Cosa resta della famiglia felice? Da Edgar Degas ad oggi

La famiglia che cambia, la famiglia che resta. Mai argomento è stato più sezionato, discusso, amato, odiato, sia socialmente che politicamente.

La famiglia che nei suoi mutamenti (attesi e disattesi), sollecita sempre più l’impegno del dibattito pubblico, tra etica, diritto e politica.

Ancora una volta chiamiamo in causa l’arte: come vedeva e vede l’artista, l’arte in generale, la tematica amata e detestata della “famiglia unita”?. Edgar Degas, tra il 1858, 1859, dipinse un famoso ritratto della famiglia Bellelli, noto anche come Ritratto di Famiglia; il quadro è molto particolare, anche perché salta subito all’occhio dell’osservatore attento, il gruppo di famiglia che non si guarda, non si parla.

750px-edgar_degas_-_la_famille_bellelliE’ una sorta di piramide buia, composta da vari familiari, quali le due bambine, la moglie, il quadro del nonno appena defunto ed il padre, in un triangolo muto dove ognuno pensa a qualcosa, possibilmente ai fatti propri se non addirittura a “scappare” od a fare qualcosa di altro. Perché i personaggi del quadro non si parlano?

Sappiamo che il padre è Gennaro Bellelli, seduto sulla destra, politico che ha lasciato Napoli (ha un pensiero costante, ritornare nella propria città), la bambina seduta ha in mente di fuggire, la tenebrosa madre dietro di lei è come la dominatrice della scena e della casa, l’altra figlia osserva invece il cugino mentre dipinge il quadro che dovrebbe ritrarre una famiglia unita, serena. In realtà la madre è triste ed arcigna perché non va più d’accordo con il marito, le bambine vorrebbero essere da tutt’altra parte, il nonno è deceduto e di lui ci parla il ritratto appeso alla parete, il padre vorrebbe fare altro e non restare- muto- in una casa opprimente. Tutto è chiuso, non si scappa: finestra, porte, tutti sembrano in attesa di qualcosa. La madre vorrebbe lasciare il marito, il marito vorrebbe ritornare a Napoli, le bambine giocare all’aria aperta. Cosa fare allora, se non aspettare ?

Della “famiglia che cambia” e della “famiglia che resta”, si è discusso alcuni giorni fa in un convegno proprio a Napoli, con la Presidente della Rai Monica Maggioni, Giuseppe Tesauro Presidente emerito della Corte Costituzionale ed il Professore Eugenio Mazzarella, docente di Filosofia Teoretica, insieme al Rettore della Federico II, Università di Napoli, Gaetano Manfredi. Nuovi stili di vita, nuove progettualità ed aspettative, la crisi della famiglia, la violenza domestica, l’educazione sentimentale assente, la coppia moderna, i nuovi adolescenti, la problematica sociale: sono tutti temi che avvalorano la delicatezza del problema, la difficoltà nel sociale, l’imbarazzo della politica e le aspettative di vita di quello che è un nucleo che sta cambiando, cambiando ancora nel tempo, lasciando alla tensione del dibattito pubblico l’apertura a scenari complessi a cui tutti dobbiamo volgere sguardo e pensiero.

Cosa resta nel bagaglio culturale di una famiglia sana ed appagata? Quante sono le famiglie davvero serene e “felici”? L’arte ci offre sempre un valido spunto per riflettere ed approfondire temi importanti. Degas ci dipinge un’atmosfera pesante, regnante nel quadro: sembra che niente tenga più insieme questa famiglia solo dall’apparenza “unita”.

di Alessandra Paparelli

 

 

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