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Donne visionarie oltre i secoli
Nel corso della storia, alcune figure femminili sono emerse come pietre miliari di coraggio, forza d’animo spiritualità e visione. Santa Caterina da Siena, Giovanna d’Arco e Teresa d’Avila sono tre di queste donne straordinarie. Ognuna di esse ha sfidato le convenzioni della propria epoca e ha plasmato il proprio destino, dimostrando che la fede e la determinazione non conoscono confini. Nonostante siano vissute in epoche e luoghi diversi, queste tre donne condividono una modernità di spirito che trascende i secoli. Quali i punti comuni e perché sono considerate delle figure intramontabili? Iniziamo da qualche breve cenno biografico per poi entrare nel vivo dell’analisi.
Santa Caterina da Siena: il fuoco spirituale di una giovane mistica
Santa Caterina nacque a Siena nel 1347, in un’epoca segnata dalla ricchezza e dalla cultura dell’Italia comunale ma contrassegnata altresì dalla crisi. Basti pensare all’epidemia di peste del 1348 e alla crisi spirituale dovuta all’assenza del Papa dalla sede di Roma. Le sue estasi mistiche e le visioni divine (la prima all’eta di sei anni), la convinsero che Dio l’aveva scelta per un destino speciale. Cosa che a dire il vero suscitò forti resistenze in famiglia. Ciononostante, Caterina sfidò le regole sociali e il patriarcato per abbracciare una vita di preghiera e di servizio, diventando una figura di spicco nella Chiesa e influenzando decisioni ecclesiastiche cruciali. Celebri a tal proposito le invettive dirette ai Re, agli uomini di potere e persino al Papa. Morì letteralmente di fame, a seguito dei lunghi digiuni nel 1380.
Giovanna d’Arco: la guerriera con una missione divina
Nel XV secolo, la giovane contadina francese di nome Giovanna d’Arco emerse come un’improbabile ma determinata guerriera. Convinta di essere stata chiamata da Dio a liberare la Francia dall’occupazione inglese, si distinse sul campo di battaglia e condusse l’esercito francese a vittorie sorprendenti. La sua fede incrollabile e la sua convinzione nella sua missione furono fonte di ispirazione per molti. Anche di fronte alla persecuzione e al processo per eresia, Giovanna mantenne la sua dignità e la sua fede. Morì arsa viva sul rogo il 30 maggio 1431.
Teresa d’Avila: l’estasi mistica di una monaca innovatrice
Nel XVI secolo, in Spagna, Teresa d’Avila fu una figura rivoluzionaria nell’ambito monastico. Fondatrice dell’Ordine del Carmelo Riformato, Teresa cercò di rinnovare la vita religiosa e di promuovere una relazione più profonda con Dio attraverso la preghiera contemplativa. Le sue esperienze mistiche e le descrizioni dettagliate delle sue estasi sono testimonianze di una profonda unione con il divino. Teresa dimostrò che la spiritualità non doveva essere relegata alle mura di un convento, ma poteva essere vissuta con intensità e passione, anche all’interno di una vita monastica. Morì il 1582 “consunta più dall’amore che dalla malattia” ebbero a scrivere.
L’estasi spirituale e la trascendenza della fede
Ma cosa accomunava le tre donne? Una delle caratteristiche più sorprendenti fu certamente la loro intensa vita mistica, caratterizzata da visioni ed estasi profonde. In aggiunta, conciliavano ribellione e fede, quali mezzi per l’unione con il divino e strumento di autentico cambiamento sociale. In che modo?
Santa Caterina da Siena: sofferenza, anoressia, follia mistica
Santa Caterina da Siena, considerata un faro di luce spirituale in un’epoca segnata da divisioni religiose e politiche, di fatto agiva come mediatrice tra fazioni politiche rivali, dimostrando che la fede poteva essere un potente strumento di pacificazione.
Quanto al mezzo di ascesi ed espiazione di ogni colpa, scelse una vita di grande austerità e penitenza. La dedizione alla preghiera e alla penitenza la portarono a praticare il digiuno estremo. Fattore che contribuì al suo stato di salute precario, tanto che le cronache dell’epoca testimoniano di periodi in cui Caterina si privava completamente del cibo. Un comportamento che, dal punto di vista della mistica, era in realtà un tentativo di unione spirituale con la sofferenza di Cristo, un “patto” stipulato in cambio della salvezza spirituale della sua famiglia.
Riguardo alle visioni intense e alle comunicazioni interiori che Caterina affermava di avere con Cristo e con Dio e interpretate come segni di follia dai contemporanei, nella prospettiva di Caterina erano segni della sua intima unione con Dio e della sua missione di mediatrice e riformatrice.
Giovanna d’Arco: prescelta o follia mistica?
Giovanna d’Arco, sebbene non fosse formalmente una teologa, incarnò una forma di fede radicale e diretta in Dio, che la spinse ad assumere un ruolo attivo nella guerra.
