La sfida del Governo Letta: insieme si può

Prime Minister Designate Enrico Letta Presents New Italian GovernmentIl nuovo governo – investito ufficialmente dalla fiducia di Camera e Senato – è stato, sin dal principio, oggetto di critiche e malumori. La strana maggioranza, composta unitamente da Pd e Pdl, insieme con deputati e senatori di Scelta civica e, almeno per ora, dai parlamentari leghisti, era, tuttavia e già da tempo, l’unica degna risposta che si potesse dare al vaglio dell’oltre trenta percento degli italiani che hanno deciso di astenersi alle ultime elezioni (e che continuano sistematicamente su questa linea da parecchi anni). Tra questi c’è inevitabilmente chi, esausto dal decennale scontro improntato da una parte al puro-e-duro antiberlusconismo, e dall’altra al garantismo ad personam, rivendica misure concrete e stabilizzanti della “macchina Italia”.

Un italiano su tre – contestualizzando i dati all’attualità politica – non ne può più delle dispute infra-parlamentari che prorogano le istanze del Paese per lasciar spazio, nel calendario relativo alla programmazione dei lavori e delle discussioni, a questioni tutt’altro che dirimenti, legate piuttosto all’insanabile scontro antropologico tra forze politiche. Non è un caso se il M5S, già attivo alle elezioni amministrative del 2008, abbia ottenuto l’exploit dei consensi (un italiano su quattro) soltanto a febbraio 2013, riuscendo a cavalcare l’onda della rassegnazione e della sfiducia che gli italiani tutti – chi più, chi meno – nutrono nei confronti dell’attuale classe dirigente.

«L’inciucio», lo chiamano i detrattori; «il compromesso», i tolleranti. A dispetto delle parole, l’intesa – un sostantivo più aderente – ha partorito una sorta di palingenesi. Destra e sinistra hanno accantonato, almeno per il momento, certi dissapori radicati: gli stessi che hanno impedito, per tanto, troppo tempo, il regolare svolgimento delle attività parlamentari nell’interesse dei cittadini. Un governo eterogeneo, che fa proprie le proposte programmatiche più virtuose, indipendentemente dalla matrice. «Il governo dei secondi», l’ha definito qualcuno; ben venga, se questo permette ai «nuovi primi» di trascendere le idiosincrasie dei vecchi: l’Italia ne ha bisogno.

Enrico Letta, insieme ai ministri, dovrà comportarsi come un’idrovora: aspirare il marcio dalla pozzanghera dei politicanti che rivestono funzioni di vertice in seno alle istituzioni. E’ un compito difficile (senza considerare che ne ce sono altri, di compiti); ma si può fare: con coraggio e risolutezza. Una tappa obbligatoria che precorre le buone intenzioni in ordine alla rinegoziazione del patto di stabilità (le misure imposteci dall’Europa non ci permettono di puntare compiutamente sullo sviluppo), alla riforma del lavoro (la riforma Fornero è stata valutata come «poco adeguata» a una situazione di congiuntura come la nostra), alla revisione della legge elettorale.

La credibilità del nostro Paese è ora indissolubilmente ancorata alle sorti di questo governo; c’è ancora chi deve capirlo: per l’Italia è l’ultimo treno. Occorre prenderlo in corsa, sperando che la direzione sia quella giusta. E’ un po’ come un noto libro di Lewis Carroll: «Potreste dirmi, per favore, da che parte dovrei andare?», chiese lei. «Dipende molto da dove vuoi arrivare».

di Andrea Capati

foto: tg24.sky.it

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