Chavez il “Caudillo” è morto e Maduro eredità la Rivoluzione. Ecco la storia del colonnello

chavez-maduroIl rivoluzionario Hugo Rafael Chavez è morto, spesso tuttavia della sua persona sono state date interpretazioni parziali, utile pertanto ricordare chi è stato e cosa ha rappresentato per il Venezuela e l’America Latina in generale.

Hugo Chavez era nato il 28 luglio 1956 a Caracas da una famiglia di insegnanti. Si iscrisse all’Accademia militare per fare carriera, ma fin da subito  il giovane tenente si mise nei guai per la divergenza di opinioni e atteggiamento sul ruolo delle forze armate. A quei tempi infatti l’esercito veniva utilizzato come mezzo di repressione e oppressione del popolo, mentre per Hugo il popolo era il nucleo pulsante della sua lotta ideologica.

In quegli anni sviluppò un “amore “ ideologico per Simon Bolivar che lo portò a fondare nel 1983 il Movimento MBR-200, che si proponeva come obiettivo: la diffusione del socialismo democratico, l’integrazione dell’America Latina e l’anti-imperialismo.

Nel 1991 Chavez ottenne il grado di colonnello e tentò un colpo di Stato con l’intento di rovesciare il presidente Carlos Andrès Pèrez, uomo che aveva represso con il sangue una manifestazione dei cittadini che protestavano contro il carovita.

Il colpo di Stato fallì e Chavez fu condannato a due anni, ma prima di consegnarsi alle forze dell’ordine pretese di parlare, in quello che rimase un discorso storico, due minuti in tv “Per favore, tutti i militari tornino a casa, io sono l’unico responsabile, i nostri obiettivi non sono stati raggiunti… per ora”

Nel 1997 creò il Movimento Quinta Repubblica con cui vinse le elezioni nel 1988.

Attraverso il referendum creò una nuova costituzione e nel 1999 iniziò la Rivoluzione Bolivariana, i cui punti principali erano: attenzione ai diritti umani, passaggio da una democrazia rappresentativa a una “democrazia partecipativa protagonica”, istituzione di un referendum revocatorio per tutte le cariche politiche, inclusa quella del Presidente, modifica del nome del Venezuela in “Repubblica Bolivariana del Venezuela”.

Naturalmente Chavez faceva un politica anomala rispetto alla concezione dell’oligarchia mondiale e fu per questo che nel 2002 fu organizzato un colpo di Stato nel tentativo di deporre il leader “del popolo”.

Chavez tuttavia non si consegnò agli oppositori, venne nominato un governo transitorio presieduto da Carmona e ogni tentativo di ribellione venne represso con la forza.

Il popolo, ancora una volta, diede prova di fedeltà al colonnello e il 13 Aprile  venne assediato il palazzo presidenziale costringendo i golpisti a fuggire nella notte.

Ma perché il popolo ha amato così tanto il “demonio antidemocratico” che i media maistream hanno sempre dipinto come tale? Precisiamo che in Venezuela, nonostante la stampa mainstream parli di “oscuramento” dei media avversari, oltre il 70% di essi sono in mano a privati di estrema destra.

Ebbene, se consideriamo che Chavez è stato eletto per la quarta volta grazie a un referendum (ne ha vinti 15), attraverso il quale si possono deporre le cariche più alte, ci rendiamo immediatamente conto che le sue vittorie sono state democratiche; poi il suo amore per l’etica e la dignità verso gli uomini hanno fatto il resto.

E’ stata proprio la sua gente a rieleggerlo, con un’affluenza dell’80%  lo scorso Ottobre, nonostante la notizia del suo male fosse ormai diffusa.

Il Presidente è stato infatti il promotore di un processo di nazionalizzazione delle risorse del Paese, soprattutto del petrolio (la maggiore ricchezza del Paese), i cui ricavi finivano nelle mani di pochi speculatori e delle compagnie internazionali, soprattutto statunitensi. Chavez credeva invece che il popolo dovesse beneficiare degli utili e così è stato.

