Silenzio (si fa per dire). Si vota

ELEZIONI-EUROPEECi siamo, la domenica delle elezioni Europee (e del parziale test amministrativo) è arrivata.  

In Italia una sciagurata legge impone il silenzio sui sondaggi, divieto che viene aggirato con previsioni clandestine fatte oltrefrontiera o elaborate dai nostri esperti e diffuse sotto forma di notizie criptate. Come quella che parla di un treno che parte da Firenze e arriva a Roma sul binario 31 o 33, mentre un convoglio che percorre la tratta Genova-Roma parte dal 26 e arriva al 28, fino al terzo, Segrate-Roma, che viene deviato sul binario 17: elementare il senso anche per un bambino.

Così agli indecisi, stimati in 4 milioni (cittadini cioè che intendono andare a votare ma ancora non sanno per chi), viene negata una bussola non da poco (anche se i sondaggi vanno presi sempre con le pinze) e dovranno cavarsela da soli, magari facendosi convincere da un familiare o da un amico. Tra gli addetti ai lavori, però, quei sondaggi girano, eccome. E si fa a gara nel rivendicarne il possesso: quello più affidabile, l’ultimissimo, quello dalle percentuali “sicure” partito per partito.

Qualcuno dirà: ma non sono bastati l’offensiva mediatica e i comizi in piazza per farsi un’opinione? Certo, ma la potenza di fuoco dei tre principali contendenti – Renzi, Grillo e Berlusconi – ha sovrastato le chance di visibilità dei partiti minori. E stavolta in ballo c’erano questioni cruciali per capire in che direzione andrà l’Europa, quanto peseranno gli euroscettici e quale Europa immaginano le diverse forze politiche nostrane.

Ma di tutto questo si è parlato solo marginalmente perché, mai come stavolta, la tornata elettorale sarà la cartina di tornasole per la politica italiana, anzi, un vero e proprio regolamento di conti tra i contendenti. Grillo supererà Renzi? Forza Italia terrà? Il Nuovo centrodestra di Alfano supererà il quorum del 4%? La Lega tornerà in auge spinta dal no Euro e dall’ostilità per gli immigrati? E la Lista Tsipras attecchirà in Italia? Lunedì i verdetti, come sapremo in quanti hanno disertato il voto.

L’assenteismo infatti (stimato da qualcuno oltre il 50%) sarà il fattore determinante nonostante si voti anche in due regioni (Abruzzo e Piemonte) e in quasi 4 mila comuni. Non a caso, da Napolitano a Renzi, passando per Grasso e Boldrini, tutti hanno implorato gli italiani: “andate alle urne”.

Insomma, il quadro che emergerà potrebbe avere serie ricadute sui nostri assetti interni e sui rapporti di forza nella maggioranza e tra maggioranza e opposizioni (c’è già chi evoca il voto anticipato), e poco sembra contare il fatto che la consultazione ridisegnerà la governance europea alla vigilia del semestre a guida italiana.

Ci auguriamo che il risultato del 25 maggio non vanifichi il cammino delle riforme (quelle possibili, certo, come suggerisce il realismo politico) per modernizzare il Paese e per farci ascoltare un po’ di più in Europa.

In caso contrario sarebbe un altro colpo micidiale per chi ogni giorno si rimbocca le maniche. E non vuole rassegnarsi a vivere in un Paese senza amor proprio e che ha perso la voglia di futuro.

di Andrea Pancani 

Vicedirettore del Tg La7 e conduttore del programma Omnibus 

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