Aspesi: una storia di moda che (da quasi mezzo secolo) fa rumore in silenzio

Aspesi si porta dietro una storia che ha quasi mezzo secolo. Il brand ha il nome del suo fondatore, Alberto Aspesi, che nel 1969 parte dal capo più classico, quando inizia a produrre le prime camicie a Legnano.

Materiali tecnici, tessuti pregiati scovati un po’ in tutto il mondo, e un folle amore per l’arte e la fotografia: questi gli elementi di un’etichetta italiana, che da un semplice capo, inizia pian piano la sua ascesa, arrivando a produrre intere collezioni uomo donna, e conquistando quasi in sordina, il mondo della moda.

Caratteri che ben si plasmano, e con dinamismo e ironia, quasi tengono testa a un diligente savoir-faire di nicchia. Un modus operandi che punta dritto al concetto di eleganza timeless, e con uno stile non formale, alla fine conquista tutti inconsapevolmente.

Complice l’anima sportiva di Aspesi, viva e catalizzante, fin dalle primissime collaborazioni, con il visionario designer americano Lawrence Steele: dai piumini unisex, in diverse lunghezze e con materiali tecnici dall’effetto brillante e argentato (1999), all’intera linea urban, con una serie di look minimal (2004), pronti a definire lo spirito active del brand.

Un daywear che parte dai capispalla, come l’iconica Field Jacket, dal mondo militare alla giungla cittadina: un capo senza tempo, versatile, perfetto da solo o da sovrapporre a completi eleganti. Design “normale, senza fronzoli” come ama definirlo Alberto Aspesi, che dunque fin dagli esordi, ha sempre scelto con attenzione chi, e come confezionare al meglio il suo prodotto di moda: dietro uno spirito libero, attento a bilanciare quel mix di tradizione e innovazione, e che spesso non ne vuole sapere di rumorose presentazioni in passerella.

Solo che alla fine le sue storie di moda, il rumore lo fanno; e da quasi mezzo secolo, attraverso dettagli, spesso parlano in silenzio. Proprio come l’arte, che racconta tante cose, e con il suo non-linguaggio arriva zitta, anche attraverso la staticità apparente, di un quadro affisso alla parete.

Restano, infatti, sempre evocative le campagne pubblicitarie di Peter Lindbergh(1988-91); sulle spiagge di Palm Springse Malibù, dove Linda Evangelistae Christy Turlington, allora giovanissime, tra primi piani e figure intere, appaiono allegre e spensierate. Istantanee in bianco e nero, oppure nei toni caldi e romantici del vintage, scatti come quadri che evocano subito periodi lontani; e la prestigiosa eleganza senza tempo, complice una ragguardevole freschezza che – anche sbirciando le fotografie raccolte sul sito del brand – tutt’oggi arriva quasi inaspettata.

Tradizione e innovazione per Aspesi, a seguire dunque, quel rapporto tra classico e dinamico. In questo si concentra l’estetica di un brand che alla fine sa di essere versatile, e mai troppo noioso. Per questo, sovente usa l’ingegno, mixato a bizzarri cromatismi ontrend, e arriva ai più giovani, per pungere e stuzzicare con sana allegria e leggerezza.

Ancora, basti pensare ai Kinky Atoms, l’idea dello Studio Tomato(1998-2006), colorate faccette che tipo emoji fanno boccacce, attaccate su capi e accessori con spirito, e un po’ senza rigore; oppure l’irriverente campagna di Oliviero Toscani, con i tre studenti universitari che vestono Aspesi, e vanno in giro vendendo roba contraffatta.

Un messaggio di moda contemporaneo, che segue l’ironia e la praticità dell’activewear, e quasi a proteggere una sottesa aria di conservazione, alla fine non si spoglia mai di un’allure poetica, velatamente bohémien.

Come gli splendidi ritratti del fotografo di moda Paolo Roversi, che dalla Primavera Estate 2013, interpreta puntualmente l’eleganza sportiva e senza tempo del brand; e nell’ultimo progetto, presenta anche la collezione Autunno/Inverno 2018.

In un’atmosfera quasi sbiadita dal tempo, creata nel suo studio parigino, Natalia Vodianova, Saskia de Brauwe Jean Campbell, sono fotografate, tra abiti in chiffon, cappotti dalle linee over in lana d’alpaca, gonne a matita e blouson in cotone corduroy.

Pezzi dalle linee pulite, essenziali, che alle volte si accendono dietro cromatismi accattivanti, tra stampe floreali e superbi tartan in giallo. Una storia anti-logo insomma, che usa i simpatici Kinky Atoms, e raramente il lettering, e se fa rumore, lo fa in silenzio, proprio come la parola stessa stampata su felpe e t-shirt, presentate la scorsa settimana, con un super party a Roma, dalla splendida boutique in via del Babuino 144.

Il rumore del silenzio, nome dell’evento, evocativo ossimoro per la presentazione delle capsule collection A/I 2018-19, una roba, ovviamente senza passerella, tanti cocktail e bella musica (Dj set by Vanessa McAlexander), e con l’obiettivo di mostrare tutte le nuove idee Aspesiper la stagione fredda.

Idee, alle volte chic, alle volte bohémien, ma sempre dinamiche, dove le t-shirt sono in semplice cotone, ma le felpe, rispettando l’ossessiva ricerca di materiali speciali, e quello spirito non convenzionale del brand, sono in lana di yak, l’alternativa eco-friendly super cool, che in un colpo solo fa sembrare obsoleto, il caro, morbido e sempiterno cachemire.

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