Il rock-blues calabrese di Vincenzo Tropepe e il suo “Cammisa Janca”

il rock

E’ possibile pubblicare un disco di esordio a 57 anni? Se si tratta dell’opera di cui vi parliamo oggi, la risposta non può essere che positiva. Vincenzo Tropepe, proveniente da Polistena (RC), è uno dei più bravi bluesman dell’area calabrese e negli ultimi tempi ha inciso un disco molto interessante intitolato “Cammisa Janca”.

Vincenzo si appassiona alla musica sin da bambino, suonando la chitarra del padre e anche anche la sua prima chitarra solid-body, autocostruita all’età di 7 anni utilizzando corde di ferro filato. Vanta diverse partecipazioni a vari festival rock e blues calabresi e di varie parti d’Italia, oltre che la militanza nel gruppo Re Niliu, tra i principali esponenti della world-music calabrese, nei Walking Trees, in duo con il cantautore siciliano Marco Corrao e nel gruppo southern-rock dei Southern Gentleman League.

L’album del quale vi parliamo, “Cammisa Janca”, si avvale della produzione di Don Antonio Gramentieri, (già con Dan Stuart, Hugo Race, Terry Lee Hale e Alejandro Escovedo), è stato inciso al Crinale, studio di registrazione immerso nel verde delle campagne romagnole e contiene 9 pezzi tutti cantati in dialetto calabrese.

Originariamente il disco era già pronto per essere distribuito inciso in lingua inglese, ma subito dopo si ebbe la felice idea di trasporlo nella lingua madre di Vincenzo. E ciò che ne è venuto fuori è un lavoro compatto in cui a farla da padrone troviamo la tradizione country-folk-blues americana declinata nella lingua calabra, grazie a tracce che trattano i vari stati dell’animo umano con una buona dose di amara ironia, intimismo, malinconia, e in cui traspare l’animo inquieto e combattivo della gente del Sud.

Il primo pezzo, “Senti U Cielu Comu Chiovi” spicca per la sua impronta rollingstoniana, mentre “Jeu Gridu” è un’intensa ballata dai sapori country-blues. Degne di nota anche “U Dottori”, “Comu N’Angelu”, intrisa di 6 minuti di grandi atmosfere e groove, il racconto dal finale tragico di “Cani ‘Mbestialutu” e la finale “U Fiumi”, che si fa apprezzare grazie agli assoli chitarristici di Don Antonio Gramentieri e dell’organo di Nicola Peruch.

“Cammisa Janca” di Vincenzo Tropepe è il frutto di una lunga e nobile gavetta maturata suonando “on the road” e in vari festival italiani, proponendo un ottimo repertorio costituito di cover rock, blues, southern-rock e country ed è anche la dimostrazione che non importa quanto lunga sia la strada per poter realizzare un’opera prima, ciò che conta è la passione che si mette nella musica, una passione viscerale quella di Vincenzo Tropepe, musicista eclettico e ricco di anima.

La scelta del dialetto calabrese insegna che l’arte può conoscere idiomi differenti, essere universale e saper creare il giusto sincretismo tra le radici della propria terra e sonorità a stelle e strisce dando vita a qualcosa che suoni allo stesso tempo genuino, sanguigno e mai artefatto. E allora non ci resta che augurare tutto il meglio a Vincenzo Tropepe e che “Cammisa Janca” possa suggellare l’inizio di un sentiero ricco di soddisfazioni. Perchè non conta in quale momento della vita si raggiunge un traguardo, non è mai troppo tardi e dopo tanti anni di gavetta, studio, impegno, dedizione e sacrificio si può ottenere qualsiasi risultato soddisfacente.

Foto dello Studio Fotografico Tropepe

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