiaro quali siano le sue intenzioni e la UE non vede di buon occhio questo stallo.

di Francesco Galli

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