Il malcontento dei ristoratori ai tempi del Coronavirus

Ristorante chiuso.

A partire dal 4 maggio i ristoranti potranno ripartire parzialmente con l’asporto. Per la riapertura vera e propria bisognerà attendere il 1° giugno con modalità ancora non del tutto chiare. Le uniche indicazioni certe – il distanziamento tra i tavoli e le ripetute sanificazioni degli ambienti – stanno alimentando il malcontento dei ristoratori, oppressi dalle spese e dalla paura di non riuscire a pagarle. 

Il malcontento dei ristoratori e lo sciopero del 28 aprile

Il malcontento dei ristoratori si è concretizzato in alcune manifestazioni nazionali di protesta. La prima si è tenuta il 28 aprile alle ore 21.00 su iniziativa del Movimento Imprese Ospitalità. Il programma prevedeva che i ristoratori si attenessero ad alcune indicazioni.

Per prima cosa, esclusivamente i proprietari si sono recati presso le proprie attività e vi hanno fatto accesso. Successivamente i ristoratori hanno acceso tutte le luci dei locali, a porte rigorosamente chiuse al pubblico, ed esposto cartelli con scritto “#risorgiamoitalia” e la sigla M.I.O – Movimento Imprese Ospitalità. 

A questo punto i ristoratori, muniti di mascherine e guanti, hanno iniziato a documentare la protesta con foto, video e dirette sulle pagine social. La manifestazione si è conclusa nella giornata del 29 aprile con la consegna delle chiavi delle attività ai sindaci di ogni comune di appartenenza come simbolo del loro malcontento e rifiuto di misure potenzialmente lesive per questo settore.

Gli scioperi dei ristoratori per la fase 2

In programma per il 4 maggio – inizio della fase 2 – altre proteste su tutto il territorio nazionale. In Toscana la Confcommercio ha promosso una mobilitazione – #riapriamoilcommercio – che prevede bar e ristoranti aperti con saracinesche alzate, luci accese, ma nessun cliente all’interno del locale.

In particolare, il presidente di Fipe Confcommercio Toscana, Aldo Cursano ha dichiarato “è più importante determinare le condizioni che non il momento della riapertura. Se dobbiamo aprire con gli stessi costi di prima e gli incassi dimezzati per il rispetto delle distanze imposte, è del tutto inutile ed anzi dannoso riprendere l’attività”.

Iniziative simili si svolgeranno in tutto lo Stivale, da Nord a Sud – isole comprese.

Cosa chiedono i ristoratori

Le proteste sono mosse da alcune richieste. In primo luogo, i ristoratori chiedono regole chiare e univoche a cui attenersi in un’ottica di collaborazione con le amministrazioni locali – che invece stanno dando molta enfasi agli aspetti sanzionatori. 

La seconda richiesta prevede che per gli affitti il credito di imposta sia assegnato a favore dei proprietari – nel caso in cui essi siano enti finanziari, società immobiliari, confraternite, immobiliaristi, confraternite e assicurazioni – in quanto soggetti economicamente più forti.

Altra istanza per cui si stanno muovendo i ristoratori sono le utenze che chiedono di dimezzare del 50%, di poter pagare con dilazioni e che non siano sospese nel caso di ritardo nel pagamento.

Si domandano, inoltre, finanziamenti a fondo perduto e a lungo termine a un tasso zero reale. Infine, si richiede che le tasse e F24 siano congelati almeno fino al mese di ottobre e che la cassa integrazione per i dipendenti sia prorogata.

Il percorso che porterà alla riapertura dei ristoranti in Italia è ancora lungo e pieno di ostacoli. La speranza è che sia fatta chiarezza al più presto e che i ristoratori non siano messi nelle condizioni di non riaprire mai più le loro attività, parte fondamentale dell’economia italiana.

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