Gino Bartali è stato uno dei più grandi ciclisti italiani di tutti i tempi: vincitore di tre Giro d’Italia (1936-1937-1946) e di due Tour de France (1938-1948). Oltre ad essere un campione su due ruote è stato anche un vincitore in umanità, egli infatti salvò una famiglia ebrea durante gli ultimi anni di occupazione tedesca, nascondendola nello scantinato della sua casa di Firenze. La notizia è rivelata in un’intervista fatta a Giorgio Goldenberg, 78 anni, che all’epoca aveva 13 anni e ricorda perfettamente il piccolissimo ambiente in cui lui e gli altri tre membri della sua famiglia si erano nascosti e da cui non poteva uscire. Le parole dedicate a Gino Bartali sono di profonda ammirazione e riconoscenza, per tutto quello che questo atleta straordinario è riuscito a fare. Il giornale che ha realizzato l’intervista (“Pagine Ebraiche”), stà raccogliendo tutte le testimonianze possibili sul contributo di Bartoli alla salvezza degli ebrei, per piantare in suo onore un albero a Yad Vashem, un luogo sacro per il popolo di Mosè. Oltre alla testimonianza di Giorgio Goldenberg, ne sono state raccolte altre due che descrivono un Bartali che metteva a rischio la propria vita per salvare quante più persone possibile; egli portava, riposti nel sellino della sua bicicletta per non farli vedere, nuovi documenti d’identità agli ebrei nascosti in Toscana ed Umbria, fingendo di allenarsi per le gare. Un cuore grande che ha lasciato il segno, non solo nel ricordo di tutti quelli che lo hanno visto correre, ma anche di coloro che hanno ricevuto il suo aiuto.
di Redazione
Foto: lorenews.splinder.com
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