Non è terrorismo

FullSizeRenderIl responsabile del bagno di sangue avvenuto ieri a Monaco di Baviera non è un terrorista. È uno studente diciottenne tedesco-iraniano il cui nome non è stato ancora reso noto. Ha causato la morte di 9 persone e il ferimento di altre 26. Le vittime erano per la maggior parte giovani o giovanissime, la più giovane aveva 14 anni. La sparatoria è avvenuta intorno alle sei nella periferia nord della città, nei pressi d’un centro commerciale molto frequentato. Il diciottenne si è poi suicidato. Il suo corpo è stato trovato nell’Olympiapark, a circa un chilometro dal luogo dell’attentato. Questo, in estrema sintesi, l’amaro bilancio reso noto dalla polizia nei diversi comunicati alla stampa.

La causa? La depressione

Sulla matrice dell’attentato all’inizio non si sapeva molto, tuttavia con il passar delle ore sono cominciati ad emergere particolari interessanti. Nella notte la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento del giovane. L’assassino amava i videogiochi, in particolare quelli in cui dei tiratori fanno strage di nemici. Inoltre nutriva ammirazione nei confronti dell’autore della strage di Winnenden. In questa cittadina del Baden-Württemberg situata a venti km da Stoccarda, l’11 marzo 2009 uno studente di 17 anni fece irruzione, armato di pistola, nella sua scuola e poi in una clinica psichiatrica. In tutto uccise 15 persone, soprattutto studenti e insegnanti, e ne ferì altre 11. Dopo la strage fuggì e poi, dopo un rocambolesco inseguimento, si suicidò.
Secondo quanto comunicato dalla polizia, anche il diciottenne di Monaco aveva problemi a scuola. Inoltre era depresso. Da tempo pianificava la strage. Si sa che è cresciuto in Germania, i suoi genitori erano arrivati negli anni ’90. Il giovane era sconosciuto alla polizia, tanto meno in relazione a reati a sfondo politico. Tutto ciò fa escludere la matrice terroristica della strage e azzera i timori che avevano fatto pensare, fin dall’inizio, a un ennesimo attentato riconducibile all‘ISIS o all’emergenza migratoria.
Ieri subito dopo la sparatoria si pensava che gli attentatori fossero tre. Ciò ha tenuto col fiato sospeso l’intera città fino a tarda notte. 2300 poliziotti sono intervenuti. Tra loro anche i corpi speciali dell’antiterrorismo. Le metropolitane, le autostrade e la stazione centrale sono state chiuse. Le strade si sono svuotate e nell’arco di pochissimo tempo l’atmosfera rilassata e chiassosa di un venerdì come tanti si è tramutata in paura e circospezione. Per un falso allarme nella centralissima Marienplatz si sono viste scene di panico.

Non è il primo…

A Monaco di Baviera vivono oltre un milione e mezzo di cittadini. Oltre il 25% sono stranieri, l’8% musulmani, il che equivale a circa 120.000 persone, in buona parte turchi. Grazie alla ricchezza della città e al bassissimo livello di disoccupazione la popolazione è in continua crescita. Monaco non è nuova a stragi ed episodi di terrorismo. Nel 1972 le olimpiadi furono funestate dai terroristi palestinesi dell’organizzazione Settembre Nero che rapirono e uccisero alcuni atleti israeliani prima di essere a loro volta uccisi dalla polizia bavarese. Nel 1980 toccò all’Oktoberfest: una bomba piazzata da un nazifascista all’ingresso della festa causò la morte di 13 persone e il ferimento di altre 211.

München ist bunt

Nonostante i suddetti eventi drammatici, il livello di sicurezza della città è normalmente molto alto. Ciò grazie anche ad una presenza capillare della polizia e del senso civico dei cittadini. Monaco è orgogliosa del suo carattere multiculturale. La frase “München ist bunt” (Monaco è colorata) è diventata il suo motto. La città è ricca di aziende di rilievo internazionale, sede di importantissimi musei e di eventi culturali di grande rilievo. Gli stranieri sono ben integrati e partecipano attivamente alla vita sociale. Tutto ciò fa di Monaco di Baviera una città modello, a livello europeo e mondiale, per quanto riguarda benessere e qualità della vita.

Un gesto assurdo

La strage di ieri è diversa dalle altre che la città ha conosciuto in passato. Per Monaco è un’ulteriore ferita, non meno grave, non meno triste, non meno incomprensibile. Ma questa volta non si tratta di terrorismo. Non nella accezione attuale del termine, spesso riconducibile alla matrice islamica. È stata il gesto isolato e balordo di un balordo che è riuscito a procurarsi una pistola e non ha esitato ad usarla. Assomiglia più ai bagni di sangue che da decenni riempiono le cronache negli Stati Uniti d’America. Un gesto assurdo e incomprensibile che si aggiunge ai tanti altri che hanno reso il tempo in cui viviamo assurdo e incomprensibile. Un gesto occorso esattamente cinque anni dopo una strage, costata la vita a 77 persone e avvenuta nella ben più tranquilla Norvegia, perpetrata da un tranquillo signore di nome Breivik, riconosciuto dai giudici sano di mente.

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