La Toscana e i parchi archeominerari

toscana

La Toscana, come altre regioni d’Italia, era ricca di miniere ormai abbandonate perché non più competitive. Ma ora da queste, invece di scoprire ricchi minerali, si trovano ben altre ricchezze, come quella dei numerosi visitatori che fanno la fila e pagano per poterle visitare, comodamente seduti in trenini che le percorrono per chilometri. Questa volta vi parliamo del Parco Archeominerario di San Silvestro.

La zona

toscana

Ci troviamo tra Campiglia Marittima e San Vincenzo (a metà strada tra Roma e Pisa), in una zona di oltre 450 ettari dove si trovano musei, un dedalo di gallerie minerarie, una antica Rocca medievale e numerosi percorsi trekking; è un territorio selvaggio che ricorda il Far West americano, testimone di una lunga storia di metallurgia ed estrazione mineraria, di fatiche, di sofferenza per il durissimo lavoro di centinaia di minatori morti per incidenti.

La Galleria Lanzi-Temperino, intelligentemente resa agibile da un consorzio di comuni della zona, è ora percorribile a bordo di un romantico trenino giallo, in una rievocazione fedele del tragitto dei minerali dal pozzo di estrazione agli impianti di frantumazione, in un labirinto di gallerie opportunamente illuminate.

La storia

toscana

In questa miniera, attiva dal 1954 al 1978, lavoravano, prevalentemente a cottimo, fino a 100 minatori al giorno, in uno sforzo massacrante di due turni (dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22): si dovevano perforare, far esplodere con cariche di dinamite, scavare ed estrarre almeno 30 vagoncini al giorno che venivano spinti a mano lungo un dedalo di rotaie sino all’impianto esterno di lavorazione minuta. La paga variava a secondo della tipologia di lavoro (perforazione, scavo a mano, trasporto, ecc.).

Incidenti e malattie

toscana

Il lavoro era estremamente pericoloso per le pessime condizioni di sicurezza. Umidità e scarsa circolazione di aria facevano ammalare i minatori di artriti, bronchiti e della terribile silicosi causata dalla respirazione delle polveri. I numerosi incidenti costrinsero la società estrattiva a comprare una intera ala del cimitero di Campiglia Marittima per dare sepoltura ai poveri minatori. L’impianto venne chiuso nel 1978 perché identici minerali provenienti dal Cile e dall’Argentina a prezzi competitivi e la miniera non riusciva più ad essere competitiva.

La leggenda

I topi erano i migliori amici dei minatori perché la loro presenza garantiva che non vi fossero pericoli immediati nel tratto di galleria che stavano scavando. Ciò nonostante, capitava che intere volte crollassero, seppellendo i minatori. Una delle gallerie venne abbandonata proprio perché si diceva che le anime di due minatori vagassero al buio in cerca di salvezza. Lamenti, scricchiolii, attrezzi che scomparivano indussero i minatori a rifiutarsi di scavare in quel tratto funesto della miniera.

Come arrivarci

A un’ora d’auto da Pisa e a un’ora da Grosseto. Distanza percorribile in meno di tre ore dalla capitale. Da Roma ci si può arrivare attraverso la Via Aurelia, e poi l’autostrada per Civitavecchia. Proseguire ancora sulla via Aurelia fino al km 207 dove si prende i bivio per San Vincenzo Sud. Quindi la strada provinciale 20 fino al parco minerario, dotato di ampio parcheggio anche ombreggiato.

I biglietti costano dai 14 ai 20 euro a secondo della tipologia del percorso da scegliere. Una trattoria, di fronte alla biglietteria, offre buoni piatti a costi molto convenienti.


Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.