Roma, giallo sulla richiesta d’arresto del “Re della Monnezza”: rubati i documenti

discaricadimalagrottaLo scorso venerdì l’avvocato Manlio Cerroni, “il Re della monnezza” capitolina, è finito ai domiciliari insieme con altre sette persone, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio.

Le indagini sono state condotte dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, noto come “Ultimo” (che nel 1993 catturò Totò Riina), e coordinati dal capitano Pietro Rajola Pescarini.

Ecco cosa hanno dichiarato gli uomini dell’arma: “Dopo diverse settimane attraverso l’attività tecnica d’intercettazione, veniva registrata e recuperata una copia di un fax composto da due pagine nel quale Cerroni comunicava ad Edo Ronchi l’avvenuto versamento di 20.000,00 per l’Istituto”.

Ebbene, se pensavamo che l’arresto di Cerrone avrebbe posto fine allo scandalo e agli intrighi ci sbagliavamo.

Apprendiamo infatti che a Luglio il gip Massimo Battistini, aveva scoperto che la richiesta di arresto del “Re di Malagrotta” e delle altre sei persone, depositata dalla Procura, il 21 marzo 2013 era sparita dal suo ufficio.

La scoperta sarebbe avvenuta il 16 Luglio e per il furto, la Procura aveva aperto un fascicolo contro ignoti ma adesso l’inchiesta si sta concentrando sulla “sfera di influenza esercitata dagli odierni indagati”.

Utile precisare che dopo la sottrazione del faldone originario, i pm Alberto Galanti, Maria Cristina Palaia e Simona Maisto erano stati costretti a risollecitare, con nuovo provvedimento, le misure cautelari presso il domicilio.

Oggi intanto Cerrone è stato sentito dal gip Battistini per gli “omaggi” da 279 mila euro (confezionati presso il famoso bar romano Palombini), elargiti tra il 2002 e il 2008 a funzionari delle amministrazioni pubbliche, a politici esponenti delle forze di centro-destra e centro-sinistra e per i bonifici alle fondazioni.

Nell’ordinanza di oltre 400 pagine, il gip ha parlato di “Fatti d’inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività”, in riferimento alla struttura organizzativa “informale” coincidente a quella “formale” delle società appartenenti al gruppo imprenditoriale di Manlio Cerroni.

Tra i personaggi di spicco nella piramide del “Re di Malagrotta” c’è poi Bruno Landi, che secondo i magistrati si sarebbe distinto “per la sua capacità di sapersi relazionare con i pubblici funzionari al fine di pilotare l’attività della pubblica amministrazione verso il perseguimento dei ‘desiderata di Cerroni”.

Mercoledì 15, Giuseppe Sicignano, (supervisore delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina), e Francesco Rando, (amministratore unico di molte imprese di Cerroni), si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Piero Giovi, socio d’imprese e storico collaboratore di Cerroni, si è fatto difendere dal legale.

Il 16 saranno sentiti Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio lo stesso Cerroni, il presunto ‘dominus’ dell’associazione per delinquere, difeso dagli avvocati Bruno Assumma e Giorgio Martellino.

I legali hanno assicurano che Cerroni risponderà anche se, afferma Martellini, “il dischetto con gli atti integrali del procedimento è arrivato solo oggi” e trattandosi di oltre centomila pagine; andrebbe studiato attentamente.

Infine, saranno ascoltati Luca Fegatelli, dirigente dell’Area Rifiuti della Regione Lazio, e Raniero De Filippis, responsabile del Dipartimento del territorio della Regione Lazio.

di Simona Mazza

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