Volt: il partito d’Europa

La nostra società sembra spesso contesa fra due spinte: una di chiusura e l’altra di apertura. Non ci soffermeremo su questi due aspetti che fanno parte di discorsi lunghi e articolati e di varia interpretazione. Piuttosto, è interessante guardare a chi cerca di dirigere queste direzioni, a coloro che si prendono la responsabilità di rappresentare le voci di un gruppo indefinito che grida l’una o l’altra volontà.

Qualche anno fa era facile trovare su internet tutta una serie di frasi e immagini comiche sospinte da una frase: «Ce lo chiede l’Europa». Queste parole racchiudevano una sorta di imposizione di ordini e decisioni presi da una struttura superiore che domina sulla nostra Penisola. Una visione che ha, forse, causato un peggioramento dell’immagine di questa Europa agli occhi dei cittadini italiani, quasi burattini dei comandi ricevuti dalle istituzioni europee. Da qui, lo scardinamento della proposta del cittadino italiano come un cittadino europeo, il timore della perdita della propria identità, amalgamata con quella di francesi, tedeschi, polacchi e irlandesi, nonché l’obbligo a sottostare a tutto ciò che arriva dalle carte internazionali e dai parlamenti europei, percepiti come centri di potere lontani ma pesanti e aggressivi.

La risposta politica nostrana a tale imposizione può essere solo una: la chiusura, la negazione di tutto ciò che arriva da fuori confine (sia negativo che positivo), ridare il destino della nazione ai suoi cittadini, in poche parole «prima solo gli Italiani!».

Eppure il cittadino italiano è un cittadino europeo, subisce gli effetti negativi provenienti da Bruxelles ma gode anche di tutti i privilegi preposti dalle stesse leggi. Spetta allo stesso informarsi in merito, quanto più dettagliatamente possibile, e concludere se sia vantaggioso o no per la nostra Nazione rimanere all’interno di un’organizzazione più ampia.

Fra i partiti che hanno deciso di allinearsi con le politiche liberali europee il più noto è +Europa (derivato da Forza Europa nato nel Febbraio del 2017). Ma, negli ultimi mesi, sta balzando agli onori della cronaca anche un altro movimento, con un programma piuttosto peculiare: Volt.

Nella descrizione riportata sul loro sito si descrivono così: «Volt è un movimento paneuropeo e progressista che propone un modo di fare politica nuovo e più inclusivo. Vogliamo portare un cambiamento reale a tutti i cittadini d’Europa. Un nuovo approccio paneuropeo serve a vincere le sfide presenti e future». La proposta è affrontare problematiche grandi e importanti, cambiamenti climatici, terrorismo e immigrazione, tutti assieme come popolo europeo con una visione quanto più comune e unitaria.

Per realizzare questa intenzione, cercando di soddisfare persone e gruppi invero anche molto lontani geograficamente fra di loro, Volt ha stilato la Dichiarazione di Amsterdam, cioè il programma unico con il quale si propongono in più stati dell’Unione Europea. Qui sono riportati gli obiettivi che i membri di Volt intendono sviluppare: migliorare l’UE dando potere ai suoi cittadini, rafforzando la fiducia e la sicurezza che questi ripongono nelle istituzioni, rendere l’Europa una potenza economica investendo sul futuro e mettendo al primo posto l’istruzione, costruire una società giusta equa e uguale.

Chi c’è dietro a Volt? Sempre sul sito è indicata la fondazione da parte di Andrea Venzon e Colombe Cahen Salvador a seguito di una discussione sugli effetti della Brexit. Nei mesi successivi il partito ha accolto sempre maggiore adesione in tutta Europa, raccogliendo nelle sue file i delusi dei partiti tradizionali o innovativi, ma soprattutto coloro che ricercano un’idea di unione e sentono i paesi europei più vicini che mai. A gestire il tutto un’Assemblea generale che decide le strategie che il movimento deve prendere, queste sono eseguite dal Consiglio di coordinamento che soprassiede sui team nazionali, a ruota seguono i gruppi che si occupano della gestione delle scelte del movimento sui vari livelli: locale, nazionale ed europeo.

Un ulteriore aspetto che emerge, dando un’occhiata alle varie pagine web di Volt, sembra essere la giovane età di chi lo gestisce, i quali quasi sottolineano la propria lontananza dalla politica fino agli eventi più recenti. Giovani, ma non inesperti, in grado di convogliare il sentimento più europeista di parte della popolazione. Negli ultimi mesi sono cresciuti velocemente, nonostante stiano emergendo solo ora nei media più diffusi di radio e tv (spesso in compagnia dei rappresentanti di +Europa), la loro azione si è svolta soprattutto nel web. Ora intendono proporsi alle prossime elezioni europee; per esaudire questo intento stanno raccogliendo firme in tutte le maggiori città italiane. L’obbiettivo ultimo è presentare i propri candidati in almeno 7 stati dell’UE, come riportato nel loro sito: «Perché se il movimento riesce a eleggere 25 Parlamentari europei in almeno 7 Stati membri, potrà formare il primo gruppo del Parlamento Europeo riferito a un partito transnazionale: qualcosa che nessun altro è mai riuscito a fare! Dopo le Europee, Volt si presenterà anche alle elezioni nazionali e locali in tutto il continente e oltre!»

Staremo quindi a guardare se Volt sarà capace di proseguire la sua strada affrontando più livelli della vita politica, non solo nazionale ma anche europea, o se il suo sogno si perderà nella storia di quei partiti che partono con la migliore passione prima di perdersi fra tanti nomi e troppe idee.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.