Stefano Labbia: quando la verità scotta

Uno schiaffo in pieno volto. Sonoro. Che la guancia te la fa rossa. Ecco chi è, autorialmente parlando, Stefano Labbia (“Piccole Vite Infelici” – Maurizio Vetri Editore (2018); “Bingo Bongo e altre storie” – Il Faggio Edizioni (2018).

Non importa il mezzo attraverso cui esprime in modo feroce e dissacrante questa nostra assurda vita. O l’invidia e l’orgoglio che ci domina. Non importa se a dire ciò che pensa, quello che vede sia un personaggio in “carne ed ossa” (“Life goes on – la vita va avanti“; “Fear“; “Wmw – What Men Want”) o fatto “di carta” (Caio Sano in Piccole Vite Infelici o Bingo Bongo un peluche che pensa, critica, giudica le nostre idiosincrasie ma anche se stesso in “Bingo Bongo & altre storie” edito da Il Faggio Edizioni).

E badate bene: non c’è ombra di giudizio in lui o nei suoi scritti. Solo… voglia di condividere la visione privilegiata di un autore che in punta di penna sa farci volare e precipitare così repentinamente tanto quanto la vita stessa.

Giochi di luce, il fetore dell’animo umano, presenze (s)gradite,  giochi di specchi. Uno sguardo su uno spaccato del mondo odierno valido quanto quello di un teologo. O di un filosofo. O persino di un mass-mediologo…

Labbia solerte porta avanti senza timore la sua marcia della verità: verità nei suoi versi. Verità nelle sue sceneggiature. Verità nei suoi scritti. Con l’intento unico di svegliarci dal nostro torpore. E ricominciare a vivere. 

A nostro modesto avviso Stefano è uno degli autori più brillanti dei nostri tempi figlio illegittimo di un’Italia che annaspa, vivacchia attaccata al respiratore di presenze assenti, vanità, tanti vizi e pochissime virtù.

Ma si sa… la maggior parte di noi rifugge critiche, consigli e affini a prescindere. E poi finisce per notare gli errori degli altri piuttosto che i propri. Non vogliamo vedere. Non vogliamo sapere. E non c’è niente di più sbagliato in tutto questo. Stefano sembra saperlo. E ce lo dice. Ce lo scrive. Ce lo proietta nella mente.

Che ci piaccia o meno. Perché la verità, signori miei, dovrebbe essere l’unico fulcro della nostra vita.

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