Intervista con l’autrice: Sabrina Gregori

image002Chi è Sabrina

Nata a Trieste, laureata in Scienze Politiche. Ha lavorato per anni nel campo della formazione e ha gestito un negozio di cartoleria e giocattoli e insegnato ad accendere un computer a centinaia di adulti alle prime armi.

Con gli studi in Scienze Politiche, ha scoperto e amato la sociologia, e ha poi mantenuto l’interesse per le dinamiche psicologiche e relazionali.

Da sempre affascinata dalla narrativa del mistero, a vent’anni è stata sedotta e mai abbandonata dalla scrittura di Stephen King, che, assieme ai grandi maestri del Brivido, come Edgar Allan Poe, Lovecraft, Bram Stoker o Dino Buzzati, ha influenzato il suo genere letterario, un misto di horror, thriller e fantasy.

Negli anni, si è cimentata nel teatro amatoriale, nel canto e soprattutto nella scrittura, con racconti, romanzi e pièce teatrali.

Ha esordito nella narrativa con la raccolta di racconti Tre innicui deliri (2010, Ibiskos Editrice Risolo), proseguendo poi le sue indagini nelle pieghe oscure dell’animo umano con altri racconti pubblicati in alcune antologie e sul web, fra i quali Qualcuno alla porta, compreso nell’antologia Nero 13-Il giallo a nord est (Libra Edizioni, 2012), da cui il collega scrittore Marco Giovanetti ha tratto il soggetto di un cortometraggio.

Sono seguiti il romanzo Qualche piano oltre (2013, Linee Infinite Edizioni) e la successiva raccolta di racconti Non guardare sotto al letto (2015, Linee Infinite Edizioni). A luglio 2016 è uscito il quarto libro, il volume Semplicemente in equilibrioPiccole ricette per vivere e consumare meglio (Iacobellieditore).

Per il teatro, ha scritto e portato in scena la pièce noir Assassinio allo specchio, assieme all’autore Marco Giovanetti, e l’atto unico L’altro, in collaborazione con Alberto Volpi.

Abbiamo intervistato Sabrina per i nostri lettori

L’intervista

SABRINA FOTO2Scrittrice di romanzi, racconti, opere teatrali, ma anche attrice, regista, cantante. Hai trovato il modo di moltiplicare il tempo o la tua creatività è un flusso impetuoso. In quale momento della giornata sei più ispirata? Raccontaci la tua giornata tipo.

Magari l’avessi trovato, mi servirebbe proprio! Diciamo che c’è stato un periodo in cui il mio lavoro era soltanto la scrittura, e in quel periodo sono stata molto produttiva, partorendo racconti, romanzi, saggi, testi teatrali, e seguendo contemporaneamente anche la mia passione come attrice amatoriale e cantante. Ora godo ancora dei frutti di quel momento, ma l’effettiva produzione letteraria è un po’ calata, dovendo essere coniugata con un’altra attività lavorativa che mi impegna per otto ore al giorno. Però mi sto riorganizzando, e sto lavorando per riuscire a ridare spazio a questa vena creativa prorompente!

Detto questo, io ho sempre vissuto l’attività di scrittura come un lavoro, al quale è necessario dedicare tempo, costanza e continuità, per ottenere dei risultati soddisfacenti. Il momento di ispirazione va bene per la nascita di un’idea, ma per portarla avanti seriamente non è sufficiente.

Fra tutto quello che fai c’è un genere in cui ti riconosci di più o nella scelta dell’attività a cui dedicarti segui l’istinto del momento o del periodo?

La mia attività teatrale è iniziata quasi per caso nel 2003 ed è sempre proseguita. È una passione che mi diverte, alla quale non saprei rinunciare. Il contatto con il pubblico dà un’emozione unica e ormai rappresenta per me una dimensione in cui mi sento a mio agio. Far divertire ed emozionare gli spettatori in sala è una grande soddisfazione, e rappresenta il momento culminante di un serio lavoro che dura per dei mesi.

Il canto è nato quasi come un’esigenza, qualche tempo dopo. Per alcuni anni, l’ ho seguito e praticato con molta costanza, tra lezioni e sala prove col mio gruppo musicale di quel tempo. È stato un percorso molto ricco, che mi ha insegnato tanto. Ora mi capita di esercitarlo più raramente, ma rimane una fonte di espressione importante.

