Ursula Von del Leyen. Una donna a capo dell’Europa

A meno di colpi di scena, domani 16 luglio sapremo se Ursula von der Leyen sarà confermata dal Parlamento europeo alla presidenza della Commissione europea. Il risultato è atteso in serata, intorno alle 20.00. Il 2 luglio scorso, dopo una lunga trattativa tra i capi di Stato e di governo, il Consiglio europeo è riuscito a trovare un accordo sul nome della persona che coprirà la massima carica politica dell’Unione europea. Se confermata, Ursula von der Leyen sarà la prima donna ad assumere l’incarico di Presidente della Commissione. Ma la conferma è tutt’altro che scontata e la seconda riunione plenaria del parlamento (la prima ha dato luogo all’elezione del suo presidente, l’italiano David Sassoli) potrebbe riservare sorprese. 

Tra i fattori che potranno condizionare il risultato c’è lo strascico di proteste e di polemiche lasciato dalla mancata designazione di uno dei candidati già selezionati dai gruppi parlamentari europei. Per il PPE, Partito Popolare Europeo era in lizza il deputato dell’Unione Cristiano Sociale, la CSU bavarese, Manfred Weber. Per il PSE, Partito Socialista Europeo, c’era l’olandese Frans Timmermans, già vicepresidente della Commissione dal 2014. Per i liberali dell’ALDE, c’era la danese Margrethe Vestager, Commissaria per la concorrenza dal 2014. Fino a due settimane fa i tre personaggi suddetti erano i favoriti. Erano loro i più quotati tra i cosiddetti “Spitzenkandidaten”, ovvero i candidati di punta designati dai vari gruppi parlamentari. Nei mesi precedenti la loro designazione avevano potuto presentarsi, anche attraverso i media, e avevano potuto esporre i propri programmi e le proprie idee in merito alle grandi questioni che riguardano la politica europea. Lavoro inutile.

Il gioco dei veti incrociati ha impedito, alla fine, che uno di loro uscisse dalla riunione del Consiglio europeo dei primi di luglio. Ma già a fine giugno, nel G20 di Osaka, si era capito che la strada per gli Spitzenkandidaten sarebbe stata in salita. A contribuire al fallimento è stata l’Italia, con il governo giallo-verde che si è schierato con i paesi del gruppo di Visegrád (Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Polonia) e che alla fine non ha sostenuto la persona di Timmermans, procurandosi con ciò un vero autogol. Infatti l’olandese (che peraltro parla perfettamente l’italiano) è dichiaratamente contro la politica di austerità voluta dal governo di Angela Merkel, ma molto criticata dal governo italiano. Il risultato è che ora Conte, Salvini e Di Maio dovranno fare i conti con una presidenza presumibilmente ancora allineata alla politica di austerità tedesca. Sempre che Ursula von der Leyen venga eletta e sempre che decida di mantenere la stessa linea della Merkel.  

Per essere eletta, la signora von der Leyen ha bisogno di almeno 376 voti. Data l’incertezza, la tedesca avrebbe potuto chiedere di rimandare il voto a settembre, ma ha considerato questa opzione un segno di debolezza e da politica fiera e battagliera quale è, ha preferito affrontare il voto subito. Tra l’altro la tedesca è un’appassionata cavallerizza e nel 2015 è stata lei che ha inaugurato il campionato europeo di salto a ostacoli ad Aquisgrana. Ma chi è Ursula von der Leyen e soprattutto, sarà in grado di rappresentare degnamente la politica dell’Unione per i prossimi 5 anni? 

