Nemo propheta in patria si dice, e questo sembra cucito addosso a De Rossi alias Capitan Futuro. Sono alcuni anni ormai che la tifoseria romanista vive un rapporto di odio amore con il giocatore.
Le accuse si sprecano, guadagna troppo, è un giocatore finito, fino ad entrare nella sua vita privata visti i problemi avuti con la prima moglie, ma soprattutto con la famiglia di lei.
Quindi la vita sportiva di De Rossi a Roma negli ultimi anni è sempre in salita, oggetto di critiche feroci e paragoni in negativo con un altro campione Francesco Totti.
Si sa che il tifoso romanista appassionato, la Roma è una fede, ma proprio per questo. è negativo, critico, disincantato, pronto a sognare ma anche facile a deprimersi e sfiduciarsi.
A Roma è facile passare dalle stelle alle stalle in poco tempo.
In un campionato mediocre come quello di quest’anno, la Roma è ancora seconda pur pareggiando molte partite, ma il mugugno della tifoseria è alto. Si scatenano le critiche, tutti vorrebbero comprare questo o quello, cacciare via tizio e caio, come se il mercato vero del calcio fosse come il Fantacalcio o quello di FIFA15.
Occorre trovare un capro espiatorio, e non potendosela prendere con Totti, anche se è successo pure questo, l’obiettivo delle critiche diventa De Rossi.
Ma di cosa si può accusare il giocatore? Non certo di scarso impegno, di non essere legato ai colori giallorossi, nè di storie private (a parte quella trista della sua prima compagna), o di altre fantasie che la tifoseria aiutata da alcune radio private riesce sempre a trovare.
La sua è una vita tranquilla, lontana dai riflettori, nelle interviste non è mai banale, riesce a scindere anche la sua immagine da quella del padre allenatore della Primavera, riuscendo almeno in quello, a non esser accusato di esser raccomandato.
Il suo è un impegno continuo, compatibile con un ruolo non particolarmente visibile, mediano centrocampista, che come cantava Ligabue per Oriali “da chi segna sempre poco che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco” ma che quando manca la sua assenza si sente.
Un amore infinito per la Roma quello di De Rossi, che come per Francesco Totti gli ha fatto rifiutare interessanti offerte economiche da altri Club. Ma questa fedeltà a Roma può diventare un “boomerang”, perché poi è facile passare dalla scelta di fedeltà a quella di essere accusato di restare solo perché la Roma ti paga meglio, qui puoi fare come ti pare, o perchè nessuno ti voleva veramente.
Ma a Roma è cosi. La critica è feroce, il disincanto è improvviso, trasformandosi in accuse in rifiuto. Ne sanno qualcosa Montella, Tommasi, e più indietro lo stesso Pruzzo il “Bomber “ anche Bruno Conti che dovettero sopportare periodi di feroci critiche solo perché le cose non andavano bene, o perché come tutti gli sportivi vivono periodi di appannamento fisico.
L’immagine della maglietta di Francesco Totti, rifiutata da alcuni tifosi della Sud rimane un emblema di come il tifo a Roma sia la cosa più difficile da superare per un calciatore. Se lo è per chi a un contratto con una squadra figuriamoci per chi oltre a giocarci è anche un tifoso.
Si dice che non esistono più bandiere nel calcio, ma è anche vero che quelle poche rimaste vengono trattate come succede a Roma, è anche normale che ce ne siano sempre di meno.
La Roma pur avendo un ottimo vivaio è costretta a dare via molti giocatori proprio perché la tensione della tifoseria impedisce una crescita tranquilla, costringendo la società ad acquistare all’estero.
Eppure in questi due anni i tifosi hanno poco da lamentarsi, considerando che la Roma è in una fase di completa ricostruzione.
Un secondo posto e un accesso in Champion l’anno scorso, risoltasi con un girone proibitivo, e ancora un secondo posto a metà del campionato quest’anno, con la possibilità di andare avanti in Europa League. Tutto da definire ancora. Altre tifoserie sarebbero ben felici di avere queste posizioni. A Roma no la critica è feroce.
Certo un abbassamento del livello di gioco c’è, non si vince più, ma è anche vero che molti giocatori importanti, da prima squadra, sono infortunati (Strootman, Maicon, Castan), e qualche sostituto non è all’altezza. Quindi chi va in campo non è proprio la prima scelta. Diciamo la verità; la squadra è oggettivamente più debole, ma non per questo va accusata di scarso impegno.
Prendersela con De Rossi è soltanto un inutile sfogo. Dovrebbe essere proprio il contrario, puntare su giocatori bandiera, quelli che sono l’immagine per rinsaldare il gruppo, non viceversa.
Capitan Futuro è un combattente, anche a dispetto di problemi fisici che lo cominciano a bersagliare e il suo amore per la Roma è fuori discussione e come tutti i veri combattenti non si tira indietro a dispetto di tante critiche ingiuste.
Tanto si sa che il vero guerriero combatte in solitudine. Forza Daniele.
di Gianfranco Marullo
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