Antibiotici, arma a doppio taglio

A chi non è mai capitato, soprattutto nei periodi invernali, di dover affrontare fastidiosi mal di gola, mal d’orecchi o tonsilliti?

Spesso i principali responsabili di queste comuni malattie sono i batteri, piccoli organismi costituiti da una sola cellula, 10 volte più piccoli del diametro medio di un capello. 

I rimedi

Da secoli l’uomo è alla ricerca di rimedi contro questi organismi, basti pensare che attorno al 1550 a.C. gli Egiziani usavano miele e garze per medicare le ferite; il miele, infatti, come alcune muffe, possiede proprietà antibatteriche. Così accadeva anche nell’antica Grecia, dove si utilizzava applicare il pane ammuffito sulle ferite per prevenire la comparsa di infezioni.

Le origini

Fu a causa di una contaminazione del suo laboratorio, che Alexander Fleming, il 3 Settembre del 1928, scoprì che il fungo Penicillium notatumcausava la morte dei batteri che stava studiando: questo fungo è difatti in grado di produrre sostanze antibiotiche, dal greco anti-βίος, ovvero ‘’contro-la vita’’.

Grazie a questa scoperta, nel 1946 Fleming ricevette il premio Nobel per la medicina, aprendo le porte alla produzione del primo di una lunga serie di farmaci antibiotici, la penicillina. Questa permise di salvare migliaia di vite umane, poiché in grado di trattare infezioni letali, quali sifilide, cancrena e tubercolosi, ritenute in passato incurabili.

L’uso improprio

Lo stesso Fleming, tuttavia, in occasione della cerimonia della propria premiazione, invitò alla cautela nell’utilizzo degli antibiotici, prevedendo che il loro uso improprio sarebbe potuto diventare causa di farmaco-resistenza, cioè resistenza del batterio ad uno specifico antibiotico originariamente efficace nel trattamento dello stesso.

I batteri

Durante i suoi esperimenti aveva potuto infatti notare che i batteri sottoposti ad una dose di penicillina inferiore a quella necessaria per ucciderli, sviluppavano resistenza alla penicillina stessa, rendendo così il farmaco inefficace.

I batteri, infatti, cercano di rispondere all’azione di queste sostanze mettendo in atto strategie di sopravvivenza: attraverso mutazioni genetiche modificano le loro strutture cellulari diventando resistenti a determinati farmaci.

Le cause

Le cause principali dell’antibiotico-resistenza sono da ricercare principalmente nel contesto dell’automedicazione. Tre classici esempi sono: l’uso di un antibiotico per contrastare raffreddori o mal di gola che non hanno origine batterica; la scelta inadeguata dell’antibiotico da utilizzare; l’interruzione prematura del trattamento. 

La distribuzione

Le catene di distribuzione alimentare (allevamenti intensivi, utilizzo di fitofarmaci, etc.) sono un altro esempio di potenziale utilizzo improprio ed abuso degli antibiotici, essendo questi utilizzati oltre che per la profilassi antibatterica di animali e piante, anche come additivi promotori della crescita. 

La resistenza agli antibiotici

Il problema della resistenza agli antibiotici rappresenta oggi una delle emergenze sanitarie del terzo millennio, ciò che più preoccupa gli esperti è il fatto che questo fenomeno sia più veloce dello sviluppo stesso di nuovi farmaci efficaci. 

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, soltanto nel 2012 sono stati accertati 450.000 nuovi casi di tubercolosi resistente agli antibiotici che hanno causato la morte di 170.000 persone, nonostante la si considerasse un’epidemia ormai debellata da anni.

Il consumo in Italia

L’Italia in questo contesto si pone tra i Paesi Europei con maggior consumo di antibiotici, risultando inoltre tra i paesi con il più alto tasso di resistenza. Recentemente, il Parlamento europeo, in parere congiunto con tutte le agenzie che operano nel settore, ha lanciato un piano d’azione per combattere questo problema, sottolineando l’importanza della divulgazione scientifica e della formazione della cittadinanza all’utilizzo consapevole dei farmaci, con l’obiettivo di rallentare questo pericoloso abuso e salvaguardare la salute dei cittadini. 

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