Europeista convinta, fedelissima di Angela Merkel, la signora von der Leyen è uno dei personaggi più noti del mondo politico tedesco. Figlia di Ernst Albrecht, alto funzionario della Comunità europea divenuto nel 1976 presidente della Bassa Sassonia, uno dei Länder più grandi e popolosi della Germania (capitale Hannover), Ursula Gertrud von der Leyen è nata 60 anni fa nei sobborghi di Bruxelles. E’ bilingue (tedesco e francese) e parla perfettamente anche l’inglese (ha frequentato la prestigiosa London School of Economics and Political Science, istituzione che in poco più di un secolo ha prodotto 37 capi di Stato e di governo e 18 premi Nobel). Successivamente ha studiato medicina ad Hannover dove si è laureata nel 1987. Nel 1990 è entrata nella CDU (Christlich Demokratische Union Deutschland) seguendo le orme del padre. Dal 1992 al 1996 ha vissuto in California, a Stanford, dove il marito ha insegnato medicina nel famoso ateneo. Madre di 7 figli (il più vecchio ha 32 anni, il più giovane 20) è stata Ministro della Famiglia dal 2005 al 2009 (primo governo Merkel), dal 2009 al 2013 Ministro del Lavoro (secondo governo Merkel). Dal 2013 è a capo del Ministero della Difesa, incarico che le ha dato una notevole visibilità in campo internazionale.

Nello scorso febbraio, durante il discorso di apertura della 55esima Conferenza sulla sicurezza di Monaco, in qualità di “padrona di casa” la ministra ha rimarcato l’importanza di disporre dell’Eurofighter, velivolo da combattimento prodotto interamente in Europa da Germania, Italia, Regno Unito e Spagna, e ha salutato con particolare calore il Ministro della difesa inglese Gavin Williamson. “Non c’è posto migliore, non c’è tempo migliore, per sottolineare l’amicizia tra i nostri due paesi. Abbiamo concordato di approfondire ulteriormente la nostra partnership, specialmente nel contesto della Brexit. Nello scorso mese di ottobre abbiamo firmato la nostra dichiarazione sulla visione congiunta. La Germania e il Regno Unito stanno insieme, spalla a spalla come fanno i nostri soldati ogni giorno nelle loro missioni. I nostri Eurofighter pattugliano i cieli del Baltico, ala contro ala”. 

La menzione del Baltico merita una riflessione speciale. In tempi in cui i rapporti tra i paesi in seno all’Unione e anche quelli con le grandi potenze, America, Cina e Russia in primis, sono caratterizzati da ambiguità e incertezze, in cui il ruolo stesso della Nato è messo troppo spesso in discussione, avere un presidente come Ursula von der Leyen sicuramente rappresenterà un fattore di sicurezza e di stabilità. Ciò è emerso anche nel recente incontro con David Sassoli e con i gruppi parlamentari a Bruxelles dove la presidente designata ha pronunciato parole di chiara fede europeista. 

Angela Merkel e Ursula von der Leyen

Ma torniamo all’elezione di domani. Secondo un rilevamento del 12 luglio di Europe Elects (piattaforma digitale per l’analisi e l’aggregazione dei dati afferenti alle consultazioni politiche europee, ndr) circa la metà dei deputati voteranno per la conferma della von der Leyen. 267 deputati voteranno invece contro, mentre 109 sarebbero gli indecisi. Tra questi potrebbero esserci anche diversi deputati socialdemocratici tedeschi, nonostante siano nell’attuale maggioranza di governo. La mancata conferma della von der Leyen rischia dunque aprire una nuova crisi nella politica tedesca alla quale si sommerebbero nuove, ulteriori lacerazioni in seno europeo. 

Concludiamo. Se Ursula von der Leyen non verrà eletta non sarà possibile fare, sic et simpliciter,  punto e daccapo. La designazione di Lagarde a futuro capo della Banca europea con ogni probabilità salterà e bisognerà rimettere in discussione anche la designazione del futuro presidente del Consiglio europeo (al posto di Tusk è stato designato Charles Michel, primo ministro del Belgio) e quella dell’Alto rappresentante per la gli affari esteri e la politica di sicurezza (al posto della Mogherini è stato designato lo spagnolo Josep Borrell Fontelles). In pratica, tutto. E’ chiaro che questa ipotesi renderà ancor più evidenti i difetti di progetto della costruzione europea e la vulnerabilità dei meccanismi di funzionamento delle sue istituzioni. In considerazione della complessa situazione geopolitica attuale e dei rischi di una profonda crisi politica e istituzionale, il neo parlamento europeo farebbe bene a confermare Ursula von der Leyen quale nuovo Presidente della Commissione. 

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