“Cunti e Mavarii Pi Megghiu Campari”, il ritorno-esordio dei RadioSabir

Cunti

Uno dei lavori più interessanti per quanto riguarda la scena musicale indipendente italiana di questo 2023 è sicuramente “Cunti e Mavarii Pi Megghiu Campari”, dei siciliani RadioSabir.

Si tratta del quarto album di questa band, già Niggaradio, nome poi sostituito con RadioSabir a causa della mannaia del politicamente corretto. “Noi ci chiamavamo Niggaradio perchè ci sentivamo i neri di Sicilia, d’Europa, precisamente. Ne eravamo orgogliosi e il nostro nome non voleva essere offensivo, anzi mostrare la nostra vicinanza alle popolazioni africane e afroamericane.

Purtroppo spesso la forma conta più della sostanza e fummo costretti a cambiare il nome della band e i festival non volevano nemmeno più chiamarci a suonare. Abbiamo scelto così RadioSabir, in quanto Sabir è stata la lingua della navigazione e di comunicazione dei commercianti che viaggiavano lungo le coste del Mediterraneo dal XVI al XIX secolo”, spiega Daniele Grasso, leader della band.

Il loro nuovo album, intitolato “Cunti e Mavarii Pi Megghiu Campari”, si può considerare come una specie di ritorno-esordio, dopo 3 album a nome Niggaradio.

Grazie all’apporto di artisti straordinari come Umberto Arcidiacono (percussioni, fisarmonica, marranzano e cori), Peppe Scalia (batteria, percussioni e cori), Elisa Milazzo (voce e percussioni), Chiara Dimauro (voce) e lo stesso Daniele Grasso a chitarre, sintetizzatori, basso elettrico, testi e musiche, il gruppo ci offre un coinvolgente e intenso lavoro in cui a farla da padrone è il blues, un blues siciliano e cosmopolita al tempo stesso capace di bagnarsi di influenze rock, funky, africane, tribali, mediterranee ed elettroniche e con una coscienza sociale più viva che mai, rabbiosa e mai retorica a favore degli ultimi, degli emarginati e di tutti i Sud del mondo.

Ad accompagnare Daniele Grasso e compagni in questo viaggio ci sono anche ospiti d’eccezione come Cesare Basile, un veterano della scena indipendente italiana cantautoriale, quella influenzata dal blues e dal rock, e il rapper-cantautore Dinastia, anch’essi entrambi siciliani.

Non ci resta allora che farci coinvolgere dal funk dal piglio deciso di “U Ferru”, o dal rhythm n’ blues afro-mediterraneo di “Ci Voli Tempu” e “Ma Cchi Fai”.

Il singolo “A Rivoluzioni Un Si Fa Chi Social” è un monito a saper essere attivi e rivoluzionari al di fuori dei social network, a compiere quel cambiamento senza bisogno di click e visibilità mediatica fine a sè stessa, più o meno un concetto che negli anni ‘70 ribadiva il cantante soul e poeta Gil Scott-Heron con la sua celebre “The Revolution Will Be Not Televised”.

“Iarrusa” è invece un pezzo che si schiera a favore delle donne medio-orientali, ma anche a favore di tutte le donne del mondo vittime di soprusi e del maschilismo dilagante.

Ciò che colpisce in “Cunti e Mavarii Pi Megghiu Campari” è il grande senso del groove che sprigiona ogni traccia, oltre che la contaminazione felice che ne scaturisce, con il comune denominatore del blues, sonorità che ben si sposano all’utilizzo del dialetto siciliano, perfetto anche metricamente per queste sonorità black, come se fosse l’inglese.

Il disco è un entusiasmante viaggio che prende posizione contro le angherie, le ipocrisie e le ingiustizie della società moderna e ci invita al cambiamento, quel cambiamento che deve partire da noi stessi per la creazione di un mondo migliore.

E quale miglior modo per farlo se non a ritmo di musica, a ritmo del blues precisamente, un blues che parte locale e diventa poi globale, attraverso una contaminazione corretta e mai manieristica e in cui la tradizione sicula convive pacificamente con la modernità. 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.