La sua determinazione fece emergere la possibilità di una vocazione religiosa che andava oltre i confini tradizionali e che poteva scaturire da un’esperienza personale di rivelazione. Insomma, anche lei si sentiva una prescelta. Peccato che le voci che Giovanna affermava di udire e che attribuiva a santi e angeli furono oggetto di grande scetticismo e furono utilizzate contro di lei nel processo per eresia e inquisizione. Tuttavia, nella sua prospettiva, queste voci celestiali erano prove tangibili della sua missione divina e della sua chiamata a liberare la Francia. Un segno del divino…
Teresa d’Avila: follia mistica e la lotta con la salute mentale
Con la sua profonda esperienza mistica, Teresa trascese le formalità della preghiera e dell’adorazione, cercando un’unità più intima con Dio. I suoi scritti rivelavano un desiderio ardente di unione con l’Assoluto, dimostrando che la ricerca spirituale può superare i confini delle pratiche religiose convenzionali.
Come per le altre due donne, raggiunse livelli di orazione mistica così elevati (estasi, visioni e rapimenti) da sperimentare una sospensione del raziocinio e dell’intelletto. Anche nel suo caso, tali esperienze erano interpretate come segni di follia dai contemporanei. Tuttavia, nella sua prospettiva, erano segni di una profonda unione con Dio. Fortunatamente per lei, morì d’amore e non di sofferenze. Ma analizziamo l’aspetto della salute mentale delle tre mistiche.
La follia spirituale: una visione alternativa della realtà?
A causa della secolarizzazione della società e della riduzione del valore attribuito alle esperienze spirituali, alcuni studiosi moderni hanno suggerito che le esperienze mistiche delle tre donne potrebbero essere correlate a condizioni come l’isteria o la schizofrenia.
Ma nel loro caso, si trattava davvero di follia o isteria?
La storia di queste donne solleva sicuramente una domanda interessante circa la percezione della “follia” in relazione alla spiritualità mistica (manifestazione della loro intima unione con Dio).
Potrebbe la follia essere una forma di neuro-diversità che permette una connessione più profonda con l’inconscio e il mondo spirituale? Ad esempio, uno schizofrenico che sperimenta allucinazioni potrebbe, in realtà, essere in contatto con le profondità del proprio essere e con i desideri inconsci? In tal caso, la follia non sarebbe solo una patologia, ma una forma di percezione alternativa e, come suggerisce lo psichiatra Vittorino Andreoli, la follia non dovrebbe essere solo vista come patologia, ma anche come una forma di visione alternativa e geniale del reale.
Diventa un simbolo di forza interiore, una testimonianza della straordinaria fede e devozione, assimilabile al fuoco sacro che guidò le tre donne nelle loro straordinarie missioni spirituali.
Ribellione e coraggio: precursori del femminismo?
Ricapitolando, tutte e tre queste donne si distinsero per la loro ribellione nei confronti delle convenzioni sociali e religiose del loro tempo. Santa Caterina da Siena, fin da giovane, si oppose alla volontà della sua famiglia, scegliendo di dedicarsi completamente a Dio e di perseguire una vita di preghiera e penitenza. Giovanna d’Arco, nonostante la sua giovane età e la sua condizione di contadina, si fece avanti come guida militare durante la Guerra dei Cent’anni, convinta di essere chiamata da Dio a liberare la Francia dall’occupazione inglese. Teresa d’Avila, invece, non esitò a fondare nuovi monasteri e a promuovere una riforma dell’ordine carmelitano, nonostante l’opposizione e le critiche che ricevette.
A questo punto una domanda sorge spontanea: possiamo considerarle come delle “pioniere” del femminismo moderno? Forse…
Queste donne in realtà andarono oltre le definizioni convenzionali di femminilità e ruoli di genere del loro tempo. Santa Caterina si rifiutò di conformarsi alle aspettative sociali, scegliendo invece di sfidare le gerarchie politiche e religiose, dimostrando che le donne potevano essere potenti agenti di cambiamento.
Giovanna d’Arco, con la sua audacia nel prendere il comando delle truppe francesi, sfidò le norme sociali che limitavano le donne al ruolo di mogli e madri. La sua determinazione suggerì che la forza e il coraggio non erano prerogative esclusive degli uomini.
Teresa d’Avila, attraverso la fondazione di monasteri e la promozione della riforma carmelitana, dimostrò che le donne potevano essere leader spirituali e intellettuali, superando così le restrizioni imposte alle donne nel contesto religioso. Senza voler sminuire il femminismo, fecero delle battaglie ben più ardite.
Cosa possono insegnare oggi?
In un mondo che spesso richiede coraggio per difendere ciò in cui si crede, le lezioni di di queste donne “fuori dall’ordinario” sono più rilevanti che mai. La loro ribellione e la loro connessione con l’inconscio e il mondo spirituale sollevano importanti riflessioni sulla natura della santità e sulla percezione della follia nella società moderna.
Ci invitano a abbracciare la nostra forza interiore e a credere nel potere della nostra visione quali potenti strumenti di trasformazione. Ci ricordano che la spiritualità non è limitata entro alcun confine geografico o sociale e che la fede, la visione, la spiritualità autentica, l’autodeterminazione e la forza d’animo, possono cambiare e il corso della storia.
Possiamo insomma affermare che, in un’epoca in cui le questioni di genere e la ricerca spirituale continuano a essere rilevanti, le vite di queste donne ci invitano a esplorare nuove possibilità in grado di illuminare il nostro cammino.
Nella foto, di pubblico dominio, Giovanna d’Arco: fonte Wikimedia Commons
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