Il caso Fiat Serbia: distrutte 31 vetture di 500 L

fiat-serbiaLo scorso maggio alcuni operai della Fiat Serbia hanno distrutto 31 vetture 500 L, per un danno totale di € 50 mila.

Seppure questo evidente atto vandalico denoti uno scarso senso civico, e’ tuttavia necessario spiegare cosa avviene nelle fabbriche Fiat in Serbia, per capire i motivi che hanno spinto a questo gesto, assolutamente ingiustificabile.

Utile a questo punto chiarire qualche elemento essenziale. Innanzitutto bisogna precisare che il governo serbo e’ continuamente esposto agli attacchi dei cittadini, in virtù proprio di questo accordo con Fiat, dannoso per gli interessi del Paese.

Spieghiamo perché. la Serbia versa € 10.000 per ogni lavoratore assunto dall’azienda italiana: ergo Marchionne non paga di tasca sua gli operai (retribuiti a soli € 360 al mese) per due anni.

Non parliamo di operai di quinto livelli, ma di tecnici e ingegneri altamente qualificati, il cui turno di lavoro e’ stato ridotto a 8 ore al giorno (contro le 12) solo di recente. Parliamo di lavoratori vessati e offesi continuamente da capi italiani di basso livello d’istruzione, per non parlare del fatto che agli operai viene chiesta l’ottima conoscenza della lingua inglese ( non quella italiana), buona conoscenza informatica e formazione universitaria, cosa non richiesta ai loro capi italiani, i quali parlano italiano con gente che non li capisce.

Altro dato che salta all’occhio e’che la città di Kruaguijevac ha dovuto esentate la Fiat dal pagamento delle tasse, pertanto la presenza della fabbrica rappresenta solo un costo passivo. L’obiezione più evidente a questo dato e’ che Fiat ” da’ lavoro”. In realtà a conto fatti se i soldi fossero stati investiti nell’unico settore di punta della Serbia (agricoltura), il numero degli occupati sarebbe stato nettamente maggiore e le spese minori.

Il dato ancora più raccapricciante, che denota da un lato la furbizia e dall’altro l’ingenuità delle parti, e’ che mentre la Serbia ha investito oltre un miliardo, l’Italia non ha tirato fuori una lira, dal momento che il contratto prevedeva che l’onere del finanziamento fosse a carico di un istituto finanziario per il quale erano state rilasciate garanzie extracontrattuali dal governo serbo.

A questo punto c’è da chiedersi: a chi va il profitto?

di Simona Mazza

foto: Lo spiffero

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