Parigi: la guerra dietro le linee nemiche


Non sono ancora definitivi i dati sulle vittime della notte di terrore a Parigi e il paragone più immediato è quello di un 11 settembre europeo. Sicuramente lo è. La dimostrazione lampante è che lo scontro si sta spostando sul territorio europeo e in termini militari si è aperto un fronte dietro le linee nemiche.

Dobbiamo ammetterlo senza isterismi. La “guerra per procura”, ovvero intervenire in aree belliche aiutando alcune fazioni contro altre con l’obiettivo di limitare i danni e ottimizzare i risultati, funziona, forse, nel breve periodo ma poi ci si ritorce contro. 

I raid aerei, l’uso di droni sono strategicamente e militarmente utili, ma non lo sono politicamente. Le vittime innocenti che rimangono sul terreno, sono “danni collaterali, semplici numeri,  rispetto all’obiettivo principale.

E’ proprio qui l’errore. Queste vittime sono quelle che rinforzano il fronte nemico.  Un fronte che non ha ideologia ma vive la religione come elemento di rinforzo e di unificazione che diventa proprio per l’essere religioso un elemento di sacrificio di disponibilità a salvificare l’atto cruento, commesso contro i nemici anche non combattenti, innocenti e ignari, e nello stesso tempo avere una ricompensa spirituale in una visione di vita eterna.

E’ inutile parlare di terrorismo, sono semplicemente atti di guerra, “asimmetrica”,  come la definiscono gli strateghi militari, aprire un fronte dietro le linee nemiche.  E’ la risposta ad una strapotere militare di una parte.

L’Europa si scorda troppo facilmente che le attuali democrazie sono nate da conflitti bellici con milioni di morti, con due guerre definite mondiali, e non si puo scandalizzare se in altre aree del mondo sta avvenendo la stessa cosa.

Troppo facile giocare con il Joystick del drone, sperando che il conflitto, i morti, restino lontani da casa e siano soltanto delle visioni mediatiche.

Se si partecipa ad una guerra si deve mettere in conto che ci saranno vittime dall’una e dall’altra parte. Cambiano gli scenari ma soprattutto si allargano i campi di battaglia.

Accusare l’Islam come religione guerrafondaia, oltre ad essere inutile è anche sbagliato. L’integralismo è in tutte le religioni, ed è all’interno del mondo religioso islamico che va fatta la discussione sul piano filosofico, teologico e culturale che se ne può discutere.

L’occidente ha perso la sua religiosità ma a ben vedere non solo quella anche le ideologie sono sparite. Ha perso quella unità concettuale, filosofica religiosa a favore di un economicismo materialista del tutto legato soltanto al mantenimento del proprio benessere. Cosa che poi a ben vedere riguarda anche in occidente sempre meno persone.   

Ma il problema della guerra è altra cosa, rientra nel potere di controllo dei territori, della costruzione di sistemi politici, di interessi economici e finanziari. Insomma la ricerca ed il mantenimento del potere degli uni sugli altri. Questo è un elemento ineluttabile della storia dell’uomo ed è inutile far finte di niente. Siamo fatti cosi e basta. La notte di Parigi non è una guerra di religione. E’ una guerra è basta  e ormai piaccia o no ci siamo dentro.

di Gianfranco Marullo

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