Bilancio dell’anno appena trascorso. E’ successo un 2018

Le previsioni per l’anno 2018 erano molto incerte. Agli osservatori, infatti, mancavano molti dati oggettivi per poter stilare previsioni con un sufficiente grado di attendibilità. Ciò aveva dato modo alle “cassandre” di esternare oltre modo il loro pessimismo. Se, a nostro parere, il pessimismo ha avuto molte conferme nella situazione italiana, diverso è il quadro che emerge da un esame complessivo di ciò che è avvenuto a livello internazionale. Diamone una veloce occhiata, cominciando dall’Italia.

Un anno di incertezza politica e di instabilità economica

In Italia, il parlamento uscito dalle urne delle elezioni politiche del 4 marzo, con il sistema proporzionale, aveva dato la coalizione del centro destra al 38% dei seggi, con al suo interno la Lega al primo posto con il 17,5% ; il M5S si collocava al 33% e il PD al 18,5%. Nessuna delle tre forze era in grado di governare da sola. Tuttavia, nonostante le “cassandre”, i nostri politici sono stati capaci di formare una maggioranza di governo, sia pure dopo svariate settimane. La composizione della crisi ha avuto tre fasi: la prima caratterizzata dai tentativi sia del centro destra che del M5S di formare un governo con l’appoggio esterno di almeno una delle altre forze politiche. Successivamente vi è stato il tentativo di formare una coalizione M5S+PD, andato in fumo per l’opposizione di quest’ultima formazione e, in particolare, dell’ex segretario Matteo Renzi.

A questo punto, il Presidente Mattarella, vista l’impossibilità di formare un governo “politico” ha tentato la carta del governo “tecnico” affidando l’incarico all’economista Carlo Cottarelli. La mossa ha favorito l’incontro tra il M5S e la Lega che, al fine di evitare nuove elezioni, hanno sottoscritto tra loro un “contratto di governo”. Ciò, finalmente, ha prodotto la formazione di una compagine tecnico-politica, alla guida del non parlamentare Giuseppe Conte, non senza attriti con il Quirinale, il quale aveva posto il veto nei confronti del “sovranista” Paolo Savona al Ministero del Tesoro.

Il nuovo governo giallo-verde

Le azioni principali del nuovo governo gialloverde, in sei mesi si sono concretizzate in due decreti: il cosiddetto “decreto dignità” concernente soprattutto la limitazione dei contratti a termine (e ciò ha portato alla creazione di circa 60.000 altri disoccupati) e il cosiddetto “decreto sicurezza”, che ha condotto all’abolizione della protezione umanitaria, con il risultato che 700.000 migranti prima ”protetti” si sono ritrovati clandestini. Per non parlare dei rilievi di incostituzionalità relativi al divieto di fruire della difesa d’ufficio da parte di questi ultimi, nei processi di secondo grado.

Giunto il momento del varo della manovra di bilancio, la maggioranza governativa si è accorta che i costi del “contratto di governo” ammontavano all’esorbitante cifra compresa tra i 108 e i 125 miliardi di euro (Fatto Quotidiano, 18 maggio 2018). Pur limitando al massimo le pretese, alla fine il ministro del Tesoro Giovanni Tria è stato costretto a predisporre una manovra in deficit del 2,4% su un PIL velleitariamente considerato in crescita dell’1,5%. Vane sono state le considerazioni del ministro che l’UE non avrebbe mai accettato una spesa in deficit superiore al 2% annuo, tenuto conto che quello italiano consolidato ammonta già al 131% del PIL.

La manovra inizialmente varata prevedeva, sostanzialmente, una spesa in deficit di circa 36 mil.di. I suoi contenuti principali, derivati dal contratto di governo, erano la corresponsione del reddito di cittadinanza e una modifica “una tantum” del contenuto della Legge Fornero sul sistema pensionistico (cosiddetta “quota 100“), mentre il terzo “pilastro” del contratto di governo, la cd. “Flat Tax” veniva rimandata al 2020.

Roma propone, Bruxelles dispone

Sottoposta alla Commissione europea, la manovra veniva respinta all’unanimità, da parte di tutti i partners, con la minaccia di una dolorosa procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Dopo alcune trattative, la manovra italiana veniva rimodulata di circa 6 mil.di, con la riduzione della spesa al 2% annuo (proprio la cifra inizialmente individuata dal ministro Tria) e la crescita del PIL all’1% per l’anno 2019.

Nel frattempo, lo spread, cioè il differenziale tra il tasso d’interesse dei titoli tedeschi e quelli italiani saliva da 130 punti base a 320, con la conseguente crescita della spesa per la corresponsione degli interessi da parte della Banca d’Italia. A picco anche l’indice di borsa da 22.400 punti base a 18.500. Tutto ciò, secondo la fondazione David Hume, avrebbe mandato in fumo ben 198 mil.di di risparmio degli italiani, tra il 28 febbraio e il 19 ottobre.

Vedremo nella seconda parte, quali sono state le azioni dell’Italia in politica estera, nell’ultimo anno. Per il resto, non ci sembra di aver smentito completamente le fosche previsioni per l’Italia 2018 pronunciate dalle “cassandre” alla fine dell’anno scorso.

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