L’attività in cui mi riconosco di più, però, credo sia proprio la scrittura. In particolare, amo molto scrivere racconti, ma mi sono cimentata anche nella stesura di due pièce teatrali: ASSASSINO ALLO SPECCHIO, pièce noir scritta a quattro mani con Marco Giovanetti, e L’ALTRO, sulla prima guerra mondiale, da un’idea originale di Alberto Volpi, di cui ho curato anche la regia e che mi ha vista in scena come cantante. Ma forse la creatura letteraria che mi ha dato maggior soddisfazione è il romanzo QUALCHE PIANO OLTRE.

Queste attività creative si completano e si nutrono a vicenda e, in qualche modo, da una nasce l’altra, a seconda delle idee, dei momenti e degli incontri.

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 Sei un’appassionata di racconti. E’ un genere che in passato è stato considerato minore e spesso viene sottovalutata la difficoltà di essere incisivi in poche pagine. Tu invece credi molto in questa forma narrativa. Cosa ti piace del racconto rispetto al romanzo?

La trovo una formula intrigante, perché devi riuscire ad essere incisivo ed esaustivo nello stesso tempo. Il filo della storia si dipana e si srotola velocemente, fino a giungere a un epilogo che possa stupire il lettore. Le mie storie sono prevalentemente giocate sulla suspense, quindi la tensione la fa spesso da regina, e la sfida è riuscire a tenerla alta e portare il lettore a un finale che sia all’altezza. In realtà, io penso che il racconto debba essere molto rivalutato, perché credo sia un’interessante modalità narrativa per il nostro tempo, che ci vede spesso così impegnati: dà tutto in poco tempo, cominci e finisci una storia in poche ore, a volte minuti, e non rischi di perderti per strada se non hai tanti momenti da dedicare alla lettura. Un buon compromesso, insomma.

Nei racconti ci sono moltissimi personaggi di cui a volte non si conosce neppure il nome. Come li costruisci? Da cosa trai ispirazione?

I miei racconti nascono spesso da spunti di osservazione, da aneddoti che mi vengono riportati, da episodi cui assisto e sui quali poi immagino una storia. Penso che per essere un bravo narratore devi essere prima di tutto un buon osservatore e ascoltatore. Se presti attenzione, le storie ti si offrono.

Devo dire che alla base di molte mie storie c’è anche una forte componente onirica: io sogno molto, e ho la fortuna di ricordare parecchi dei miei sogni. Alcuni di questi sono così vividi e intensi da ispirare soluzioni narrative. Sto pensando, ad esempio, a VIAGGIO IN UN’ALTRA VITA, o al racconto QUALCUNO ALLA PORTA, che è diventato anche un cortometraggio, ma anche a QUALCHE PIANO OLTRE: la salita nell’ascensore che non si ferma era stato un sogno ripetuto più volte.

Qualche piano oltre. Un libro intenso di cui hai fatto una bellissima presentazione, riuscendo a coniugare alcune delle tue passioni: tu parlavi del romanzo, un’attrice ne leggeva dei brani, mentre degli illustratori lo disegnavano. Parlaci di questo viaggio in un ascensore che non si ferma dove vogliamo noi, ma ci porta in una realtà sconosciuta che forse non è altro che dentro di noi…

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QUALCHE PIANO OLTRE è prima di tutto una storia d’amore che supera i confini delle dimensioni conosciute. Ma è anche un romanzo fantasy dai profili horror.

In una giornata di primavera, Sara va in visita a sua madre, nella palazzina che l’ha vista crescere. Prende l’ascensore per salire al terzo piano, ma l’ascensore non si ferma. Parallelamente, si propone la storia della protagonista e del suo amico/amore di sempre, Paolo, da quando erano bambini e giocavano nel cortile di quel condominio, fino all’età adulta. I colpi di scena sono garantiti dal fatto che Paolo non è un bambino come tutti gli altri, ma cela dentro di sé un mondo misterioso e terribile.

L’aspetto più interessante per me si è manifestato soprattutto nella reazione dei lettori, nel feedback che è arrivato da questo libro: ognuno ha trovato nella storia il suo messaggio, quello che sentiva più suo; ognuno ha dato la sua personale interpretazione. Ne sono usciti molti romanzi diversi compresi in uno solo. A posteriori, mi sono resa conto di quanti messaggi reconditi vi erano contenuti, di quante simbologie. Io credevo di aver scritto soltanto una storia che avevo in mente; i lettori mi hanno fatto capire quante sfaccettature e quali risvolti aveva questa storia.

