Musica: motore innovativo per l’economia digitale

cd_pirata-400x300“Internet è una rivoluzione epocale dell’economia e della comunicazione che apre scenari straordinari per la creatività” con questo incipit Caterina Caselli lo scorso 20 Gennaio introduceva un lungo articolo pubblicato dal Corriere della sera in difesa dei diritti  di autori e produttori musicali. In effetti la distribuzione digitale dei contenuti musicali se ben governata è un’importante risorsa per le case discografiche come dimostrato dal report annuale della IFPI “International Federation of the Phonographic Industry”reso pubblico ieri sul sito della federazione.

Il fatturato globale legato al mercato musicale registra nel 2012 una crescita dello 0,3 % , il primo anno di crescita del settore dal 1999, grazie all’aumento dei download legali mentre i ricavi sono in crescita del 9 per cento. Il numero di persone che sottoscrivono abbonamenti per il download  di contenuti musicali a pagamento è aumentato del  44%  su base annua raggiungendo quota a 20 milioni di account.

L’industria globale della musica si trova su una strada della ripresa, alimentata dai nuovi servizi di distribuzione digitale lo dimostrano le scelte dimercato di molti attori della distribuzione online  quali Amazon, Apple, Google e Microsoft che hanno posto in atto piani di espansione internazionale e  l’implementazione  nuove funzionalità di cloud-based nel 2012 che forniscono ai clienti l’accesso a tutta la loro collezione di ovunque si trovino, e su qualsiasi dispositivo.

Nonostante l’ottimismo alcuni ostacoli al mantenersi di questo trend rimangono  la più grande minaccia per il mercato digitale resta sempre la pirateria. I governi hanno un ruolo fondamentale da svolgere per affrontare questo problema. La priorità rimane assicurare una cooperazione efficace da parte degli intermediari, inclusi gli inserzionisti, fornitori di servizi Internet e motori di ricerca, che hanno una grande influenza in diversi ambiti della violazione del copyright.  Ad esempio fornitori di servizi Internet (ISP) hanno avuto un effetto dimostrabile sui livelli di violazione del copyright: in cinque paesi europei in cui gli ISP sono stati obbligati dai giudici di bloccare l’accesso a The Pirate Bay (Paesi Bassi, Belgio, Finlandia, Italia e Regno Unito), i livelli di utilizzo di questo servizio  sono scesi del 69 per cento nel corso del 2012 (ComScore / Nielsen). Al contrario, nei paesi privi di blocco, il traffico è aumentato del 45 per cento nello stesso periodo.

Combattere la pirateria è una parte essenziale degli sforzi atti a sostenere il mercato della distribuzione legittima. Nel 2012 azioni legali hanno portato alla chiusura di un certo numero di servizi di sharing e peer to peer tra cui i  leader tra servizi cyberlocker Megaupload e popolari siti di BitTorrent Demonoid e btjunkie.

Il mercato della musica porta  valore a una vasta gamma di imprese, compresi digitali e piattaforme di social media, produttori di dispositivi hardware , motori di ricerca, rivenditori locali,  luoghi di intrattenimento, emittenti, merchandiser e organizzatori di concerti.

Tutte queste imprese traggono beneficio dai continui investimenti delle case per scoprire, coltivare e promuovere il talento artistico, basti pensare che nove dei primi dieci video più visualizzati su Youtube sono video musicali.

Ma come la stessa Caselli indicava nel proprio articolo è necessario che tutti gli attori coinvolti nella produzione musicale remino nella stessa direzione, perché gli sforzi fatti per limitare l’uso illegale di files musicali non  risultino vani: “Alcuni grandi marchi non hanno problema a farsi pubblicità su molti siti che più pirata non si può. In pratica finanziano la pirateria mentre ufficialmente si impegnano a contrastarla spendendo parole in difese dei diritti degli autori”.

di Elena Carrossa

foto: my-placetobe.blogspot.it

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