“Bolla finanziaria”: l’Italia e la crisi economica

Aspettando-prossima-bolla-650x430Nel nostro paese la crisi dilaga e al momento, nessuna delle soluzioni prospettate dalla politica, sembra in grado di far rientrar del tutto l’emergenza “default”. 

A dire il vero anzi, da sette trimestri siamo in continua recessione, il Pil è in caduta libera e il tasso di disoccupazione non è mai stato così alto dal 1997.

Apparentemente tuttavia c’è un dato che sembra contraddire tutto ciò, ovvero il +35% della Borsa, che dal giugno 2012 a oggi continua a salire.

A cosa si deve quest’apparente scollamento tra finanza ed economia?

In gergo il fenomeno si chiama “bolla finanziaria” e ha colpito gli Stati Uniti qualche anno fa.

Cos’è una bolla finanziaria? Si tratta di un’eccezionale crescita di titoli di mercato (es il settore tecnologico qualche anno fa) che fa crescere a dismisura il valore della Borsa, sebbene non vi sia un fondamento economico concreto. L’aumento della domanda di titoli fa salire i prezzi e il loro aumento provoca a ruota quello della domanda stessa. Basta tuttavia un improvviso evento negativo a far scatenare un’inversione incontrollabile, che induce gli investitori a disfarsi dei titoli “spazzatura”.

La conseguenza di tutto ciò è che spesso i mercati speculano per trarre profitto dalle situazioni critiche, provocando il famigerato “debito” e adottando strategie tipiche del gioco d’azzardo:, finché vinco, mi tengo il bottino, quando perdo mi danno la possibilità di acquistare nuove fiches a un prezzo scontato, per continuare a giocare come e peggio di prima.

 Prendiamo ad esempio un caso di “bolla finanziaria” datato 2001. Negli Stati Uniti, a causa dello scoppio di una “bolla tecnologica”, la banca centrale decise di tagliare i tassi d’interesse per far ripartire il sistema immettendo più denaro in circolazione. Come se n’è usciti? Inondando nuovamente i mercati di soldi e indebitando gli Stati per migliaia di miliardi per foraggiare il sistema finanziario responsabile della crisi e portando i tassi ai minimi storici.

In realtà parecchi economisti hanno dimostrato che stampare moneta è uno dei sistemi migliori per uscire dalla crisi, se coadiuvato da altri utili accorgimenti, come quello di dare ossigeno alle imprese. In Europa invece si sta cercando di rilanciare l’economia applicando soluzioni ibride che garantiscono liquidità quasi illimitata, accanto a programmi di folle austerità, che stanno producendo un sostanziale avvitamento dell’economia stessa.

Morale della favola? I capitali s’indirizzano verso la speculazione e si allontanano dalle attività produttive, amplificando la bolla finanziaria da una parte e la stessa recessione dall’altra.

Ad aggravare la situazione si aggiunge anche il sistema bancario: con i tassi di riferimento così bassi e un costo della raccolta del denaro che rimane alto, è difficile guadagnare su prestiti e mutui. Le difficoltà di famiglie e imprese nel restituire i prestiti portano inoltre all’aumento delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati. Per fare quadrare il bilancio, s’investe massicciamente in titoli finanziari. L’attività bancaria si sposta dai prestiti agli investimenti di portafoglio. Ulteriori risorse sottratte all’economia e immesse nella finanza. Basterebbe solo ridurre i tassi d’interesse per evitare indebitamenti colossali!

Insomma ad oggi sembra chiaro che la finanza non è più uno strumento al servizio dell’economia, ma un’arma a doppio taglio.

Da ciò si evince che non è vero che non ci sono i soldi, essi sono solo dalla parte sbagliata.

di Simona Mazza

foto: Meridiani On Line

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