Ei fù la Buona Scuola: il ddl Renzi-Giannini

giannini-renziProteste nelle piazze italiane contro la nuova riforma scolastica. Altro ‘fallimento’ per il governo Renzi? Un dissenso comune aleggia nell’aria dai principali protagonisti, gli studenti, fino al personale interno che vive la giornata scolastica. Vediamo, quindi, cosa cambierà.

La scuola ha deciso di far uscire la testa dalla sabbia, ancora una volta. Ieri, lo stesso giorno del 5 maggio manzoniano, in 7 piazze italiane –Roma, Aosta, Milano, Bari, Palermo, Catania, Cagliari- studenti, professori e collaboratori hanno deciso di urlare a gran voce la loro protesta contro la riforma della “Buona Scuola” proposta dal Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e approvata dal premier Matteo Renzi. Governo e maggioranza vedono nel disegno di legge un modo per cambiare le cose, ma allo stesso tempo fanno ‘orecchie da mercante’ per non ascoltare le richieste provenienti dai diretti interessati. Il Ministro per le Riforme Maria Elena Boschi cerca di placare gli animi e afferma che se vi saranno da fare modifiche al ddl si faranno, mentre una sottile voce dalla minoranza Pd chiede al Governo di non chiudersi ma di capire le esigenze. Ma cerchiamo di capire i punti della nuova riforma e perché in migliaia si sono radunati per dire «no!».

  1. D.S. I Dirigenti Scolastici non dovranno abusare del loro potere. Numerosi presidi ‘governano’ in maniera autoritaria rendendo tante volte il luogo della sapienza un ‘lager’. La scuola deve essere collegiale, quindi una democrazia fondata sulla cooperazione, il pluralismo culturale, la libertà di insegnamento e la condivisione e nella maggior parte dei casi non rispetta queste caratteristiche.
  2. Chiamata Diretta. Il preside potrà decidere, insito nell’albo territoriale, la ‘squadra’ di insegnanti da schierare in campo. Questa decisione non piace: gli studenti vedono questo punto come un aiutino alla casta delle scuole private, temendo il clientelismo e allontanandosi dalla con concezione di una scuola per tutti. Infatti, il piano prevede l’eliminazione degli sgravi ( quasi 400 euro) per alunno che si iscrive in scuole paritarie.
  3. Serie A e serie B. Approvando tale disegno, si teme che vi saranno finanziamenti privati per gli istituti, come il cosiddetto School Bonus – un bonus fiscale per ogni investimento privato attuato sulla scuola e un premio aggiuntivo se l’impresa scolastica riesce a creare occupazione giovanile- e il 5xmille, che provocheranno ancor di più una scissione tra scuole di periferia e urbane.
  4. Le nuove assunzioni. Il decreto prevede un piano per l’assunzione di 100mila insegnanti precari iscritti alle Graduatorie ( GAE) e vincitori del concorso svolto nel 2012. Vengono così esclusi coloro che sono risultati idonei all’ultimo concorso e gli abilitandi del Tfa e Pas. Insomma, la classica storia dei figli e dei figliastri.
  5. Le strutture. Il Governo stanzierà 40 milioni adibiti agli edifici scolastici, ma gli oppositori alla legge sostengono che sono troppo pochi per ‘aggiustare’ gli immobili, che crollano come se fatti di sabbia. E se sono fatti veramente con la sabbia?

Il 19 maggio prossimo il testo, dopo esser stati visionato e licenziato dalla Camera, passerà al Senato che dovrà decidere se il ddl supererà l’esame. La questione è ancora calda e bisogna aspettare per vedere cosa diverrà certezza e cosa verrà modificato; per adesso l’unica sicurezza è che il Ministro Giannini pretende di allontanare il precariato, superando le supplenze, raggiungendo un organico scolastico ben strutturato e funzionale. Ad oggi, la mattina dopo le proteste, bisogna solo attendere l’esito definivo che uscirà da Palazzo Chigi. Promossi o bocciati? Un misero 18 o un 30elode?

di Ilaria Cordì

foto: ilfattoquotidiano.it

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