Cosa succede a ponti e cavalcavia Italiani?

Il drammatico inizio di questa terribile situazione che riguarda ponti e cavalcava del Bel Paese, è datato 14 Agosto 2018 e coincide con la tragedia del crollo del Ponte Morandi di Genova!

E come se tutti insieme e contemporaneamente, i punti cardine della nostra infrastruttura stradale avessero scoperto la loro fragilità, la loro vetustà e la loro inadeguatezza ! Come se i 43 morti, gli oltre 500 sfollati e il crollo di uno dei simboli della città ligure avesse reso tutto più chiaro.

Ovviamente la realtà è ben diversa: scricchiolii e segnali di allarme ce ne erano stati a bizzeffe, ignorati e sottovalutati da tutti. Dieci ponti, viadotti e cavalcavia, sono crollati negli ultimi 5 anni lasciando attonita l’opinione pubblica: il ponte Cavasco (Liguria), quello sulla Provinciale Oliena-Dorgali (Sardegna), il viadotto Petrulla e quello Scorciavacche (entrambi in Sicilia), il viadotto Himera (ancora Sicilia), il cavalcavia Annone (Lombardia), il ponte Fiumara Allaro (Calabria), il viadotto di Fossano (Piemonte), il cavalcavia tra Loreto ed Ancona (A14) e quello di Casalecchio (A1-A14) ci avevano dato chiari segni di avvertimento.

La forza violenta di un fiume in piena, cedimenti strutturali e anche esplosioni accidentali hanno provocato 7 morti e 154 feriti!

Quali sono i mali reali dei nostri ponti e cavalcavia? Gli esperti del settore hanno identificato almeno 4 cause fondamentali.

L’età e quindi la mancanza di investimenti della sostituzione di impianti obsoleti, è forse il male più comune.

Esempio di viadotto a rischio (Cosenza)

Non meno rilevante è il contributo che arriva dalla qualità dei materiali utilizzati per la costruzione : il cemento armato o per meglio dire il calcestruzzo armato, è un materiale di relativamente recente introduzione nell’edilizia (è stato ‘inventato’ nel 1800) e il caso del ponte Morandi sembra indicare in 50-60 anni la sua durata di vita massima.

C’è poi da considerare come terza possibile causa l’esecuzione dei lavori di costruzione al “risparmio“, con materiali scadenti o non in accordo a quanto indicato nelle specifiche, al fine di incrementare i margini riducendo i costi delle materie prime!

Quarto ed ulteriore fattore, estremamente pericoloso causa l’età media dei nostri ponti, è la mancanza o carente qualità dei controlli eseguiti dagli enti preposti.

Ci domandiamo spesso come sia gestito il rischio di usura di ponti e cavalcavia nel mondo. Una risposta può essere quella Svizzera dove le strutture che hanno accumulato un certo numero di anni di esercizio vengono abbattute e sostituite senza temporeggiare con costose opere di mantenimento che erodono i già limitati budget a disposizione.

Le società che gestiscono la maggioranza assoluta dei 7.000 Km di Autostrade italiane, dove ponti e cavalcavia sono gli attori fondamentali, rispondono ai nomi del gruppo Atlantia (Benetton) ed il gruppo Gavio.

Foto simbolo della tragedia di Genova

Entrambe negli ultimi anni hanno progressivamente aumentato i pedaggi, diminuendo al contempo gli investimenti.

Dal 14 Agosto le ansie degli italiani nell’attraversare qualsiasi cosa sia sospesa, ponti o cavalcavia che siano, sono cresciute esponenzialmente!

Ma quante sono le stutture che sono andate sotto osservazione e che potenzialmente sono a rischio? Secondo il Codacons non meno di 155 spalmati da Nord a Sud! Un numero impressionante!

C’e quindi veramente da sperare che l’enorme e struggente sacrificio umano del ponte Morandi di Genova, sia almeno servito a dare quella scossa decisiva a sbloccare le coscienze e gli investimenti.
C’è una forte necessità di un serio e vero ammodernamento delle infrastrutture del nostro Paese. Altri morti per incuria sarebbero veramente un’offesa ed un ulteriore insopportabile peso!

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