Il libro nell’era del digitale

shutterstock_90851603Fino a non troppo tempo fa, quando si sedeva, soli, ad aspettare o si intraprendeva un viaggio, seppur breve, per occupare il tempo si portavano con sé i compagni più fedeli: i libri. Oggi in metro, in auto, in treno lo scenario è cambiato di molto. Da borse, zaini e tracolle non vengono estratti libri, più o meno voluminosi, ma Tablet e Kindle ultra piatti e leggerissimi.

La convenienza è assicurata se si pensa alla comodità di poter leggere in digitale romanzi della mole de “il conte di Montecristo” di Dumas o de “L’idiota” di Dostoevskij. Ma che cosa si guadagna e, piuttosto, che cosa si perde andando ad acquistare, e poi a leggere, romanzi in digitale?

Innanzitutto, oltre al fattore “comodità” legato alla praticità del trasporto di dispositivi di lettura, c’è da considerare il fatto che ognuno di essi può contenere un archivio potenzialmente infinito -o quasi- di testi da leggere. E quindi non serve scegliere quale libro portare con sé, si estrarrà dalla borsa una biblioteca portatile; senza correre il rischio di annoiarsi per aver scelto la lettura sbagliata, si può decidere cosa leggere sul momento, in base all’umore, alla predisposizione momentanea o affidandoci alla casualità: in ogni caso si può sempre passare ad altro.

Inoltre, le applicazioni di lettura installate sui tablet e il dispositivo Kindle permettono di effettuare in maniera molto più comoda la lettura notturna, consentendo di liberarsi del peso del cartaceo e di fare a meno di un -necessario- strumento di illuminazione.

E questi dispositivi sono anche in grado di farci evidenziare le frasi che più ci colpiscono e mettere segnalibri proprio come se stessimo maneggiando un cartaceo, ed in più creano raccolte delle nostre citazioni preferite.

I vantaggi sembrano essere di gran lunga più numerosi degli svantaggi; ma ci sono innumerevoli cose che si vanno a perdere quando viene meno il contatto diretto col testo. Per prima cosa si va a perdere l’aspetto materialistico della lettura, ovvero la possibilità di leggere direttamente un testo per andarlo a scandagliare, comprendere e analizzare criticamente in tutti i suoi aspetti partendo proprio dalla sua fisicità. Il contatto con il libro stampato è quasi un contatto fisico, uno scambio da un corpo ad un altro. La lettura di un grande classico in formato eBook è sicuramente più fredda e distaccata: fissare uno schermo e passarci sopra un dito non è far scorrere gli occhi lungo il chilometrico filo conduttore d’inchiostro che, lentamente, ci conduce alla fine della storia, mentre, sfiorando la carta, giriamo le pagine una ad una in preda alla frenesia di sapere.

C’è poi da considerare il valore costituito dal possedere una raccolta di testi reale rispetto ad una biblioteca digitale, nonché il fattore puramente estetico in cui la supremazia è tutta del libro cartaceo.
Leggere un testo stampato è un’azione assolutamente più intima della frigida e, spesso, superficiale lettura di un eBook, anche se, purtroppo o per fortuna, quest’ultimo sta decisamente soppiantando il cartaceo, anche per i prezzi decisamente più modesti. Resta il fatto, però, che l’egemonia dell’eBook non è auspicabile. C’è bisogno di sentire “nostro” un testo, di poter sfogliare le sue pagine, entrando materialmente in contatto con la storia che ci sta narrando, di poterci affezionare all’oggetto in sé, e se l’oggetto fisico venisse a mancare, come sarebbe realizzabile tutto questo? Torniamo a comprare libri, allora, perché soltanto il libro permette di inebriarsi del profumo delle sue pagine, riempirsi gli occhi di parole e inondare l’anima di versi.

di Noemi Cinti

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