Lorenza Carlassare si dimette dalla Commissione dei trentacinque. Saggia tra i saggi

Lorenza-Carlassare-e1368171113397La professoressa Carlassare lascia la Commissione dei trentacinque saggi scelti dal Governo Letta per porre le basi del lavoro che, a partire dal prossimo ottobre, la Commissione composta da quaranta parlamentari dovrà compiere per proporre le riforme costituzionali che dovrebbero aggiornare, rendere più coerente ai tempi attuali, in breve, migliorare la nostra attuale ultra sessantenne Costituzione.

La professoressa, eminente costituzionalista, ha ritenuto che quanto accaduto nel nostro parlamento all’indomani della decisione presa dalla Corte di Cassazione in merito alla fissazione al prossimo trenta luglio dell’udienza di trattazione del cosiddetto processo Mediaset, abbia “infranto nel suo insieme lo spirito costituzionale”.

Sorprendono, in maniera del tutto positiva,  e fanno riflettere le parole della professoressa che parla con evidente amarezza di “disfatta morale”. Lorenza Carlassare con un’efficacissima capacità di sintesi ha reso incontrovertibile che le pressioni esercitate da una parte della maggioranza e subite, tollerate, perfino forse per certi versi inconfessabilmente condivise dalla rimanente parte della stessa maggioranza di governo, costituiscono “un’intimidazione bella e buona verso la Cassazione”.

Certamente la Commissione perde un autorevolissimo membro, ma il punto qui è il faro acceso dalla professoressa sui comportamenti tenuti dai protagonisti di questa vicenda.

Facendo un passo indietro, dovremmo chiederci se la decisione presa nel caso di specie della Cassazione sia o meno “anomala”, di genere proprio o addirittura vessatoria dei diritti della difesa di un imputato. Giorgio Santacroce, primo presidente della Cassazione sostiene di no affermando che, se l’udienza non fosse stata fissata nella data indicata, “la prescrizione di uno dei reati sarebbe potuta accadere il primo agosto 2013”. Così fosse e non abbiamo elementi per pensare che così non sia, come si può giustificare la violenta reazione suscitata da questa decisione che semplicemente riafferma un principio di legalità, a volte, questo si, troppo spesso calpestato e defraudato? Sarebbe al contrario potuta essere apprezzata una decisione della Suprema Corte che avesse lasciato maturare i termini di una prescrizione? Sono qui state infrante regole di diritto sostanziale o processuale? Sono stati violati principi democratici e di uguaglianza? Si è per caso, semel in anno, applicata la legge?

Nella convulsa corsa alla risposta proporzionata all’offesa, le regole d’ingaggio, ma anche le ulteriori repliche alle stesse, sono state le più disparate e, verrebbe da dire, disperate. In alcuni casi di “sparate” vere proprie si tratta. Tra le tante, volesse il cielo non fosse vera, quella dichiarata dal sottosegretario Biancofiore, che riferisce che ciascun parlamentare e/o ministro del Popolo delle Libertà avrebbe consegnato nelle mani del proprio leader unico una lettera di dimissioni che, a propria discrezione, in barba al mandato ricevuto dagli elettori, ai giuramenti di fedeltà alla Costituzione e ai suoi principi, avrebbe il diritto di accoglierle quando e come meglio ritenesse.

Non siamo ancora alla sentenza, che non potrà che rispettare i principi di legittimità sui quali è chiamata a pronunciarsi la Corte di Cassazione, ma, certamente, se il buon giorno o quello cattivo si vedono dal mattino, risulta estremamente difficile non condividere il giudizio dell’ex membro della Commissione in merito ai comportamenti intimidatori messi in campo in questi giorni verso le future decisioni della Corte nonché  verso il Governo e lo stesso Parlamento.

Fortunatamente, per placare gli animi, c’è già chi parla di amnistia e finanche di grazia.

Non è dato sapere, né qui interessa, quale sia sin qui stato il contributo della professoressa Carlassare al processo di riforme costituzionali in atto, quello che però ci preme sottolineare ed apprezzare è l’insegnamento che va tratto dalle sue parole, tutt’altro che polemiche verso la Commissione, i suoi componenti o i suoi lavori, che devono indurre a riflettere sul fatto che il rispetto delle istituzioni e delle leggi e regole vigenti non può né deve piegarsi ad alcuna indebita pressione o arrogante manipolazione o minaccia.

di Marco Bartolomei

foto: Padovando 

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