Al teatro Ar.Ma, storia d’amore e di rivoluzione. La politica che diventa poetica  

teatro ar.ma

Lo spettacolo

L’11 e il 12 febbraio “Amore rivoluzionario” di Gianmarco Cucciolla ha preso vita nell’intima cornice dell’Ar.Ma Teatro, nel cuore del quartiere Trionfale, a Roma, grazie a quattro interpreti d’eccezione.

I quattro personaggi, raccontano una storia d’amore vissuta in un periodo storico difficile, in un contesto che non lascia posto all’amore e che invece, proprio in quanto forza motrice, riesce a farsi scudo, difesa, fiamma che riscalda nel bel mezzo della tempesta della rivoluzione che spegne, consuma, degrada.

C’è il partigiano che ritorna sempre dal suo amore, che parte e lotta con la speranza e la voglia di ricongiunzione; c’è lei che lo aspetta e che anima la loro guerra intestina, quella della fame e del terrore che, un giorno, anche il loro bambino verrà strappato dalle sue braccia per essere consegnato al suo dovere da soldato.

C’è il passo di Che Guevara, l’eco, che accompagna il partigiano e che gli fa da monito perché “su Hermano”, lo guida e gli dà l’ispirazione.

Luigi Di Majo, Michaela Ciccia, Gianmarco Cucciolla e Giuseppe Di Pilla (voce e chitarra) hanno raccontato la storia d’amore vissuta da un ex partigiano e la sua adorata Norma, durante la rivoluzione cubana.

È l’inno, raccontato da poesia e musica, l’invito alle donne e agli uomini di tutti i tempi a diffondere l’unica emozione profondamente sociale: L’amore.

“La rivoluzione del mondo passa attraverso la rivoluzione dell’individuo” scrisse Che Guevara, protagonista tra i personaggi della pièce, quasi a voler rammentare che l’amore è amore condiviso solo quando riesce prima a farsi strada come amore di sé.

Vale per la poetica quanto per la politica, perché le donne e gli uomini della rivoluzione sono quelli che hanno creduto nel cambiamento attraverso l’amore, carburante del coraggio.

Quarantacinque minuti di amore rivoluzionario lanciato al pubblico con le parole di grandi personalità quali Ernesto Che Guevara, Antonio Gramsci, Pablo Neruda, Nazim Hikmet, Vladimir Majakovskij, Bertolt Brecht, Miguel Hernandez, Federico Garcia Lorca.

La scenografia, semplice ed essenziale, si mostra al pubblico con quattro leggii, una chitarra e una bandiera rossa con al centro un cuore, simbolo di rivoluzione perché simbolo d’amore.

Gli interpreti

Michaela Ciccia, Gianmarco Cucciolla, Luigi Di Majo e Giuseppe Di Pilla hanno raccontato l’amore rivoluzionario magistralmente, con la forza dei partigiani e la delicatezza dei loro messaggi.

La voce e la chitarra di Giuseppe Di Pilla dividono la scena con cura, alternando momenti di profonda speranza e gioia a note malinconiche e d’attesa.

Luigi Di Majo abita la scena (di cui firma anche la regia) nei panni di un menestrello gentile e con voce calda e accogliente, guiderà i versi e le storie dei personaggi.

Michaela Ciccia e Gianmarco Cucciolla, in perfetta comunione, regalano al pubblico versi e note delicatissime e potenti. Con acuta espressività portano messaggi di un amore vissuto in un momento storico difficile, dove la fame pare essere più forte della tenerezza, che invece riesce ad attraversare la miseria del mondo (e l’ascolto degli spettatori), appagando i cuori degli innamorati. “In ogni parte dove sia la vita, dove la primavera sta nascendo, amore mio, t’attendo”.

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