L’estate alle porte. Il rapporto della Commissione Europea arroventa il clima della politica economica Italiana

Sulla base delle norme che disciplinano la procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo (EDP), la Commissione Europea ha predisposto i rapporti per Belgio, Francia, Italia e Cipro. Tuttavia, ha proposto l’avvio di una EDP soltanto a carico dell’Italia. Inoltre, ha raccomandato la chiusura della procedura, aperta dal 2009, a carico della Spagna. 

Riguardo al nostro paese, la Commissione rileva che il criterio del debito non risulta essere rispettato negli anni 2018, 2019 e 2020. Riguardo ai fattori rilevanti, la Commissione registra che il saldo strutturale appare destinato ad allontanarsi dall’obiettivo di medio termine e non vi sarebbe alcuna evidenza che la deviazione dipenda dagli investimenti pubblici, che invece calano.

Colpisce, nonostante prese di posizione e i proclami governativi, questo calo degli investimenti pubblici. Probabilmente, qualcuno rileverà in ciò l’effetto più evidente di un sistema farraginoso e iper burocratizzato degli appalti pubblici. Il decreto c.d. sblocca cantieri, in corso di approvazione, sarà in grado di invertire in maniera sostanziale questa situazione? Inoltre, saprà farlo non in deficit rispetto ai più elementari principi di legalità e trasparenza? Il Ministro Salvini ne fa una questione di controlli e dichiara di fidarsi degli amministratori e degli imprenditori italiani. Come da più parti suggerito, l’invito è a non abbassare mai la guardia in tema di potenziali fenomeni criminosi. Reprimere successivamente può non essere sufficiente e quasi mai ristora dei danni provocati.

La commissione si è altresì espressa rispetto al Programma Nazionale di Riforma confluito nel Documento di Economia e Finanza (DEF). Il PNR coadiuva il DEF nel coordinamento della programmazione finanziaria col semestre europeo, svolgendo la doppia funzione di documento avente valenza nazionale ed europea. Il PNR, per comprenderci, illustra annualmente la portata degli interventi strategici messi in atto dalle amministrazioni nazionali e regionali, la loro coerenza con gli orientamenti dell’Unione europea e il loro impatto atteso. Il PNR inoltre presenta un’agenda di interventi, previsti per i mesi successivi, con cui si definisce il percorso attraverso il quale l’Italia, al pari degli altri paesi dell’Unione, intende conseguire gli obiettivi definiti a livello europeo, garantendo la stabilità delle finanze pubbliche.

Il giudizio della Commissione è, anche in questo caso, a dir poco impietoso in quanto  il PNR italiano “affronta soltanto in parte le questioni strutturali sollevate dalle raccomandazioni specifiche del 2018” ed è lacunoso riguardo agli impegni e ai tempi di attuazione. 

Si tratta in sostanza del primo passo che potrebbe portare il 9 luglio all’avvio di una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo, con la formulazione di raccomandazioni (non pubbliche) per correggere l’eccesso. Nel frattempo interverrà l’approvazione del rapporto da parte del Consiglio, atteso per la metà di giugno, e un negoziato con il governo italiano per definire le misure necessarie. Allo stato, solo se quest’ultimo fosse molto positivo, potrebbe anche non condurre a una EDP. 

La Commissione ha presentato anche le raccomandazioni legate all’esame di Programma di Stabilità; un documento programmatico destinato all’Unione Europea e richiesto ai fini della sorveglianza multilaterale esercitata dal Consiglio e dalla Commissione sui disavanzi pubblici eccessivi. Attraverso di esso, sempre per meglio comprendere, s’intende altresì promuovere il coordinamento delle politiche economiche degli Stati Membri, descrivendo il quadro macroeconomico e gli obiettivi di finanza pubblica per gli anni successivi, la strategia di bilancio per il loro conseguimento, la riduzione del debito coerente con il risanamento finanziario. Sul fronte fiscale, è stato richiesta, nel 2020, una correzione strutturale di 0,6%, a fronte del peggioramento di 1,2% del PIL che la Commissione stima si verificherebbe nel caso in cui le imposte indirette non fossero aumentate. Per il resto, ha richiesto misure per combattere l’evasione fiscale (in particolare dell’Iva), migliorare la resa del sistema educativo, focalizzare gli investimenti su infrastrutture, ricerca e innovazione, accorciare i tempi della giustizia civile, migliorare le politiche attive del lavoro. 

La risposta del governo italiano, per quanto non coordinata e, more solito, non priva di sfumature importanti, è stata formalmente aperta a intavolare un negoziato. 

Per ora, gli unici elementi concreti emersi riguardano l’andamento dei conti nel 2019 (che, a giudicare dall’andamento del fabbisogno gennaio-maggio, potrebbero effettivamente andare meglio del previsto). Il vero nodo da sciogliere, invece, riguarda la volontà politica di abbassare il deficit 2020 a livelli che non implichino un peggioramento del saldo strutturale, e che nella migliore delle ipotesi implicherebbero di trovare coperture per almeno 1,2% del PIL, e ciò assumendo che non vi siano altre misure da finanziare. A tale riguardo non si è registrata ancora alcuna apertura da parte dei partiti che sostengono il governo, avendo il ministro degli interni, parlando, si immagina, da leader politico e non da organismo ministeriale proponente, ribadito che intende includere la riforma delle imposte dirette nella manovra 2020. 

Insomma, se alle parole non seguiranno presto anche i fatti, la procedura d’infrazione alla quale si era con grande fatica e qualche gioco di prestigio sino ad ora sfuggiti, è pronta a renderci l’estate in arrivo ancora più calda. 

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