Marò: la vicenda è sempre più complicata

-marò-121220162528_mediumLa complicata vicenda dei marò italiani, continua a tingersi di toni cupi, così dopo il “pasticciaccio” diplomatico degli scorsi giorni, arriva il primo inatteso e inquietante dietro front del governo italiano.

Il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar intervistato da Tv Ibn, ha affermato che, “Il governo indiano non ha fornito nessuna garanzia” al governo italiano in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di Delhi nella vicenda. Poi ha continuato “Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?”.

Pronta è arrivata la risposta del sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan De Mistura, il quale, precisando che i due militari non rischiano la pena di morte, ha così commentato le parole di Khurshid. “Posso immaginare che in un qualunque Paese del mondo un ministro della Giustizia, se intervistato, esprima cautela sulle decisioni di una Corte, ma noi abbiamo una assicurazione scritta sul fatto che non ci sarà la pena di morte”.

Alla domanda su come mai il ministro degli Esteri Salman Khurshid avesse rassicurato l’Italia, Kumar ha risposto: “Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?”. Khurshid “è anche un avvocato e sul perché abbia detto quelle cose, sta a lui rispondere”.

L’avvocato Giacomo Aiello , che insieme a Carlo Sica, difende i due militari ha dichiarato “Non mi stupiscono le dichiarazioni del ministro della giustizia indiano sul fatto che il governo indiano non dà garanzie sulla sentenza e sulla pena di morte. Sono parole che ricalcano ciò che aveva già detto l’ambasciata indiana, vale a dire che nella loro giurisprudenza la pena di morte viene applicata molto raramente”.

L’emittente indiana ha poi confermato che governo indiano ha approvato la costituzione del tribunale speciale che dovrà giudicare i due marò italiani Salvatore Latorre e Massimiliano Girone.

Sulla vicenda si è espresso il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli. L’ammiraglio ,si legge in una nota: “si stringe affettuosamente ai nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ammirandone l’esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato. È consapevole e condivide la loro sofferenza e soprattutto quella delle loro famiglie che da noi non saranno mai abbandonate, oggi così come dopo la conclusione di questa vicenda si auspica che questa vicenda che sta sempre più assumendo i toni di una farsa si concluda quanto prima e che i nostri fucilieri, funzionari dello Stato in servizio di Stato, alla stessa stregua di tutti i militari che operano all’estero con onore per la pace e stabilità internazionali, siano al più presto riconsegnati”

Il sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan De Mistura, precisando che i due militari non rischiano la pena di morte, ha così commentato le parole di Khurshid. “Posso immaginare che in un qualunque Paese del mondo un ministro della Giustizia, se intervistato, esprima cautela sulle decisioni di una Corte, ma noi abbiamo un’assicurazione scritta sul fatto che non ci sarà la pena di morte”.

Insomma l’unica “rassicurazione” che è riuscita a strappare il nostro governo al ministro degli Esteri Salman Khurshid, era quella di escludere l’ipotesi della pena di morte, o le cose stanno diversamente?

Ancora non c’è data certezza.

di Simona Mazza

foto: lettera43.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.