Una realtà che viene da lontano

Analisi di una crisi politica e di un possibile rimedio

Scrivere di politica sicuramente non è facile. Farne addirittura un’analisi per chi analista politico non lo è, risulta in impegno più difficile. Trasmissioni, che ci vogliono spiegare se non convincerci di ciò che è bene e di ciò che è male, c’è ne sono ormai una quantità industriale. Ormai sto notando un sempre più continuo e premeditato tentativo di annullamento dell’individuo nella sua capacità di razionalizzare senza essere influenzato da fattori esterni. A questo poi va aggiunta che ormai esistono una miriade di patiti, partitini, movimenti, cespugli e circoli ai quali chi per un verso chi per un altro, i sondaggi d’opinione vogliono che ne facciamo parte. Tutto questo non fa altro che amplificare il potere della “casta” senza poter intervenire direttamente; anche perché chi fino ad ora si è elevato a censore del “modus” politico pensa solo a criticare senza mai esporsi con una possibile alternativa costruttiva. Torniamo alla domanda che ci siamo posti. Da dove viene questa realtà così sconfortante che stiamo vivendo? Personalmente ritengo che la realtà di oggi affonda le sue radici in quel momento storico ricordato con il termine “sessantotto”. Vi esorto a fare un semplice calcolo; da quel momento sono passati 40 anni e la nostra classe dirigente all’epoca aveva mediamente 25/30 anni. Uomini e donne che hanno lottato per il sei politico e che poi hanno rivendicato dottorati di ricerca per poi oggi permettere solo 5 cattedratici su 18.000 abbiano meno di 35 anni. Uomini e donne che hanno contestato violentemente i “baroni” per poi ricorrere a svariati portaborse lacchè. Uomini e donne che hanno lottato per la liberazione dei costumi (sesso alcool droghe…) e che adesso si scandalizzano o lanciano campagne contro la prostituzione e poi si fanno beccare in albergo in situazioni poco (si fa per dire) piacevoli.Un periodo nel quale si è pensato solo a contestare ciò che c’era senza una prospettiva di costruzione di un futuro certo e uguale per tutti e se mai ci fosse stato un qualcuno che potesse rappresentare un ostacolo, esso non rappresentava un individuo con il quale confrontarsi ma, un nemico da eliminare. Ecco perché fra chi ci rappresenta ai massimi livelli possiamo annoverare, bombaroli, picchettatori, neo proletari disubbidienti di estrazione assolutamente borghese, quello del “poi tanto arriva papà”, per non dire di uomini che per sentirsi più uomini vanno a fare i bisogni nella toilette delle donne… perché per fare questo… ci vogliono le p…. .!! Ma noi Italiani, uomini e donne semplici, che ci alziamo alle 6 (o forse prima), che torniamo a casa alle 19 (o forse più tardi), cosa possiamo fare per uscire da tutto questo? Senza naturalmente far ricorso a discorsi triti e ritriti del tipo non andiamo più a votare, non guardiamo più la televisione, non compriamo più i giornali e e altre idiozie di questo tipo. Penso che il nostro unico investimento debbano essere i nostri figli. La scuola vive anch’essa un periodo di grandissima crisi dovuta innanzitutto all’alternarsi delle riforme, mai completamente realizzate, e controriforme forse mai realizzabili, secondariamente perché il corpo insegnante delle scuole elementari medie e superiori è per la maggior parte costituito da uomini e donne che pensavano per loro stessi un fulgido avvenire nel campo universitario. Quindi non ci resta che investire nei nostri “gioielli di famiglia”, cercando di fargli riscoprire il valore dell’ “Educazione Civica”, del rispetto dell’altro, dell’importanza della certezza della pena, che non è tutto oro ciò che negli altri luccica. Che se c’è qualcosa che non va non è sempre colpa dell’altro ma, che sarebbe opportuno analizzare cosa si sia fatto affinché potesse andare meglio o come lo si auspicasse. Il lavoro da fare è immane e i risultati saranno possibili non a lungo bensì, a lunghissimo termine; ma bisogna assolutamente iniziare, ce lo impone la nostra coscienza. Bisogna superare il concetto “Homo homini Lupus” e sostituirlo con il valore dell’Amore. Amore con la A maiuscola; quello Amore che tanto per intenderci che vuol dire che bisogna dare un qualcosa di proprio senza mai attendersi niente in cambio. Buon lavoro cari genitori

Leonardo Comple

Foto: www.lascuola.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.