È stata in parte bocciata la legge per il legittimo impedimento dei membri del Governo ( Presidente del Consiglio e Ministri), che non possono essere presenti nelle aule giudiziarie alle udienze in cui sono imputati. La legge è stata bocciata con 12 voti contrari e 3 soli favorevoli all’approvazione. La sentenza della Corte Costituzionale è stata accolta con indifferenza da Berlusconi che poco fa, a Mattino5, ha commentato “Non mi aspettavo una sentenza diversa. Non ci sarà nessun voto anticipato, andremo avanti fino a fine legislatura”. La decisione della Corte è dovuta ad alcuni punti nevralgici, su cui non si può trascendere: certificazione diretta dell’impegno da parte di Palazzo Chigi; obbligo previsto per il giudice di rinviare le udienze fino a 6 mesi; analisi dell’impedimento la cui legittimità va valutata di volta in volta dai giudici. Spetta, inoltre, alla Consulta valutare le attività della carica imputata e riconoscere se quegli impegni siano o meno concordanti con l’udienza processuale fissata. La motivazione più forte, per cui non sarebbe stata approvata la legge, è la violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Il primo recita che tutti sono uguali davanti alla legge e il legittimo impedimento non rispetta questo punto. I legali del Premier hanno commentato dicendo che “la Corte ha equivocato la natura e l’effettiva portata di una norma che tutela il diritto di difesa e la possibilità di esercitare serenamente l’attività di governo”; aggiungono, tuttavia, che le sentenze della corte devono essere rispettate e aspetteranno di leggere le motivazioni per capire i motivi di questo parziale rifiuto.
di Redazione
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