Con gli Stati Uniti ovviamente il suo rapporto non è stato mai buono, tanto era avverso all’imperialismo colonialista Usa: a Washington era arrivato il sostegno al suo avversario Enrique Capriles Rodadonsky, (partecipò al tentato golpe contro Chavez nel 2002) e storico rimase un suo intervento  alla 61 Assemblea Generale dell’Onu, quando, riferendosi a Bush Jr, disse “puzza ancora di zolfo”.

Oggi a 14 anni dalla prima vittoria, la “Misiones” ha strappato milioni di persone alla miseria, restituendo le terre ai contadini venezuelani, supportandoli di strumenti tecnici necessari a lavorare  al meglio i campi per non essere costretti a venderli ai ricchi latifondisti.

Ha poi rivendicato il diritto alla casa, abbattendo baracche e donando ai senza tetto case dotate di luce e acqua; garantito la sanità di base, posto le istituzioni al servizio dei cittadini, ma soprattutto ha contribuito ad alfabetizzare due milioni di bambini che non sapevano né leggere, né scrivere, perché non potevano andare a scuola in quanto i genitori non li avevano neppure registrati all’anagrafe.

Chavez ha  provveduto a fornire i documenti necessari e grazie a lui oggi il tasso di povertà è sensibilmente diminuito: basti pensare che il salario minimo in Venezuela è uno dei più alti dei Paesi Latinoamericani. Ha poi voluto condividere l’esperienza della rivoluzione con tutti i paesi dell’America Latina, portandoli ad essere competitivi economicamente con l’Europa.

Adesso il futuro del paese è nelle mani di Maduro, che ha sostituito Chavez per volere di quest’ultimo e che resterà in carica fino alle prossime elezioni. Prima di partire per Cuba, nell’ultimo disperato tentativo di sconfiggere il cancro, Chavez aveva parlato al suo popolo senza mezzi termini, indicando proprio in Maduro il suo erede naturale “se , come afferma la Costituzione, si presenterà una qualche circostanza che mi inabiliti nella prosecuzione della presidenza, Nicolas Maduro non è solo la persona che deve concludere la reggenza, ma è la persona che secondo la mia opinione, chiara come la luna piena, se dovessero sussistere le condizioni per la convocazione di nuove elezioni, deve essere il candidato e chiedo al popolo che elegga Nicolas Maduro come presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Ve lo chiedo dal profondo del cuore. E’ uno dei giovani leader di maggiore capacità per poter continuare, con la sua mano ferma, col suo sguardo, col suo cuore di uomo del popolo”.

Maduro, 51 anni, è ex conducente di autobus. E’ nato a Caracas e sebbene non abbia un’adeguata formazione universitaria, da giovane si è distinto come leader studentesco maoista. Negli anni 90 è divenuto uno dei più importanti leader sindacali del Paese e ha conosciuto Chavez ai tempi del fallito golpe del 1992, quando il colonnello era in prigione. A farli conoscere, (proprio in galera) fu la moglie Cilia Flores, all’epoca legale del colonnello e oggi procuratore generale del Venezuela.

Maduro è stato eletto deputato per la prima volta nel 2000, nel  nominato Presidente del Parlamento e nell’agosto dello stesso anno, Ministro degli Esteri.

E’ stato lui ad annunciare mestamente la morte del comandante “en jefe”. L’uomo ha accusato gli Stati Uniti di aver infettato il leader con il  germe del cancro e ha già annunciato un dispiegamento di forze militari per il bene del popolo.

Oggi la vera sfida del Paese è quella di tener testa all’imperialismo Usa, che il Caudillo Chavez era riuscito ad arginare.

Oltre che in Venezuela, è stato dichiarato lutto nazionale in Argentina, Uruguay, Equador, Cuba e Colombia, mentre Obama ha già lasciato intendere che è pronto a mettere le mani sul Paese, seguito dal ministro degli esteri tedesco Guido Werstrwelle. Parole di sincero cordoglio sono arrivate anche dai socialisti Martin Schultz, Francoise Hollande e dagli alleati nel Vicino Oriente, Siria e Iran, che insieme al Venezuela costituiscono quello che gli Usa definiscono il fronte dei Paesi “non allineati”.

Chavez sarà imbalsamato.

di Simona Mazza

foto: atlantablackstar.com

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