Una play card contro l’illusione della facile ricchezza

poker-wallpaper-La febbre del gioco coinvolge normalmente una gran parte di persone di ceto sociale diverso, convogliando nello stesso calderone di sogni le speranze di ciascuno: dal professionista quarantenne al pensionato di periferia, dalla casalinga di provincia all’operaio metalmeccanico.

L’interesse medio al gioco può diventare un coinvolgimento irrefrenabile nella puntata quando in palio ci sono diverse decine di milioni di euro come capita sempre più spesso con il montepremi del Superenalotto.

L’eccitazione per il gioco coinvolge quasi tutti facendo sognare ed elaborare fantasie altrimenti impossibili da concretizzare nella realtà. Di fatto la speranza della vincita rende la vita più fantasiosa e leggera, soprattutto a quelle persone che nel quotidiano vivono situazioni difficili o addirittura drammatiche.

Tant’è vero che nelle ore antecedenti l’estrazione o l’esito di una lotteria si vive di speranza e di sogni che, in un periodo storico economicamente difficile come quello attuale, aiutano a rasserenare l’esistenza a volte pesante.

Tuttavia le giocate effettuate alle lotterie il più delle volte sono di coinvolgimento medio e influiscono in maniera marginale sulle finanze familiari. Mentre quelle più preoccupanti, che sono diventate il vero problema sociale del momento e portano il giocatore ad un coinvolgimento maniacale e a perdite significative, vengono effettuate nelle  slot machine: quelle macchine che permettono anche con una sola moneta da cinquanta centesimi di fantasticare vite da nababbo ma che presto diventano per i malcapitati delle vere e proprie mangiasoldi.

Coinvolgendo gli sfortunati in maniera ossessiva verso il gioco d’azzardo e trascinandoli a volte in situazioni economiche disastrose. Spesso portando i giocatori più accaniti al punto di trascurare il proprio lavoro o addirittura la propria famiglia.

Questo tipo di gioco, tollerato e regolarizzato dallo stato, dovrebbe essere limitato nelle giocate. Per la tutela del cittadino bisognerebbe creare una specie di play card nominativa, lasciapassare per sale giochi, limitata in base al reddito. Se un individuo guadagna mille euro al mese il suo limite economico indirizzato al gioco non dovrebbe superare, per esempio, il venti per cento del suo stipendio. Altrimenti si rischia di creare una società di giocatori d’azzardo pronti a tutto pur di racimolare la moneta da giocare. Contestualmente, con una carta nominativa, ci sarebbe un ulteriore controllo sui minori avvezzi al vizio e sulla delinquenza nel settore.

Non tutto ciò che distoglie dai problemi del quotidiano porta alla meraviglia e alla facile ricchezza.  Ma soprattutto lo stato non dovrebbe essere complice di una mera illusione che, svanita, porta ad una realtà peggiore dell’esistente.

di Enzo Di Stasio

Foto: pdawgpro.wordpress.com

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