Alcuni incontri importanti della vita sono, spesso, frutto del Caso: è il Destino che ci fa trovare in un certo posto in un dato momento e lì, in quel momento, ci fa scontrare con qualcuno. Capita così che le vite di due persone inizino a scorrere parallele, affiancate, unite e dipendenti l’una dall’altra; potranno diventare amici o nemici, potranno essere colleghi o avversari e molto dipenderà da quando e come il Destino avrà deciso di farli incontrare.
Ed il Destino è terribilmente imprevedibile.
Prendete, ad esempio, l’incontro tra Boris Johnson e Sue Gray.
Se tutti conoscono il primo, la seconda era ignota ai più fino a poco tempo fa.
Sue Gray è una signora britannica di origini nord irlandesi, nata circa 65 anni fa.
Della sua vita si sa poco ma la sue radici nord irlandesi l’avevano portata, negli anni ’80, a trasferirsi in Irlanda del Nord a gestire un pub insieme al marito, Bill Conlon, cantante di musica western e country.
Se in quegli anni, in quel pub, fosse entrato Boris Johnson, forse la storia di oggi non sarebbe la stessa.
Bojo, all’epoca 25enne, avrebbe immediatamente subìto il fascino della musica country di Bill, con il quale avrebbe cantato a squarciagola, e sarebbe stato sedotto dalla cortesia dell’ostessa, che gli avrebbe servito una birra via l’altra. In breve tempo, quel pub sarebbe diventato per Boris una seconda casa e Bill e Sue, più grandi di lui di circa 10 anni, sarebbero stati come dei fratelli maggiori; avrebbero trascorso meravigliose giornate insieme, avrebbero riso e bevuto, bevuto e riso e cantato ed oggi avrebbero un fiume di aneddoti da raccontare sui bei tempi andati.
Ma il Destino ha scelto di far incontrare Sue e Boris molti anni dopo il pub ed i canti country, quando Sue Gray era diventata una dipendente amministrativa del Governo, apprezzatissima per il suo rigore e la sua correttezza, e Boris Johnson era diventato il Primo Ministro del Paese, apprezzatissimo per… e Boris Johnson era diventato il Primo Ministro.
Già da sindaco di Londra, Boris aveva fatto intendere come il suo modo di fare politica fosse diverso da quello dei suoi predecessori: nessun sindaco, prima di lui, aveva scorrazzato per Londra in bicicletta (e bisticciato in maniera poco garbata con alcuni automobilisti), né si era mai fatto imbragare per calare dall’alto e festeggiare, sventolando due bandierine, l’inizio dei giochi olimpici ospitati a Londra nel 2012.
Una volta diventato Primo Ministro, il distacco tra la condotta di Mr Johnson e quella del mondo politico britannico si è fatto ancora più marcato e Boris ha chiarito subito quale sarebbe stata la linea guida del suo Governo: la menzogna.
Sin dall’inizio, quando si è trattato di dire bugie, Bojo non si è mai tirato indietro ed anzi, ha intrapreso azioni memorabili come mentire direttamente a Sua Maestà la Regina. A modo suo, un atto eroico.
Di bugia in bugia, il governo di Boris si è trascinato fino ad oggi: di fondo, ha fatto comodo a tutti scaricare la responsabilità di Brexit su qualcuno e Boris era lì, orgoglioso paladino dell’indipendenza britannica, inconsapevole capro espiatorio di quella che si rivelerà la scelta più costosa che il popolo britannico potesse compiere.
La vita politica di Johnson, forse, avrebbe continuato a scorrere così, tra una bugia ed una figuraccia, fino alla naturale conclusione del suo mandato se non fosse che l’imprevedibile Destino ha messo sulla sua strada proprio lei, Sue Gray. Ed ecco che questo incontro, che avrebbe potuto generare una grande amicizia, sarà per Boris l’inizio di un incubo: la ex ostessa, infatti, è divenuta il dirigente amministrativo del governo cui è stata affidata l’investigazione sulle festicciole organizzate dal Primo Ministro.
Non che sia vietato al primo ministro organizzare dei party: il problema è che quelli di Bojo si sarebbero tenuti in pieno lockdown, quando ai britannici si chiedeva di non uscire di casa e, soprattutto, di non incontrare persone che non fossero conviventi. In questo clima di austerità, quando la polizia veniva chiamata ad interrompere feste private organizzate in violazione delle regole e multava organizzatori e partecipanti, sembra che Boris abbia organizzato più di una decina di festeggiamenti proprio a Downing Street; uno di questi si sarebbe svolta la sera prima delle esequie per il Principe Filippo, durante le quali Elisabetta sedeva sola, separata anche dai nipoti, proprio per rispettare le regole imposte dal Governo.
La prima difesa di Boris, davanti alle accuse gravi di aver violato le regole, è stato negare l’esistenza di feste al n.10. Di fronte ad una serie di elementi fortemente indizianti, però, ha scelto la linea della minimizzazione: non erano feste ma solo brevi incontri spontanei, sono durati 10 minuti e, in alcuni casi, la festa era stata fatta a sua insaputa. Più credibile di alcune cene eleganti di italica memoria o di quello che si è ritrovato proprietario di una casa a sua insaputa ma sempre molto poco convincente.
Ai britannici tutto questo non fa ridere per niente e meno di tutti ride Sue Gray che, dopo aver investigato a fondo, sta redigendo un rapporto che potrebbe dare l’ultima spallata al Primo Ministro. Sono ore di fremente attesa, durante le quali Bojo spera che da quel resoconto non emergano fatti imbarazzanti; chissà se rimpiange di non aver conosciuto Sue prima, magari proprio 40 anni fa, quando sarebbero potuti diventare grandi amici. Ma il Destino, si diceva, è terribilmente imprevedibile, almeno quanto lo sono le bugie di Bojo.
L’attesa è fermente?
Ma certo che no! Grazie per aver segnalato il refuso e complimenti per l’occhio!