Ecco, da questo romanzo, più che da ogni altra cosa che avevo scritto, ho compreso come la storia nasca e cresca naturalmente dalla mia fantasia, e si sviluppi con spontaneità, ma come dentro di essa si manifestino poi tutti i messaggi che la mente in realtà propone.

L’ascensore di QUALCHE PIANO OLTRE porta Sara lì dove è stata chiamata, dove è ormai necessario il suo intervento, e dove lei potrà “risolvere”. Che questo posto sia in una dimensione parallela o sia dentro di noi, è una cosa che decide il lettore.

Se ci fosse Sabrina in quell’ascensore, dove vorrebbe farsi portare?

Una domanda molto difficile…

Se rimaniamo su un piano “reale”, direi che desidererei prendere quell’ascensore per trovarmi poi in tutti i posti della Terra che mi piacerebbe visitare: una specie di teletrasporto, insomma, comodissimo!

Se invece ci concediamo anche qualche divagazione spazio-temporale più complessa, beh, allora forse sarei tentata di farmi portare dall’ascensore lì dove c’è la soluzione per alcuni fra i più grandi misteri della storia, tipo com’è scomparsa Atlantide, cosa c’è nel Triangolo delle Bermude, come sono state costruite le piramidi, o dove è finita quella camicia bianca di lino che ho comprato nel 2004 e a un certo punto non ho più trovato!

Vengo volentieri con te! Preparo la valigia

Quale dei tuoi romanzi vorresti vedere sullo schermo di un cinema? Ci fai un po’ di casting?

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Vedrei benissimo QUALCHE PIANO OLTRE trasformato in un film, mi piacerebbe molto! Credo sia un romanzo dalle forti immagini. Scrivendolo, io ho visualizzato chiaramente tutto ciò che succedeva, e penso si presti bene ad una trasposizione cinematografica. È una storia ricca di ambientazioni, di suspense e di emozione. Sì, me la vedo tradotta in immagini.

Per quanto riguarda gli attori non saprei dirti. Ci vorrebbero comunque due bambini, due adolescenti e due giovani adulti, come personaggi principali. Ma, caspita, sono sicura che verrebbe fuori una pellicola d’impatto.

Speriamo allora che qualche regista legga questa intervista…

La tua prossima fatica quale sarà? Cosa ci attende?

È uscito alla fine di luglio il mio quarto libro: SEMPLICEMENTE IN EQUILIBRIO. Non un romanzo né dei racconti inquietanti, bensì un piccolo manuale, una testimonianza di un percorso svolto nel corso del tempo per trovare maggiore benessere, per se stessi e per l’ambiente in cui viviamo. E anche la creatività, in questo percorso, con il canto, il teatro e la scrittura, ha fatto la sua parte.

Si tratta di un libro per me importante, perché porta dei messaggi a cui tengo molto. Al suo interno ci sono racconti, aneddoti, piccole ricette per aiutarsi a stare bene e utilizzare al meglio le risorse che abbiamo dentro di noi.

È un episodio un po’ al di fuori del mio percorso narrativo. Io l’ho pensato come a un modo per fare la mia parte verso una visione del mondo più positiva. Io cosa potrei fare per migliorare qualcosa, che cosa so fare? mi sono chiesta. So scrivere, quindi posso mettere sulla carta e condividere con gli altri tutto ciò che ho imparato sulle possibilità di benessere per noi e per il nostro ambiente, che è in serio pericolo.

Il prossimo passo letterario, invece, sarà la definitiva messa a punto del mio secondo romanzo. La storia è già conclusa, è stata adagiata in un cassetto e lasciata sedimentare. Ora desidero rivedere alcuni punti per migliorarla. Posso anticipare che ci sono due personaggi principali, entrambi femminili, e uno di essi è una creatura multicentenaria…

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Da giovane scrittrice dai un consiglio agli esordienti.

Non credo di potermi qualificare come giovane scrittrice, però do volentieri un suggerimento: scrivete con costanza, giorno dopo giorno, e studiate e confrontatevi con le realtà editoriali, per riuscire a destreggiarvi in questa piccola giungla.

Noi di inliberta.it ti ringraziamo per la disponibilità e simpatia e invitiamo tutti i lettori alla presentazione di SEMPLICEMENTE IN EQUILIBRIO, il 30/09/2016 presso la libreria lovat di Trieste.

 di Patrizia Calamia

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